Resto al Sud, boom di domande nell'anno più improbabile: in cantiere 22 mila progetti

Resto al Sud, boom di domande nell'anno più improbabile: in cantiere 22 mila progetti
di Nando Santonastaso
Martedì 27 Luglio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 28 Luglio, 08:34
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Il boom di domande nell'anno più improbabile. Quasi che la pandemia abbia dato la spinta decisiva a chi voleva mettersi in proprio al Sud ma non ne era forse molto convinto. Sarà stato anche perché la platea dei potenziali beneficiari è stata allargata dagli under 35 agli under 55, coinvolgendo cioè anche una fascia anagrafica alle prese con importanti incognite occupazionali, a prescindere dall'emergenza da Covid-19. Di sicuro Resto al Sud, lo strumento agevolativo nazionale per le start up d'impresa, nato nel 2018 (su iniziativa dell'allora ministro per il Sud Claudio De Vincenti) per contribuire a contrastare la grave emorragia demografica del Mezzogiorno, ha spiccato il volo proprio nei mesi peggiori per la salute e le prospettive economiche del Paese. 

Gestita da Invitalia, provvista di una dotazione finanziaria importante (1.250 milioni di euro), questa misura che garantisce con procedure semplici e in tempi certi (la risposta per legge deve arrivare entro 60 giorni) il sostegno finanziario quasi totalmente a fondo perduto per la creazione e lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali nel Mezzogiorno (e nei comuni del cratere sismico del Centro Italia), ha raggiunto numeri importanti.

Nonostante la grave crisi economica, acuita appunto dalla pandemia, sono circa 21.700 le domande in compilazione sulla piattaforma dedicata, oltre 23.000 quelle già presentate e circa 8.400 quelle approvate, per un totale di investimenti approvati pari a 590 milioni di euro e una nuova occupazione creata pari a circa 31.500 nuove unità. Il picco di domande tra marzo 2020 e marzo 2021, Resto al Sud è gettonato dai liberi professionisti anche se la maggior parte dei progetti punta a iniziative imprenditoriali in tutti i settori produttivi, esclusi commercio e agricoltura che non rientrano nella misura. Ma questa misura, fanno osservare ad Invitalia, «ha anche favorito numerosi progetti di rientro nei propri territori d'origine». Si tratta in particolare di giovani, spesso con un solido background formativo e professionale che, grazie a questa opportunità hanno deciso di tornare al Sud (dal Nord Italia ma anche dall'estero) per realizzare, nel loro territorio d'origine, il proprio progetto di vita e di lavoro, capitalizzando al meglio le esperienze acquisite in altri contesti. 

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Insomma, quello che sembrava destinato a rimpolpare i dubbi e le polemiche (mai sopite, per la verità) sul sistema di incentivi per i Mezzogiorno, si sta invece rivelando un'opportunità importane per la nascita di nuove imprese locali. A convincere è la formula: Resto al Sud copre per intero il programma di spesa (fino a un massimo di 200.000 euro), necessario per garantire l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali o per consentire l'ampliamento o la diversificazione del business di imprese costituite dopo il 21 giugno 2017. Il 50% del finanziamento è infatti a fondo perduto ed il restante 50% viene assicurato attraverso un prestito erogato da una delle banche che hanno aderito alla convenzione tra Abi e Invitalia (garantito dal Fondo di garanzia per le Pmi). Il finanziamento bancario prevede un piano di ammortamento di 8 anni, di cui due di preammortamento; gli interessi sono coperti dalla misura agevolativa ed erogati direttamente da Invitalia (per i beneficiari si tratta di un prestito a tasso zero che si inizia a restituire dopo due anni). Inoltre, con il Decreto Rilancio e la sua successiva conversione in legge (luglio 2020), al completamento del programma di spesa ed a valle delle verifiche effettuate da Invitalia presso la sede del beneficiario, viene erogato, contestualmente al saldo, un ulteriore contributo interamente a fondo perduto fino ad un massimo di 40.000 euro, a valere sul circolante. È così che questa misura, gestita solo on line (una piattaforma consente di seguire passo dopo passo l'andamento dell'iter), opportunamente ed efficacemente generalista, aperta come detto a tutti i comparti produttivi e dei servizi, si è dimostrata in grado di sostenere percorsi di start up nei settori più innovativi ma anche di accompagnare processi di rigenerazione urbana attraverso il finanziamento di piccole imprese di prossimità. Ed ancora alberghi diffusi, ristorazione attenta alle filiere corte, centri sportivi e servizi per la fruizione dei beni artistici e culturali. 

Oggi poi c'è un'altra sfida possibile, peraltro ampiamente prevista nelle pagine del Pnrr: Resto al Sud si candida a diventare un efficace strumento anche per ripopolare i borghi delle aree interne e rurali e per riqualificare l'offerta turistica del Mezzogiorno (e dei comuni del Cratere Sismico del Centro Italia). Un obiettivo che anche a prescindere dalle risorse del Next generation Eu è già al momento possibile considerato che la disponibilità finanziaria della misura non è stata completamene esaurita. C'è insomma ancora la possibilità di accedere alle risorse e di puntare a progetti che possono anticipare quelli che il Pnrr metterà in campo nei prossimi mesi e adeguarsi ad essi. L'idea diventerebbe cioè funzionale al sistema che la pandemia e le risorse europee ci costringeranno ad attuare per uscire dal guado. 

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