Pensioni, Calderone: «Valutiamo quota 41. Premi a chi produce di più e assunzioni semplificate»

La ministra: «I contratti integrativi hanno dato un ottimo risultato, bisogna incoraggiarli»

Quota 41, Marina Calderone: «La stiamo valutando. Premi a chi produce di più e assunzioni semplificate»
Quota 41, Marina Calderone: «La stiamo valutando. Premi a chi produce di più e assunzioni semplificate»
di Pietro Piovani
Giovedì 2 Febbraio 2023, 00:48 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 09:56
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Forte semplificazione dei contratti di lavoro, superando il decreto Trasparenza e alleggerendo l’obbligo di indicare una causale per i contratti a termine. Con il decreto Lavoro, che dovrebbe essere presentato nelle prossime settimane, la ministra Calderone prova a dare una spinta all’occupazione agevolando le imprese che vogliono assumere. 

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Lunedì lei ha avuto un incontro con il presidente del Consiglio. Di che avete parlato? 

«È stato un incontro molto cordiale e in sintonia, dopo 100 giorni di governo. Il dialogo si è incentrato su grandi temi a cui il Ministero del lavoro sta lavorando: politiche attive, pensioni, sicurezza sul lavoro e semplificazioni. Per tutti sono stati attivati dei tavoli tecnici». 

In questi giorni si parla molto di differenziazioni salariali su base territoriale, per la scuola ma non solo. È una strada che al governo sembra percorribile?

«Escluderei il ritorno alle gabbie salariali. La strada non è quella della deroga ai Contratti nazionale. Ci sono, però, dei margini per lavorare su meccanismi virtuosi di premialità». 

Si riferisce alle retribuzioni legate alla produttività e ai risultati aziendali, come chiesto da Confindustria? 

«Sì la contrattazione di secondo livello ha dato già ottimi risultati dove è stata sperimentata.

Non vedo un motivo perché non possa essere incoraggiata, sia nel privato sia nel pubblico». 

Parliamo di reddito di cittadinanza. In agosto 600 mila disoccupati perderanno il sussidio. Quando arriverà il «nuovo strumento per l’inclusione attiva», da lei preannunciato, per trovare un lavoro a chi è occupabile? 

«Premetto che ai lavoratori fragili nulla sarà tolto. Entro il primo gennaio 2024, per loro, arriverà un nuovo strumento di tutela più aderente alle loro esigenze. Per quanto riguarda i lavoratori occupabili stiamo lavorando ad un nuovo assetto di gestione delle politiche attive. Che comprende anche nuove risposte per i percettori del reddito di cittadinanza». 

Ormai mancano pochi mesi: i corsi di formazione quando cominceranno? I cosiddetti “occupabili” saranno guidati nella scelta della loro formazione?

«Mi lasci premettere che a ottobre 2022 più di un terzo degli occupabili non era stato ancora preso in carico. Se noi non conosciamo i nostri percettori di reddito nelle loro specifiche caratteristiche, come possiamo immaginare di organizzare dei corsi di formazione per loro? Ecco perché ci siamo subito attivati per colmare questo gap. Stiamo lavorando a uno strumento informatico per avere velocemente le informazioni e prendere tutti in carico. Ricordo che la legge prevedeva l’attivazione dei corsi di formazione sin dal 2019, come condizione per continuare a percepire il sussidio».

Pensa che i centri per l’impiego pubblici possano finalmente funzionare? Prevede di ricorrere anche ai servizi delle agenzie private?

«I centri per l’impiego sono una risorsa e lavoreremo per dotarli di competenze adeguate alla sfida importante che li attende. A fronte di 11 mila assunzioni previste per i centri per l’impiego, a ottobre 2022 ne erano state fatte poco più di 4mila. Le procedure sono ancora in corso. Prevediamo di coinvolgere anche le agenzie private già accreditate al Ministero del Lavoro, come previsto dalla Legge Biagi. Il tutto per intensificare il matching fra domanda e offerta di lavoro».

Sulla previdenza, conferma l’obiettivo di portare il limite per il pensionamento anticipato a quota 41? È compatibile con le condizioni della finanza pubblicae con la struttura demografica italiana?

«La questione è presente nel confronto con le parti sociali e si faranno tutte le verifiche di sostenibilità necessarie. Il nostro focus, oltre ad analizzare altre ipotesi di anticipo pensionistico, tuttavia, è anche su misure che garantiscano la semplificazione del sistema attuale, specie nel dialogo tra le gestioni e i vari ordinamenti, oltre che nell’introduzione di benefici pensionistici più stabili, razionali e chiari per le categorie più deboli riconfermando la coerenza e la sostenibilità del sistema».

E opzione donna?

«Stiamo facendo tutte le valutazioni, tenendo conto anche del numero di possibili adesioni».

Volete incentivare la previdenza complementare? Si può riaprire il periodo di silenzio-assenso?

«Alla previdenza complementare va dato certamente un nuovo impulso per permettere ai più giovani di costruirsi un futuro pensionistico solido. In questo senso potrebbe essere utile riaprire una riflessione sul silenzio assenso». 

Lei ha annunciato provvedimenti a breve per semplificare i contratti a termine. Le norme attuali sono troppo rigide?

«Più che altro hanno evidenziato criticità nella risposta al mercato del lavoro, che si risolvono in una mancata tutela di lavoratori e imprese. Il mondo con cui ci confrontiamo è estremamente mutevole; le regole devono poter assecondare queste continue transizioni, senza pregiudicare i diritti dei lavoratori». 

Ha detto di voler «rivedere» ma «non eliminare» l’obbligo di indicare una causale per i contratti a tempo determinato.

«Sì, lasciando alla contrattazione collettiva il compito di individuare le causali specifiche per proroghe e rinnovi». 

Le regole introdotte dal decreto Trasparenza hanno caricato il mondo del lavoro di un’ulteriore dose di burocrazia. Le abolirete del tutto? Oppure basta una semplificazione? 

«Basta semplificare. La direttiva europea già permetteva il rimando ai contratti collettivi. Questo avrebbe permesso di evitare la produzione di una informativa per il lavoratore di dimensioni abnormi (oltre 30 pagine) che di fatto ripete quanto contenuto nel Ccnl di riferimento»

In generale, ci può fare qualche esempio di semplificazioni che volete adottare per sbloccare il mercato del lavoro?

«Un esempio per tutti: non chiedere all’azienda o al lavoratore dati che la P.A. ha già in suo possesso. Grazie all’interoperabilità tra le banche dati di enti pubblici previdenziali e assicurativi è possibile diminuire sensibilmente il numero di oneri burocratici».

Riguardo allo smart working, si arriverà a stabilizzare tutele speciali per i lavoratori fragili che non possono lavorare da remoto?

«Lo smart working a regime, come stabilisce la legge 81/2017, è fondato sulla volontà delle parti. Stiamo comunque studiando ulteriori forme di tutela per questa tipologia di lavoratori, qualora non fosse possibile raggiungere un accordo».

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