Pos verso soglia a 40 euro, Mulé: «Governo ragiona con l'Ue». Meloni: «Scelta che rivendichiamo»

Il premier: «Il sostegno all'economia reale passa anche da queste misure»

Pos verso soglia a 40 euro, Mulé: «Governo ragiona con l'Ue». Meloni: «Scelta che rivendichiamo»
Pos verso soglia a 40 euro, Mulé: «Governo ragiona con l'Ue». Meloni: «Scelta che rivendichiamo»
Martedì 13 Dicembre 2022, 20:33 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 10:39
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La soglia entro la quale gli esercenti non sono obbligati a mettere a disposizione dei clienti il pagamento elettronico può passare a 40 euro. Lo ha detto il deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, intercettato nei pressi della Camera: «Il governo, in accordo con la Commissione europea, sta ragionando sulla possibilità di portare da 60 a 40 euro la soglia per i pagamenti che si possono effettuare senza pos». 

Il giudizio Ue arriverà ufficialmente domani ma gli effetti della trattativa con Bruxelles già si vedono: il governo è intenzionato a far scattare le multe per i commercianti che non accettano i pagamenti con bancomat e carte sopra i 40 euro contro il tetto dei 60 fissato in manovra.

Meloni: «Governo rivendica scelte su tetto al contante»

«Il sostegno all'economia reale passa anche dall'innalzamento del tetto dei pagamenti in contanti e dalla possibilità che l'obbligo di accettare i pagamenti elettronici sia previsto solo per quei pagamenti che superano una certa soglia», dice la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio all'assemblea di Confesercenti: «Sono due scelte che il Governo rivendica», sottolinea. «Certo, siamo all'inizio del lavoro ma - prosegue - la strada è tracciata: vogliamo fare del Governo la casa delle imprese e del made in Italy e voi del made in Italy siete gli interpreti più autentici», dice alla platea di pmi e artigiani.

Legge di bilancio, le ultime notizie

Se una delle partite della legge di bilancio sembra vicina a chiudersi molte altre restano però aperte, dal Superbonus alle pensioni minime la maggioranza fatica ancora a trovare la quadra.

Tra riunioni di maggioranza, tentativi di interlocuzione con l'opposizione, stop and go in commissione e scrittura e riscrittura nelle misure, il rush finale resta ad alta tensione. Del resto i tempi strettissimi e le poche risorse a disposizione pesano sul cammino della legge di bilancio che sembra sempre più complicato. Tanto che è dato quasi per scontato che in Aula alla Camera arrivi alla fine un voto di fiducia. Molti i nodi ancora da sciogliere, dalle pensioni al superbonus.

Tutte questioni che saranno oggetto di emendamenti del governo, che arriveranno entro venerdì sera, e per i quali si cercano coperture che non dovrebbero andare a pesare sulla dote di 400 milioni per le modifiche parlamentari. Intanto per provare a stringere i tempi, la maggioranza riduce il numero delle proprie proposte a una sessantina di super-segnalate e prova a proporre lo stesso all'opposizione che, però, per il momento, fa sapere di voler prima «vedere i contenuti». E se da parte di tutto il centrodestra si chiedono più risorse per il comparto sicurezza, ognuno insiste, anche, sulle proprie proposte bandiera a partire da Forza Italia con la detassazione per le assunzioni dei giovani e soprattutto l'innalzamento delle pensioni minime. Una misura - quest'ultima - però molto costosa e sulla quale si starebbe valutando una soglia anagrafica a 75 anni anche se si sta cercando di capire se una restrizione di questo tipo non possa incorrere - viene fatto notare - in un problema di incostituzionalità.

Sempre sul fronte delle pensioni, invece, in attesa della riforma più complessiva alla quale la ministra Calderone ha confermato di volere mettere mano, i partiti sono in pressing, per togliere i paletti inseriti in manovra per l'adesione alla misura. Di certo dovrebbe arrivare una modifica sul fronte del congedo parentale come richiesto da Noi Moderati: il mese in più di congedo all'80% dovrebbe essere esteso ai papà oltre che alle mamme. Noi Moderati propone, inoltre, sul fronte del Reddito di cittadinanza, propone, come spiega Maurizio Lupi di «ridurre il sostegno a 6 mesi per aggiungere ulteriori 350 milioni di euro di risparmio, risorse da destinate alle politiche attive sul lavoro e alle imprese, soprattutto tra i più giovani». A cambiare sarà anche 18App, come annunciato anche dal presidente della commissione Cultura Federico Mollicone con la probabile introduzione di un tetto Isee.

Intanto, mentre i sindacati sono sul piede di guerra con Maurizio Landini che va all'attacco («I voucher? Paghiamoci i politici») è attesa in commissione Bilancio al Senato la riformulazione del governo sul Superbonus al decreto aiuti quater. L'intesa raggiunta in maggioranza dovrebbe prevedere la proroga del termine per la presentazione della Cilas al 31 dicembre per ottenere l'agevolazione al 110% e il decalage dal primo di gennaio. Per quanto riguarda, invece, la questione dello sbocco dei crediti già maturati la soluzione dovrebbe arrivare con la Sace a garanzia dello Stato a prima chiamata. Ma intanto, sul fronte dei bonus, arriva un altolà del capo della protezione Fabrizio Curcio: «Dobbiamo trovare le chiavi giuste per arrivare al cittadino stimolandone la consapevolezza, intercettando l'interesse quotidiano. Le politiche dei bonus hanno creato confusione dal punto di vista della sicurezza».

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