Il contratto dei navigator, in scadenza il 30 aprile 2021, sarà prorogato fino al 31 dicembre prossimo. Lo prevede una bozza del decreto Sostegni. «Il servizio prestato dai navigator - si legge nel decreto - costituisce titolo di preferenza nei concorsi pubblici banditi dalle Regioni e dagli enti ed agenzie dipendenti dalle Regioni stesse». Si scioglie in questo modo, con una soluzione tutto sommato temporanea e peraltro piuttosto prevedibile il nodo della collocazione dei navigator, la cui attività si era di fatto largamente ridotta in seguito allo scoppio della pandemia ed al quasi totale azzeramento dei Centri per l’impiego regionali, quasi sempre chiusi o costretti ad osservare le rigide disposizioni normative sul lavoro in presenza. Una collaborazione - quella tra i navigator e gli ex uffici di collocamento - che non ha mai funzionato e i cui risultati, sul fronte dell’individuazione di sbocchi occupazionali per i percettori del Reddito di cittadinanza, sono pressoché inesistenti.
La soluzione trovata dal governo con la proroga somiglia molto, in ogni caso, alla certificazione del fallimento e, quasi sicuramente, all’archiviazione definitiva del sistema che puntava sui navigator e sui Centri per l’impiego come punti fermi delle politiche attive per il lavoro. «Se il governo fa riferimento ai concorsi per i navigator, allora sarebbe il caso di dire chiaramente - spiega il segretario generale di Fp Cisl Campania Lorenzo Medici - che quella precedente è un’operazione fallita. Lo dimostra anche il tanto reclamizzato potenziamento dei centri per l’impiego che non è stato di fatto attuato, visto il mancato svolgimento dei concorsi già banditi dalle Regioni due anni fa per reclutare nuovi dipendenti, di cui 600 in Campania. È una marcia indietro rispetto al precedente governo. I navigator sono stati organizzati male, una sorta di corpo estraneo imposto dall’alto alle Regioni e la produttività è stata pari a zero, ma non solo per colpa loro. A questo punto dobbiamo chiederci quali saranno le politiche attive del lavoro, finora sempre schizofreniche». La coesistenza tra i navigator e le Regioni è sempre stata complicata, con gli enti che mal tolleravano la loro presenza nei CPI. La proroga del contratto dei navigator, assunti a luglio 2019 con decorrenza dal successivo mese di ottobre, fino al 30 aprile 2021, è stata caldeggiata da molti settori della politica come la giusta ricompensa per i 2978 vincitori della selezione pubblica bandita due anni fa. I navigator, attualmente ridottisi a 2670 operativi per le rinunce di alcuni, corrispondono di fatto ad un personale già formato - seppure con l’ausilio di un’attività non fruttuosa, come quella per i fruitori del reddito di cittadinanza - e perciò era legittimo porsi il problema di una loro ricollocazione. «La proroga - sottolinea il segretario generale di Uil Campania Giovanni Sgambati - è un’ottima risposta alle nostre iniziative di mobilitazione, ma bisogna lavorare perché sulle politiche attive si trovino le condizioni per confermarli».
Al di là di quelle che saranno le occupazioni future dei navigator, occorre comunque soffermarsi sugli esiti della loro attività per il reddito di cittadinanza. La ricerca di sbocchi lavorativi per i percettori del sussidio ha prodotto molto meno di quanto veniva auspicato dagli artefici della misura.