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Pos, obbligo per i pagamenti soltanto sopra i 60 euro. Case occupate, stop Imu

Nessuna sanzione se l’esercente rifiuta la transazione digitale sotto la soglia

Pos, obbligo per i pagamenti soltanto sopra i 60 euro. Case occupate, stop Imu
Pos, obbligo per i pagamenti soltanto sopra i 60 euro. Case occupate, stop Imu
di Luca Cifoni
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 27 Novembre 2022, 00:36 - Ultimo agg. : 28 Novembre, 19:43
4 Minuti di Lettura

Niente Imu sulle case occupate, nessun obbligo effettivo di accettare i pagamenti con carte fino a 60 euro, pacchetto pensioni ancora in via di elaborazione definitiva. Si avvicina l’invio in Parlamento della legge di Bilancio, che aveva avuto un via libera - almeno politico - lunedì scorso. Come quasi tutti gli anni, l’elaborazione dell’articolato e delle tabelle risulta laboriosa: una bozza che circola da ieri (ma datata 25 novembre) contiene alcune novità rispetto alla precedente, ma non è ancora quella definitiva. Ieri lo stesso ministero dell’Economia ha fatto sapere in via informale che la stesura non è completa, confermando al momento «i contenuti già approvati nel consiglio dei ministri». L’approdo alla Camera dei deputati dovrebbe avvenire domani, e nei giorni successivi inizieranno le audizioni di istituzioni e parti sociali. Come previsto non ci sarà molto tempo per l’esame e le eventuali modifiche, che di fatto si concentreranno nel passaggio a Montecitorio. Intanto il testo si espande: nell’ultima versione, che appunto non è quella finale, comprende 155 articoli, esclusi i contenuti della seconda sezione dedicata specificamente ai capitoli di bilancio.

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GLI IMMOBILI

In materia di Imu, l’esenzione riguarda gli immobili non utilizzabili né disponibili, per i quali sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria per i reati di violazione di domicilio, invasione di edifici o per cui sia già iniziata l’azione giudiziaria penale. Dunque non rientrano necessariamente in questa definizione tutte le possibili forme di occupazione: passa comunque il principio secondo cui lo Stato non può chiedere il tributo su un bene di cui non c’è l’effettiva disponibilità. Toccherà al proprietario, in quanto soggetto passivo dell’imposta, segnalare, al proprio Comune che sussiste una situazione di questo tipo.

Sul tema contanti la norma è stata modificata rispetto alla precedente stesura. Attualmente l’obbligo per commercianti, professionisti e artigiani (inclusi i tassisti) di accettare carte di pagamento è reso effettivo da sanzioni per chi non lo rispetta. Nel testo dei giorni scorsi si rinviava la questione a un decreto ministeriale per stabilire le eccezioni fino a 30 euro, sospendendo nel frattempo le multe. Ora sembra prevalsa la scelta di escludere direttamente le sanzioni per i dinieghi relativi a transazioni fino a sessanta euro. La formulazione in questo caso non è una questione secondaria perché l’inserimento del divieto, perfezionato dal governo Draghi, rientrava tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di contrasto all’evasione. E dunque la marcia indietro rispetto all’impostazione del precedente esecutivo deve trovare modalità che non portino a problemi con Bruxelles.

Oltre che sui residui nodi politici, il lavoro di messa a punto della manovra si concentra naturalmente anche sulla quadratura dei conti: ogni nuova richiesta da soddisfare richiede ulteriori coperture finanziarie. Nel testo è stata ad esempio inserita una stretta fiscale sulle assicurazioni. Più precisamente, l’imposta sulle riserve matematiche dei rami vita introdotta vent’anni fa, inizialmente allo 0,20% e modificata negli anni per arrivare fino allo 0,45% attuale, salirà allo 0,50%. Si tratta di un’anticipazione, effettuata dalle imprese, del prelievo sui rendimenti delle polizze che alla fine del contratto dovrebbe ricadere sugli assicurati. Nonostante la caratteristica di anticipo di imposta, gli importi pagati dal 2002 non sono mai stati del tutto recuperati e la somma non rientrata nelle casse delle compagnie ammonta ad oggi a circa 10 miliardi. Un tema ben noto all’Ania, l’associazione di categoria, che in passato ha già tentato di trovare una soluzione. Ora invece scatterà l’incremento.
Altre entrate fiscali arriveranno dalla stretta sulla deducibilità dei costi sostenuti dalle imprese in Paesi non cooperativi ai fini fiscali (ovvero nella black list), dall’imposta sostitutiva sulla riserve di utili e dalle plusvalenze realizzate da soggetti esteri. Oltre che dalla nuovo contributo sugli extra-profitti che nel testo è ancora in bianco ma dovrebbe sdoppiarsi in due distinti prelievi, uno relativo al 2022 l’altro al prossimo anno.

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LA STRETTA SUL FUMO

Come da tradizione, una parte del maggior gettito deriva poi da un incremento della tassazione sulle sigarette (per un importo di circa 20 centesimi a pacchetto) e di altri prodotti legati al fumo. L’inasprimento prende in realtà la forma di una revisione del meccanismo di tassazione, che non piace alle imprese del settore. British american tobacco Italia ad esempio sottolinea come a suo avviso questa iniziativa risulti «anticoncorrenziale, in quanto determina un aumento non omogeneo della fiscalità delle sigarette in relazione a diverse fasce di vendita, e pertanto insostenibile e non condivisibile per ragioni sia di metodo che di merito». Tra le ragioni di metodo c’è proprio il fatto che i cambiamenti passino per una testo come quello della legge di Bilancio, invece di un’apposita legge delega.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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