Il rapporto Svimez: dopo il Covid divari Nord-Sud destinati ad aumentare

Il rapporto Svimez: dopo il Covid divari Nord-Sud destinati ad aumentare
di Nando Santonastaso
Giovedì 29 Luglio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 18:03
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La conferma arriva dalle Anticipazioni del Rapporto Svimez 2021 che la Svimez presenterà oggi pomeriggio alla Camera, presente la ministra per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna. Il divario dell’Italia rischia seriamente di rafforzarsi nel post pandemia perché se l’emergenza sanitaria lo ha unificato, la ripartenza lo dividerà ancora una volta. Suffragata da numeri e da analisi e da un meticoloso approfondimento del Pnrr, la tesi Svimez rafforza la convinzione che il Paese che cerca di uscire dalla pandemia si sta muovendo ad una doppia velocità. Il Nord è ripartito con le marce alte mentre il Mezzogiorno arranca, zavorrato peraltro dal mancato recupero dei livelli ante-crisi del 2009 e del 2013, e da un livello di occupazione distante ancora 20 punti percentuali dal Nord. È vero, come dimostrano i dati Abi sui prestiti a imprese e famiglie fino a marzo 2021 che anche in alcune aree del Sud la ripresa non sembra poi così modesta, come nel caso della Campania. Ma evidentemente in un ragionamento fatto di medie è la macroarea nel suo complesso che non tiene il passo. 

Troppe le aziende che ancora non riescono a uscire dalle difficoltà che in molti casi esistevano già prima del Covid, 20.000 quelle censite da Svimez e Unioncamere. Ma è il nodo degli investimenti la sfida ancora da vincere, a prescindere persino dalle polemiche relative all’esatta quantificazione delle risorse assegnate al a Mezzogiorno nell’ambito del Pnrr.

Ieri al question time della Camera, rispondendo ad una interrogazione di Leu, il ministro dell’Economia Franco ha confermato i criteri con i quali il governo ha proceduto alla loro ripartizione, con i parametri della popolazione per quanto riguarda i fondi assegnati ai comuni e i dati Istat sulle imprese attive per quanto concerne i sostegni previsti per il sistema produttivo. Ma sui Lep (livelli essenziali delle prestazioni) come ha replicato l’economista Fassina di Liberi e uguali il percorso è tutto da definire e senza opportuni approfondimenti circa il reale riparto dei fondi, si correrà il rischio di premiare eccessivamente chi non avrà bisogno e poco chi al contrario li attende come la manna.

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Su questo tema ieri è intervenuta anche la ministra Carfagna. «Il sì definitivo al Decreto Governance e Semplificazioni segna un risultato senza precedenti per il Mezzogiorno d’Italia: è stato incardinata per legge la destinazione del 40 per cento dei fondi del Pnrr al Sud, anche nella parte degli interventi messa a bando», ha detto. E aggiunto: «Il Dipartimento per la Coesione Territoriale verificherà il rispetto di tale principio e, in caso di scostamento, la Cabina di Regia si attiverà per affiancare le amministrazioni in difficoltà o per esercitare i poteri sostitutivi. La semplificazione dei Contratti Istituzionali di Sviluppo (Cis), principali strumenti di intervento per la realizzazione di infrastrutture e progetti interregionali, è un altro punto significativo del provvedimento: riattiverà un meccanismo usurato dall’eccesso di burocrazia e complessità». 

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Carfagna ha anche ricordato che nel decreto è stato inserito lo stanziamento di 80 milioni di euro divisi tra il 2021 e il 22 per il dissesto idrogeologico e idraulico in Calabria. «Sono profondamente soddisfatta per due motivi. Il primo è che l’accoglimento, da parte del governo, della linea di interventi sui fondi per il Sud conferma che l’intenzione di aggredire le diseguaglianze territoriali italiane è seria e concreta. Il secondo è che il Decreto aprirà la porta alla realizzazione di servizi per migliaia di cittadini meridionali che oggi ne sono privi, ripristinando almeno in parte quegli uguali diritti di cittadinanza che sono il cuore della mia missione da Ministro del Sud». La ministra ha anche riunito ieri per la prima volta il Comitato Tecnico per le Aree Interne, organismo cui è demandata la governance della Strategia Nazionale per lo sviluppo delle Aree Interne italiane: il 60 per cento del territorio nazionale, abitato da 13 milioni di cittadini. 

Due le novità: la prima è l’accelerazione degli Accordi di Programma Quadro (Apq) già previsti. In soli tre mesi ne sono stati attivati ben 16, portando a 62 (su 72) gli Apq sottoscritti, per un valore di 982 milioni di euro. La seconda è l’intervento per riformare l’istituto degli Apq, troppo complesso e lento per le esigenze dei Comuni: la nuova norma, inserita nel Decreto Semplificazioni e Governance, semplifica le procedure con un nuovo ruolo-guida dell’Agenzia per la Coesione. «È solo l’inizio – ha commentato il ministro Carfagna – di un importante lavoro avviato: la strategia nazionale per le aree interne deve uscire dalla fase sperimentale e assumere una forma stabile all’interno delle politiche di sviluppo. Interessa una quota significativa di cittadini e territori bellissimi, densi di storia e di risorse, che per troppo tempo sono stati trascurati». 

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