Il ministero dell'Istruzione inciampa nella matematica. Il bando del Pnrr da 300 milioni di euro per realizzare le palestre nelle scuole evidenzia una quanto meno incerta comprensione del significato di percentuale. Per i tecnici del ministero che hanno preparato il bando, il 44% di 1.000 vale il doppio del 22% di 6.000 perché 44 è più grande di 22. E invece il 44% di mille fa 440 e il 22% di seimila fa 1.320, il triplo. Il risultato del pasticcio è che a parità di fabbisogno, cioè di numero di studenti iscritti in scuole senza palestra, gli importi assegnati alle varie regioni variano fino a nove volte, con un massimo in Basilicata di 837 euro per studente e un minimo in Friuli Venezia Giulia di 92 euro. Cadono male anche gli studenti del Lazio (94 euro) e della Campania (100 euro) mentre in questa incomprensibile lotteria pescano il jolly oltre ai lucani gli studenti della Toscana (703 euro). Il bando del Piano nazionale di ripresa e resilienza è ancora aperto e Comuni, Province e Città metropolitane di tutta Italia hanno tempo per presentare le domande fino al 28 febbraio. Ma è chiaro che siamo di fronte a una corsa falsata in partenza.
Com'è possibile che si sia arrivati a un riparto regionale così strambo? Per svelare il dilemma bisogna provare a intuire il ragionamento seguito al ministero dell'Istruzione, un po' come fanno i prof di matematica pazienti di fronte a uno studente volenteroso ma ancora privo di basi.
Per dividere i 300 milioni di euro tra le venti regioni il ministro Patrizio Bianchi ha individuato due criteri: il numero di studenti (peso 60%) e il gap infrastrutturale (peso 40%).
Passiamo quindi al punto 2, quello del gap infrastrutturale. Visto che in Italia la media di scuole senza palestre è del 26%, al ministero si è deciso di non dare un euro su tale colonna ai territori che sono posizionati meglio dello standard e che sono undici, per riservare il bonus ai nove territori con una situazione peggiore della media. Una soluzione diversa rispetto a quella per gli asili nido, di cui il Mattino si è occupato ieri, in cui tutte le regioni tranne la Valle d'Aosta sono state considerate meritevoli del bonus. Una decisione incoerente e anomala perché per il nido esiste un Lep definito per legge (il 33%) per cui la scelta del livello valdostano del 43,9% è priva di riferimento giuridico, mentre nel caso delle palestre il livello essenziale delle prestazioni non è definito.
Una volta individuate le nove regioni cui assegnare il bonus, al ministero dell'Istruzione hanno misurato con una semplice sottrazione la distanza tra la percentuale di scuole senza palestra e la media nazionale. Questa distanza è massima in Basilicata (44 punti) e molto forte in Sicilia (22 punti), Calabria (18 punti) e Campania (16 punti). E qui è successo il pasticcio perché al ministero hanno visto che 44 è il doppio di 22 e hanno assegnato 42 milioni di bonus alla Basilicata e 21 alla Sicilia dimenticando che le percentuali sono sempre riferite a qualcosa e gli studenti senza palestra della Sicilia sono sei volte più numerosi di quelli della Basilicata. C'è solo da augurarsi che nessuno dei 7,6 milioni di studenti italiani (con palestra o senza) prenda esempio dai tecnici del ministero dell'Istruzione.