Recovery plan, con i primi fondi aumenta il divario tra Nord e Sud

Recovery plan, con i primi fondi aumenta il divario tra Nord e Sud
di Marco Esposito
Giovedì 21 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 12:43
5 Minuti di Lettura

I bimbi di Venafro che vanno a scuola nei prefabbricati sono meno soli. L'Ufficio parlamentare di Bilancio ha stroncato il primo bando del Pnrr, quello da 700 milioni per asili nido e scuole dell'infanzia, con un'accusa netta: ha ottenuto «risultati opposti rispetto a quanto atteso». Dopo le denunce giornalistiche (del Mattino, certo, ma poi anche di Messaggero, Fatto Quotidiano e Quotidiano del Sud) arriva una presa di posizione di massima autorevolezza: l'Upb è infatti l'organismo indipendente di vigilanza sulla finanza pubblica. E ha un ruolo così delicato che, nonostante i membri siano scaduti da un anno e mezzo, si è in attesa della nomina dei sostituti da parte dei presidenti di Camera e Senato.

Per fortuna l'Upb, sia pure in prorogatio, non si è fermato e così ieri mattina il consigliere Alberto Zanardi è intervenuto in audizione presso la Bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale.

E nella relazione ha inserito una corposa «riflessione» proprio sul bando per asili nido e infanzia, preso come modello di quello che non deve accadere nell'attuazione del Pnrr. 

Al lettori del Mattino la vicenda è nota: città come Milano e Torino sono state inserite nell'elenco del Comuni svantaggiati e grazie al punteggio extra per chi cofinanzia l'iniziativa Milano per esempio ha scavalcato Venafro mettendo sul piatto 3 milioni di tasca propria contro i soli 3mila euro del centro molisano, bocciato quindi perché povero. E così Milano riceverà i soldi del Pnrr destinati a ridurre i divari territoriali, mentre i piccoli di Venafro resteranno nei prefabbricati. Ma il cofinanziamento - ha detto Zanardi - è «un indicatore non coerente con le finalità della misura».

L'Upb ha analizzato nel dettaglio i risultati del bando - al quale hanno partecipato ben 2.082 Comuni - e ha effettuato una simulazione con il principio dell'equità. «Criteri di ripartizione efficaci - si legge nel rapporto - dovrebbero favorire maggiormente quei territori in cui si registrano i maggiori ritardi dall'obiettivo. L'analisi mostra, però, risultati opposti rispetto a quanto atteso». 

Video

Pochi numeri chiariscono cosa è successo. Quasi un terzo dei Comuni partecipanti (31,6%) è privo di asilo nido ma quando si scorre l'elenco dei vincitori la quota di assegnatari tra chi ha più bisogno scende al 27%. A chi sono andati i soldi? I Comuni che hanno presentato la richiesta di fondi nonostante avessero già una copertura di asili nido superiore all'obiettivo europeo del 33% sono quasi un quarto del totale (23,6%) e nell'elenco dei vincitori salgono al 27,5% con un picco proprio tra le aree non svantaggiate: il 35,2%. In pratica per effetto del bando aumenteranno i divari a danno del Mezzogiorno.

Cosa sarebbe successo cancellando le storture del bando? Ovvero se fosse sparito il criterio del cofinanziamento (con bonus fino a 10 punti) e fosse stato sostituito da un punteggio che favorisce con 10 punti chi non ha nessun nido, valore che scende mano a mano che ci si avvicina al target del 33%. L'Upb nella simulazione semplifica i bandi, cancellando la divisione in Comuni ordinari e Comuni svantaggiati anche perché se tra gli svantaggiati entrano città ricche di denaro e servizi la corsa è falsata. Con tale nuovo criterio la quota del Mezzogiorno - oggi al 54,4% - salirebbe al 68%. Cioè un livello più realistico in rapporto agli obiettivi. Il Nord scenderebbe dal 23,6% all'8,4% mentre il Centro avrebbe un piccolo incremento.

Non è una sfida tra territori, ovviamente, ma il rispetto delle persone e in particolare dell'infanzia. Infatti è particolarmente significativo sapere che con il «criterio Upb» i Comuni privi di asilo nido avrebbero avuto l'11,8% in più di risorse; un vantaggio ci sarebbe stato anche per quei territori con copertura inferiore al 22%. Una piccola riduzione avrebbe toccato i Comuni con copertura tra il 22% e il 33% mentre la sforbiciata sarebbe toccata ai Comuni già oltre il target di 33 posti in asili nido ogni cento bambini. L'Upb ha invitato quindi alla «revisione dei criteri utilizzati» nella formulazione dei prossimi bandi del Pnrr, non solo per gli asili nido. E nel governo in effetti è già maturata tale convinzione e la ministra Mara Carfagna si è impegnata: «Non succederà mai più che risorse destinate agli asili nido e alle scuole dell'infanzia del Sud finiscano altrove». Ma l'attenzione deve restare alta perché i criteri «non coerenti» con gli obiettivi hanno molti padri: sono nati a Pnrr ancora in gestazione in seno al ministero dell'Istruzione, epoca Lucia Azzolina, e hanno ricevuto il 16 ottobre 2020 il via libera unanime della Conferenza Unificata (cioè di Regioni e Comuni), per poi essere attuati senza modifiche dall'attuale esecutivo. Tanti padri, nessuno dei quali andrà nei prefabbricati della scuola di Venafro per chiedere scusa. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA