Pensioni, Quota 100 torna in bilico: al via il confronto coi sindacati

Pensioni, Quota 100 torna in bilico: al via il confronto coi sindacati
Pensioni, Quota 100 torna in bilico: al via il confronto coi sindacati
di Luca Cifoni
Martedì 28 Gennaio 2020, 10:13 - Ultimo agg. 16:42
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Torna in bilico Quota 100. Ieri è iniziato ufficialmente al ministero del Lavoro il confronto tra governo e sindacati sul futuro della previdenza: l'incontro è servito essenzialmente a fissare il calendario di dettaglio dei vari tavoli tecnici, che poi avranno una sintesi politica a marzo. Il percorso illustrato da Nunzia Catalfo prevede la definizione delle nuove misure a settembre, con la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, in modo da poterle poi far confluire nell'articolato della legge di Bilancio per il 2021. Questo passaggio potrebbe però rimettere in discussione proprie le regole di Quota 100, che in base alla sperimentazione approvata nel gennaio 2019 sarebbero ancora in vigore per tutto il prossimo anno. Finora il Movimento Cinque Stelle ha sempre rifiutato di mettere in discussione il canale di uscita anticipato messo a punto in parallelo con il reddito di cittadinanza; e lo stesso ministro dell'Economia ha ripetuto più volte di essere contrario a smontare una norma ancora in vigore, per non confondere la potenziale platea. Ma all'interno del Pd (oltre che di Italia Viva) l'ipotesi di rivedere o accorciare l'attuale meccanismo gode di un forte consenso.

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I TEMI
Il cronoprogramma concordato a via Flavia inizia il prossimo 3 febbraio con il tema della pensione di garanzia per i giovani. Il 7 sarà poi la volta della rivalutazione degli assegni in assere (argomento molto impostante per i sindacati) mentre il 10 il confronto dovrebbe concentrarsi sul punto più delicato, ovvero proprio le possibili forme di flessibilità in uscita in sostituzione di Quota 100. Il 19 febbraio si parlerà di previdenza complementare. Dovrebbero poi partire anche gli specifici tavoli tecnici su separazione tra previdenza e assistenza e lavori gravosi (previsti dall'ultima legge di Bilancio).

Tutte le questioni in ballo, ma soprattutto la nuova forma di flessibilità, andranno naturalmente valutate alla luce della sostenibilità finanziaria. La stima, ha detto Catalfo, sarà fatta in itinere, da qui alla sessione di bilancio. Anche per questo è stata nominata un'apposita commissione tecnica di cui fanno parte esperti di vari dicasteri (per il Mef figura ad esempio Marco Leonardi, consigliere del ministro). Tra le fonti di finanziamento su cui si ragiona, oltre alla eventuale cancellazione anticipata di Quota 100, figura anche il ripristino dell'aggancio all'aspettativa di vita delle pensioni anticipate previste dalla legge Fornero (uscita con 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 31 e 10 mesi per le donne): il meccanismo è stato sospeso fino al 2026 sempre con lo stesso provvedimento dell'allora governo giallo-verde.

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La nuova forma di flessibilità potrebbe prevedere l'uscita a partire dai 64 anni con il calcolo interamente contributivo dell'assegno: formula che si compensa nel medio periodo grazie agli importi normalmente minori ma che in una fase iniziale è costosa per il bilancio dello Stato a causa delle maggiori uscite. La stessa esigenza di flessibilità potrebbe essere perseguita anche con il rafforzamento dello strumento dell'Ape sociale (una sorta di indennità ponte verso la pensione per disoccupati o persone che svolgono lavori gravosi).
Costosa è anche la pensione di garanzia per i giovani, di fatto una sorta di integrazione al minimo per quelli con carriere discontinue e lavori precari, ma in questo caso il problema si porrebbe solo tra diversi anni.
 

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