Obbligati a crescere 2020, Recovery: ultimo treno per un Paese in crisi messo alla prova dall’Ue

Obbligati a crescere 2020, Recovery: ultimo treno per un Paese in crisi messo alla prova dall’Ue
Obbligati a crescere 2020, Recovery: ultimo treno per un Paese in crisi messo alla prova dall’Ue
di Roberta Amoruso e Jacopo Orsini
Venerdì 18 Settembre 2020, 00:38 - Ultimo agg. 13:16
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Non si tratta soltanto di recuperare un percorso di crescita interrotto dall’emergenza. L’Italia ha molto più da giocarsi nella partita del Recovery Plan. Agganciare «l’ultimo treno per il futuro dell’Italia» ben fotografato dal commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, significa poter colmare il gap con l’Europa. Su innovazione, formazione, Pubblica amministrazione, transizione energetica, infrastrutture e giustizia, solo per citare le priorità assolute emerse nel corso dell’edizione 2020 di “Obbligati a crescere”, l’evento annuale del Gruppo Caltagirone Editore, quest’anno più che mai chiamato a contribuire con idee e valutazioni capaci di dare una spinta più energica a questa sorta di Nuovo Inizio. «È anche il primo treno, visto che uno così non c’è mai stato», ha puntualizzato Gentiloni. E vanno giocate tutte le carte possibili: il realismo dei progetti, la concretezza, la capacità di collaborare su un asse pubblico-privato, ma anche di centrare le strade certe per arrivare alle riforme davvero necessarie. Per Carlo Cottarelli «nessun’altra riforma è attuabile finché ci saranno una pubblica amministrazione farraginosa e leggi indecifrabili». Per il resto, meglio puntare «sulla spesa “buona”, che “cattiva”, anche se all’inizio può aiutare anche questa».

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Anche perché «per ripagare il maggior debito in arrivo, servirà crescere almeno il 2% all’anno», ha chiarito l’ex commissario alla spending review. Comunque servono «misure di significativo impatto e non cento misure che non cambieranno le cose» per Vittorio Colao, presidente della Task Force nominata dal governo. E soprattutto, «le misure vanno realizzate». Bisogna «saperle scaricare a terra ancora prima di fare gli annunci». Senza formazione, però, servono a poco anche i miliardi da investire in infrastrutture e innovazione. Il tema delle conoscenze tecnologiche e della digitalizzazione «parte dalle scuole» per Luigi Gubitosi, ad di Tim. Altrimenti, si rischia di «avere l’autostrada su cui circolare senza avere la patente» anche nella prospettiva di un Paese interamente coperto dalla fibra. L’ad delle Poste, Matteo Del Fante, avverte invece che Poste è costretta a una profonda metamorfosi se si vuole che i suoi 60 mila dipendenti mantengano il posto di lavoro. Della necessità di investire nel capitale umano è convinto infine Claudio Descalzi, ad di Eni: «La competizione si gioca anche su questo, oltre che sulla tecnologia». Se l’Italia sarà capace però di presentare progetti già «maturi» e concreti, frutto di «una positiva collaborazione pubblico-privato», agganciare il treno può voler dire «vedere certi progetti pronti entro 4-5 anni». A partire da quelli su decarbonizzazione ed economia circolare inseriti dall’Eni nel Recovery plan.

 

 

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