È attesa per domani la decisione sulla settimana corta proposta da Intesa Sanpaolo ai sindacati. La trattativa tra la banca e Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, che rientra nell'ambito dello smart working e riguarda diversi aspetti tra cui anche la proposta di settimana corta, è attualmente in corso e dovrebbe concludersi mercoledì. La proposta avanzata dalla banca è quella di concedere ai dipendenti di lavorare per quattro giorni al posto dei cinque, con un aumento delle ore quotidiane che passerebbero da 7,5 a 9. Questo consentirebbe ad ogni lavoratore, a parità di retribuzione, di avere un giorno libero in più, per una prestazione settimanale complessiva di 36 ore rispetto alle 37,5 tradizionalmente svolte. L'attuale contratto di lavoro del credito all'articolo 104 già prevede la settimana corta di quattro giorni e orario da 37,5 a 36 ore.
La Fabi: settimana corta è già prevista nel contratto
«Intesa Sanpaolo non ha studiato proprio niente: perché è previsto dal contratto nazionale di lavoro dei bancari sia l'utilizzo della settimana corta sia lo smart working regolamentato in sede aziendale.
«La norma del contratto nazionale può essere applicata a livello aziendale nell'ambito delle trattative sindacali. Non è una novità. Invito le altre aziende bancarie - prosegue il segretario generale della Fabi - a un confronto col sindacato. Ô un importante passo in avanti se si raggiunge l'obiettivo di assicurare più benessere alle lavoratrici e ai lavoratori per poterli far rendere meglio durante la giornata lavorativa. Il giorno di lavoro deve essere concordato tra l'azienda e il lavoratore». Secondo Silenoni «bisogna comunque valutare tutto fino in fondo anche tenendo conto che lavorare un'ora e mezza in più al giorno può rappresentare un appesantimento non necessariamente compensato dal giorno libero in più. Deve essere data comunque la possibilità a tutti i lavoratori di poterlo scegliere volontariamente mentre a oggi, siamo ancora in trattativa con Intesa, non è così». «Lo stipendio non cambierebbe, ma c'è da definire un aspetto importante che è il buono pasto giornaliero. Ma c'è un altro problema importante e cioè capire chi paga il costo dell'energia nelle abitazioni dei lavoratori in smart working. La banca risparmia se i lavoratori sono a casa, ma il costo viene trasferito sui dipendenti a casa», conclude il segretario generale della Fabi.