Reddito di cittadinanza, la difesa di Tridico: «Non è vero che incentiva a stare sul divano»

Il presidente dell'Inps non è d'accordo con chi sostiene che il sussidio abbia fallito nell'inserimento dei percettori nel mondo del lavoro

Reddito di cittadinanza, la difesa di Tridico: «Non è vero che incentiva a stare sul divano»
Reddito di cittadinanza, la difesa di Tridico: «Non è vero che incentiva a stare sul divano»
Lunedì 14 Novembre 2022, 11:48 - Ultimo agg. 14:35
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Il presidente del Inps, Pasquale Tridico, si schiera in difesa delle Reddito di cittadinanza. O, quantomeno, si oppone all'idea che il sussidio incentivi i cittadini «a stare sul divano». In un'intervista al Fatto Quotdiano, Tridico afferma che da aprile 2019 a oggi hanno ricevuto il pagamento di almeno una mensilità del Reddito di cittadinanza «2,24 milioni di nuclei familiari per un totale di oltre 5 milioni di persone, con un importo medio Rdc-Pdc (reddito e pensione di cittadinanza) attualmente di circa 550 euro per nucleo e una spesa totale di circa 8 miliardi l'anno». 

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Tridico (Inps): «Rdc non incentiva i percettori a stare sul divano»

«Si è raggiunto un record di percettori nel picco della pandemia, nella prima parte del 2021, con 3,9 milioni di individui beneficiari di almeno una mensilità di Rdc - spiega -. A ottobre i percettori sono scesi a circa 2,45 milioni di persone, corrispondenti a 1,16 milioni di nuclei familiari. Circa il 20% dei percettori già lavorava, con guadagni minimi, fin dall'inizio della misura e non ha smesso di farlo, anzi ha aumentato la propria offerta sul mercato, come abbiamo rilevato nell'ultimo rapporto annuale Inps. Un dato sufficiente a rilevare che il reddito non incentiva a stare sul divano».

Fra gli altri dati sul triennio: «Il 65% dei percettori sono anziani, disabili e minori e persone che non hanno mai lavorato; il 10%, 350 mila persone, ha trovato lavoro; un altro 5% ha il reddito e non lavora e potrebbe essere inserito nel mercato con politiche mirate».

Tridico non è d'accordo con chi sostiene che il Rdc abbia fallito nell'inserimento nel mondo del lavoro: «Il 20% dei percettori del Rdc lavora, sono working poor a cui viene integrato il reddito, percentuale aumentata rispetto al 2019, quando era del 18,5%.

Inoltre, il profilo dei percettori nel 70% dei casi è costituito da persone con bassa istruzione, spesso difficili da allocare sul mercato, un mercato che per buona parte dell'ultimo triennio è stato bloccato da pandemia e crisi». Per milioni di persone, «senza il Rdc rimarrebbe solo la Caritas... Esiste la Naspi per chi perde il lavoro, per un massimo di 2 anni. Ma ricordiamoci sempre che il Rdc oggi per i due terzi viene dato a persone che non possono lavorare (anziani, disabili, minori), o non hanno mai lavorato, o non hanno una storia contributiva recente».

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