Siccità e carenza di manodopera: è la torrida estate del pomodoro

Siccità e carenza di manodopera: è la torrida estate del pomodoro
di Luciano Pignataro
Martedì 17 Agosto 2021, 07:54 - Ultimo agg. 17:52
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Riuscirà l'industria conserviera italiana a superare i 5 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato nel 2020, l'anno record in cui il nostro Paese si è confermato il primo paese al  mondo? La risposta l'avremo nei prossimi giorni: le previsioni erano di 2,75 milioni di prodotto lavorato al Nord e altrettanto al Sud, ma al momento i contadini lamentano una perdita di circa il 20, a volte anche 30 per cento del raccolto. I motivi di questa situazione sono due. Il primo, naturale, è stato l'anticipo di circa dieci giorni grazie alla grande ondata di caldo, la seconda, fisiologica, la mancanza di manodopera che ormai affligge gran parte dei settori.

«Sono finiti i tempi in cui i giovani per mantenersi all'università andavano a raccogliere i pomodori nelle campagne», osserva, un po' nostalgico, Peppino Napoletano, patròn di Solania, primo produttore e trasformatore di San Marzano a Sarno. «Quest'anno ho fatto richiesta all'Agenzia per l'Impiego, non mi hanno neanche risposto - aggiunge - se non fosse per i lavoratori stranieri l'agricoltura italiana sarebbe finita». Una emergenza che ha spinto gli assessorati all'Agricoltura del Sud (Basilicata, Campania, Puglia e Molise) a muoversi compatti per chiedere un tavolo di lavoro al ministero delle Politiche Agricole per affrontare l'emergenza del settore, con strumenti ordinari e straordinari. «Obiettivo delle quattro Regioni - è stato reso noto a Potenza dalla giunta regionale lucana - è quello di indennizzare le perdite di reddito degli agricoltori che hanno coltivato pomodoro destinato alla trasformazione industriale, oggetto di contratti stipulati tra organizzazioni di produttori e industrie di trasformazione».

Gli assessori Francesco Fanelli, Nicola Caputo, Nicola Cavaliere e Donato Pentassuglia hanno sottolineato la «serie di fattori negativi» che influenzano il settore: le eccezionali condizioni meteorologiche, i trasporti, la carenza di manodopera. In particolare, il caldo eccessivo ha provocato «una contemporaneità della fase di maturazione» del pomodoro da industria nelle quattro regioni, aumentando la sua deperibilità: la carenza di autotrasportatori sta provocando ritardi nel trasferimento dei pomodori alle industrie di trasformazione ma la permanenza nei campi sta provocando danni «già segnalati come rilevanti».

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«Il tema è sempre lo stesso -  spiega Francesco Franzese titolare de La Fiammante - l'assenza di accordi di filiera. Molti conservieri continuano a giocare sul mercato cercando di spuntare prezzi più bassi per aumentare i margini che servono a loro volta nella contrattazione con la Grande Distribuzione che ancora pratica aste al ribasso. L'accordo di filiera invece stabilisce la cifra dovuta e garantisce il produttore. Oggi la maggior parte è alle prese con la carenza di manodopera nei campi, il pomodoro quasi non si riesce a raccogliere e la siccità ha accentuato il problema perché il pomodoro è maturato in anticipo». In sostanza in questi giorni sta avvenendo questo: la materia prima da lavorare è maturata con una decina di giorni di anticipo, in parte non si è trovata manodopera per raccoglierla, in parte c'è stata difficoltà anche nel reperire gli autotrasportatori e, infine, terzo step, la capacità di smaltimento delle aziende. «In pratica - dice Peppino Napoletano - davanti ai cancelli si presentano il doppio dei camion che avevamo programmato e non sempre è possibile smaltire prima che i pomodori si perdano a causa delle alte temperature in quanto i camion non sono attrezzati con la filiera del freddo. Qua da noi abbiamo lavorato durante la settimana di Lucifero a 45 gradi, abbiamo fatto uno sforzo eccezionale». Antonio Ferraioli, presidente de La Doria, è prudente: «Mi risulta che le aziende stanno lavorando al massimo per lavorare tutto il prodotto, è nel nostro interesse. Prima di lanciare allarmi, aspettiamo la chiusura della campagna, i conti li faremo a settembre. Parliamo di agricoltura, ogni anno ha la sua storia e le sue problematiche».

E per i piccoli produttori come sta andando? «La siccità ha ridotto la nostra produzione del 20, forse anche del 30% - dice Giannina Manfellotto dell'azienda familiare Terraviva a Sant'Anastasia sul Vesuvio Ma il vero problema nostro è la carenza di personale. Purtroppo devo constatare l'assoluto fallimento delle misure introdotte dalla ex ministra Bellanova, all'atto pratico, io avevo quattro posizioni da regolarizzare con contratti firmati ma non è stato possibile per le enormi difficoltà burocratiche. Quando i politici fanno annunci dovrebbero misurarsi con la realtà dei loro uffici, mi risulta che nemmeno una persona sia stata regolarizzata con quelle norme volute dall'ex ministro. Spero di essere contraddetta».

Al di là delle questioni qualitative, su una cosa sono tutti d'accordo: sarà una stagione ricordata per la qualità, perché il sole fa sempre bene se sostenuto dalla irrigazione. «Sono figlio di contadino dichiara Napoletano sono nato nel San Marzano e posso dire che è il migliore della storia quest'anno». «Sarà un pomodorino del piennolo indimenticabile», conferma Giannina Manfellotto. Ma, al di là delle due preziose Dop campane (Il San Marzano viene coltivato su circa 350 ettari, la produzione non supera i 400mila quintali, praticamente una goccia nel pomodoro italiano) buone notizie vengono per tutte le varietà. «Il pomodoro lungo campano dice Franzese è il più buono di sempre, anzi, il più buono in assoluto quest'anno. Una scommessa vinta nel Casertano che ci riempe di orgoglio».

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