Resto al Sud, 14mila aziende la Campania raccoglie il 50%

Il bilancio a cinque anni dalla misura

Resto al Sud, 14mila aziende la Campania raccoglie il 50%
di Nando Santonastaso
Giovedì 19 Gennaio 2023, 07:59 - Ultimo agg. 12:03
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Ci sono i tre giovani ingegneri napoletani, tutti di 28 anni, che con la startup innovativa fondata a Marano fanno volare i loro droni in tutta Italia per ispezionare impianti energetici, complessi industriali, infrastrutture, edifici. E i tre fratelli di Cardito che hanno messo su un ristorante nel centro storico di Napoli capace di resistere al lockdown e anche alle minacce della camorra. C'è il perito chimico di Mazara del Vallo, in Sicilia, che torna a casa dopo avere lavorato per anni in Germania e avvia la produzione di frutta biologica. E la startup di Benevento che mette al servizio del turismo progetti di segnaletica digitale, tecnologie touch e realtà virtuale.

Sono tantissime le storie di Resto al Sud, l'incentivo che agevola l'avvio o l'ampliamento di progetti imprenditoriali e libero professionali per chi ha un'età compresa tra i 18 e i 55 anni, soprattutto nel Mezzogiorno, garantendo il 50% di contributi a fondo perduto e d fatto la copertura di tutte le spese. Numeri esemplari accompagnano il traguardo dei primi 5 anni: dal via libera dell'allora ministro per il Sud Claudio de Vincenti a oggi è stata raggiunta quota 14.221 imprese finanziate con 51.630 nuovi posti di lavoro mentre gli investimenti attivati sono complessivamente pari a quasi un miliardo di euro (su 2,8 miliardi richiesti), a fronte di 766 milioni di agevolazioni erogate. È la conferma che la misura, sostenuta da un finanziamento pubblico iniziale di oltre un miliardo, rimane a tutti gli effetti «una leva anticongiunturale e una concreta opportunità di sviluppo produttivo e occupazionale», come opportunamente ricorda in una nota Invitalia, l'agenzia nazionale del Mef che sin dall'inizio è stata il motore dell'operazione.

In quei numeri c'è tanta, tantissima Campania: è la regione più attiva, 7.042 imprese finanziate, 515 milioni di investimenti e oltre 26700 nuovi posti di lavoro, con Napoli in testa tra le province con 3.438 progetti, 13.500 occupati e investimenti per 256 milioni di euro.

La Sicilia, che è seconda, è a 2.192 progetti, la Calabria che è terza ne conta 1.960.

Ma Resto al Sud, che nel corso degli anni ha adeguato la sua impostazione iniziale (dallo scorso anno il limite di età è stato portato da 46 a 55 anni e alle regioni meridionali si sono aggiunte l'area del cratere sismico del Centro Italia e le isole minori lagunari o lacustri del Centro Nord) è anche una formidabile opportunità per capire l'evoluzione dell'economia dei territori, specie al Sud. La forte spinta del turismo, ad esempio, emerge chiaramente dalla tipologia delle iniziative finanziate che per quasi la metà riguardano proprio le attività turistiche-culturali, comprese in particolare quelle legate all'enogastronomia, mentre le attività manufatturiere raggiungono il 23% e quelle che riguardano i servizi alla persona il 20%. Si può dire in fondo che Resto al Sud ha anticipato, sia pure in parte, una linea di tendenza che oggi permette al Mezzogiorno quanto meno di reggere all'urto dell'inflazione e di non sprofondare ancora nel divario occupazionale rispetto al Nord. Difficile in effetti negare, come sottolinea Invitalia, che «l'incentivo ha contribuito a contrastare la disoccupazione giovanile e la decrescita demografica nelle aree di intervento, con particolare riferimento alla cosiddetta fuga dei talenti, ai quali è stata invece concretamente offerta l'opportunità di valorizzare le proprie competenze e diventare imprenditori nella loro terra d'origine, senza dover cercare fortuna altrove» e contribuendo altresì almeno in alcuni casi «a rilanciare un territorio e una comunità e a innescare dinamiche di rigenerazione urbana e di sviluppo integrato dei contesti locali».

Dall'analisi delle società avviate e finanziate in questi 5 anni emerge ancora una bassa partecipazione femminile (il profilo imprenditoriale vede prevalere al 63% il genere maschile, che per oltre il 50% è under 35 e in possesso del diploma di licenza superiore, pari al 63% del totale). È un dato su cui riflettere (proprio ieri l'Inapp ha detto che la percentuale dei lavoratori insoddisfatti della qualità del loro lavoro si concentra al Sud) e che probabilmente verrà approfondito a fine mese proprio a Napoli. Il 30 gennaio verranno infatti raccontate alcune storie di successo di Resto al Sud e sarà presentata una guida realizzata dal Gambero Rosso e da Invitalia che vede protagoniste alcune delle aziende finanziate nel settore enogastronomico. Nel corso dell'evento verranno premiate 5 imprese che si sono distinte in ambiti specifici come economia circolare, legalità, inclusione, innovazione e sostenibilità ambientale.

È la conferma che l'incentivo va ed è ora che anche gli altri destinati al Sud diventino strutturali. Lo ha ricordato sempre ieri il vicepresidente di Confindustria Vito Grassi, che presiede il Consiglio delle Regioni: «Bonus Sud, decontribuzione sulle assunzioni nel Mezzogiorno, credito d'imposta per le Zes compensano il gap competitivo in cui operano le imprese nelle diverse aree del Paese. Non devono rappresentare un sussidio ma se il Pnrr procederà come previsto e tutti i progetti messi a terra entro il 2026 riusciranno a contribuire alla riduzione dei divari territoriali, si potrà anche fare a meno di questi strumenti».
 

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