Record di occupati: 60% e ripresa anche al Sud: effetto decontribuzione

Record di occupati: 60% e ripresa anche al Sud: effetto decontribuzione
di Nando Santonastaso
Martedì 2 Agosto 2022, 08:53 - Ultimo agg. 18:07
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I numeri del turismo, superiori alle aspettative degli stessi operatori del settore. E la Decontribuzione Sud, prorogata dalla Ue fino al 31 dicembre. Passa da qui il contributo del Mezzogiorno ai segnali incoraggianti sul mercato del lavoro italiano certificati ieri dall'Istat e relativi allo scorso mese di giugno. Pur non potendo disaggregare i dati per macroaree, come accade per le rilevazioni mensili dell'Istituto nazionale di statistica, appare comunque evidente un certo peso meridionale nella crescita al 60,1% del tasso di occupazione del Paese, ritornato ai livelli del 1977 con 23 milioni di occupati, e soprattutto dei contratti permanenti, mai così numerosi (+116mila in un solo mese). Quantificarlo non è facile e le stesse comunicazioni mensili dell'Inps, altro serbatoio fondamentale per capire che Italia fa, non aiutano. Ma gli esperti concordano sia pure con legittima prudenza sul fatto che la stabilizzazione dei contratti tocca sempre più anche il Sud. «L'intensità del fenomeno non è omogenea» avverte Luca Bianchi, direttore generale della Svimez che domani presenterà a Roma le anticipazioni del Rapporto 2022. E spiega: «La nostra sensazione, corroborata da analisi e deduzioni statistiche, è che il fenomeno riguardi soprattutto il Nord anche se la quota Sud aumenta».

Più ottimista Salvio Capasso, economista di Srm, il Centro studi e ricerche sul Mezzogiorno collegato a Intesa Sanpaolo: «La spinta delle imprese è rimasta costante anche al Sud nel primo semestre di quest'anno ed è importante tenerne conto al di là dei problemi di ogni genere che storicamente caratterizzano quest'area.

Ad agosto appena iniziato possiamo dire che le nostre migliori previsioni sul recupero del turismo ai livelli del 2019 si sono di fatto già avverate. Siamo ormai vicini al 100 per 100 pre-pandemico. Ma sarebbe sbagliato parlare di un exploit del settore: l'economia nazionale, come dimostrano i dati più recenti sul Pil, mantiene un buon passo dopo il gran rimbalzo del 2021 e sicuramente sarà positiva anche nel terzo trimestre. La vera incognita riguarderà gli ultimi tre mesi dell'anno quando i nodi dell'energia e delle incognite geopolitiche potrebbero frenare la ripresa».

Il turismo, dunque, sembra trainare il Sud a dispetto di un impatto più modesto sui contratti a tempo indeterminato (è il settore della stagionalità per eccellenza), di consumi in generale ancora distanti dal 2019 (lo ha rilevato di recente Confcommercio) e di un certo allarme delle famiglie per il futuro (vedi salari bassi e potere d'acquisto eroso dall'inflazione all'8%). Ma che nuova occupazione e stabilizzazione di quella già esistente siano migliorati lo dicono i dati più aggiornati della Decontribuzione Sud, la fiscalità di vantaggio confermata e prorogata su richiesta del governo Draghi che taglia del 30% gli oneri previdenziali. Le trasformazioni da tempo determinato nel primo quadrimestre 2022 sono risultate 249mila con un incremento del 70% rispetto allo tesso periodo del 2021 mentre complessivamente sono saliti di quasi il 50% i contratti a tempo indeterminato nuovi di zecca. Siamo per la verità ancora lontani dai numeri dei rapporti di lavoro a tempo attivati con questa misura (oltre un milione e mezzo) ma è prevedibile che a giugno la tendenza si sia rafforzata visto che tutte le tipologie contrattuali incentivate dalla Decontribuzione Sud sono segnalate in crescita.

In altre parole, si sta muovendo sul mercato del lavoro anche il Sud visto che è qui che si concentrano in prevalenza gli inattivi e che anche questi ultimi, come monitorato ieri dall'Istat, sono in diminuzione. Ma sugli andamenti occupazionali, al di là delle inevitabili strumentalizzazioni da campagna elettorale, occorre sempre muoversi con i piedi di piombo. Intanto, il Sud resta indietro di almeno 20 punti dall'occupazione del Settentrione e non sembra ancora essere riuscito a recuperare i posti di lavoro persi con le crisi finanziarie del 2008 e del 2013. Ne mancherebbero all'appello almeno 150mila ancora ma anche questa è una valutazione non scientifica. Ma poi nel ragionamento sull'esatta portata dei dati di giugno, come spiega Dario Di Vico sul Corriere della Sera on line, pesano anche fattori di altro tipo. Tecnici, ad esempio: in base ai nuovi parametri di Eurostat, l'Istat europeo, una eventuale, forte riduzione della Cassa integrazione può avere influito sul recupero all'attività d persone che erano in precedenza collocate tra gli inattivi, determinando lo spostamento raccontato in precedenza.

Resta però un dato importante. La vitalità delle imprese, anche nel Mezzogiorno, sembra ormai ben più che una tendenza. Lo dimostra, indirettamente, il sempre maggiore coinvolgimento dei più importanti istituti bancari nelle Zes, finalmente sulla strada della piena operatività con l'introduzione dello Sportello unico digitale per tutte le procedure di investimento. Ieri è stata UniCredit a sottoscrivere in Campania un protocollo con il commissario della locale Zes per sostenere le imprese interessate, appunto, a investire nell'area, anche se la strada resta lunga. Dice il Centro sudi di Confcommercio: «La crescita degli occupati a giugno conferma la vivacità del Pil del secondo trimestre dell'anno. Resta, comunque, debole l'occupazione indipendente (-27mila unità su maggio) e, più in generale, permangono le fragilità prospettiche dello scenario internazionale che si rifletteranno in un forte rallentamento dell'attività economica e dei consumi nella seconda parte dell'anno. Tuttavia, è necessario rimarcare come le performance del sistema Italia si confermino ben al di sopra delle aspettative, almeno così è stato fino a ieri».

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