Reddito di cittadinanza, al palo la app che doveva trovare lavoro ai beneficiari

Reddito di cittadinanza, al palo la app che doveva trovare lavoro ai beneficiari
Reddito di cittadinanza, al palo la app che doveva trovare lavoro ai beneficiari
di Francesco Bisozzi
Giovedì 8 Ottobre 2020, 11:05
4 Minuti di Lettura

Doveva essere l'uomo della svolta e invece il padre dei navigator, Domenico Parisi, numero uno dell'Anpal, è diventato quello contro cui tutti ora puntano il dito, accusandolo del flop del reddito di cittadinanza sul fronte degli inserimenti lavorativi. Dopo che nei giorni scorsi Palazzo Chigi ha acceso un faro sulla misura dei pentastellati, chiedendo di correggere al più presto il tiro, la poltrona del presidente dell'Anpal ha iniziato a traballare. Il professore dell'Università del Mississippi era stato scelto da Luigi Di Maio per riformare i centri per l'impiego e trovare un'occupazione ai percettori del sussidio, ma oggi solo un beneficiario su dieci lavora. E ancora nessuna traccia dell'avanguardistica app da 25 milioni di euro con cui Parisi aveva promesso d'incrociare domanda e offerta di lavoro per mettere il turbo alle assunzioni dei sussidiati.

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Dopo il boom di domande verificatosi per effetto della crisi, il governo punta però a dare una spinta agli inserimenti nel mondo professionale dei percettori del reddito così da alleggerire la platea dei beneficiari prima che la spesa vada fuori controllo e si rendano necessari tagli alle ricariche. «Se qualcuno deve pagare per il flop del reddito allora che sia lui a farlo», si mormora tra i Cinquestelle, anche loro pronti ormai a scaricare il professore senza app.

Parisi in questi mesi si è fatto terra bruciata intorno. Ai ferri corti con la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che vuole avere il pieno controllo delle politiche attive per il lavoro. Si sente insidiato dalla ministra per l'Innovazione Paola Pisano, a cui il premier ha appena chiesto di realizzare una app alternativa a quella immaginata dal presidente dell'Anpal. Ma il professore deve guardarsi le spalle anche in casa propria: è in corso una guerra con il direttore generale dell'Anpal Paola Nicastro, una vita al ministero del Lavoro, dove tra il 2003 e il 2013 ha diretto le politiche attive, diventata strada facendo una delle sue peggiori nemiche.

Parisi, alla guida dell'agenzia dal febbraio del 2019, dopo venti mesi di attività ha incassato circa 300 mila euro lordi e chiesto rimborsi spese per altri 160 mila euro per spostamenti, viaggi in aereo e alloggio a Roma. Spese extra che il dg Paola Nicastro non gli ha perdonato. Il professore oggi non si fida più di nessuno: quando si trova nella sede di via Fornovo, e non su un aereo diretto negli Usa, tende a passare la maggior parte del tempo barricato in ufficio. Non è chiaro a fare cosa, visto che anche il progetto dell'app Italy Works, 25 milioni di euro stanziati e poi mai spesi, è finito su un binario morto. «L'interfaccia grafica è pronta ma senza un'infrastruttura informatica dietro, capace di combinare le informazioni provenienti da aziende e centri per l'impiego, si tratta solo di una scatola vuota, per adesso stiamo ancora raccogliendo i dati per mappare le opportunità occupazionali», spiegano dall'agenzia. Non sorprende perciò che alla ministra Pisano sia stato chiesto di sviluppare in sei mesi un'altra piattaforma digitale che raccolga i dati provenienti dai cpi delle varie Regioni e poi li utilizzi per incrociare al meglio domanda e offerta di lavoro.

I NUMERI
In Mississippi il professore di Ostuni si vanta di aver portato la disoccupazione dal 6,5 al 4,8% grazie all'app Mississippi Works, ma da quando è a Roma i numeri hanno smesso di sorridergli: 196 mila beneficiari del reddito di cittadinanza hanno firmato un contratto di lavoro, di cui 100 mila risultavano attivi al 7 luglio scorso, mentre il resto era già giunto a termine. Sono 500 mila i percettori che invece devono ancora sottoscrivere i patti per il lavoro, su circa un milione di attivabili. Cifre ben lontane da quelle che si attendevano i Cinquestelle dopo diciotto mesi di vita della loro misura bandiera e che rischiano di costare caro a Mimmo Parisi, accusato di non essere riuscito a imprimere una svolta nonostante i tremila navigator che ha arruolato più di un anno fa. Complici le poche assunzioni, si teme che il sussidio possa venire a costare nel 2021 oltre 9 miliardi di euro e se non spunteranno fuori almeno due miliardi di risorse aggiuntive le ricariche l'anno prossimo verranno decurtato. A quel punto però il professore pugliese potrebbe già aver fatto ritorno nel suo Mississippi.
 

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