Sgravi fiscali al Sud, Bruxelles dice sì ai primi tre mesi: ora il governo punta al periodo 2021-29

Sgravi fiscali al Sud, Bruxelles dice sì ai primi tre mesi: ora il governo punta al periodo 2021-29
di Nando Santonastaso
Mercoledì 7 Ottobre 2020, 12:30
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È il primo, fondamentale, obiettivo raggiunto dal governo italiano sulla strada che punta a rendere strutturale la fiscalità di vantaggio per le imprese che operano nel Mezzogiorno. Dopo una trattativa tanto rapida quanto concreta con Bruxelles, è arrivato ieri il via libera dell'Ue al taglio del 30% del costo del lavoro per il periodo 1 ottobre-31 dicembre 2020 in deroga ai vincoli sugli aiuti di Stato. La misura, proposta dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale Peppe Provenzano e inserita nel decreto Agosto, interessa 2,8 milioni di lavoratori privati ed è coperta da risorse nazionali. Si tratta di 1,5 miliardi a sostegno delle aziende di un'area che con l'emergenza da Covid-19 ha visto peggiorare considerevolmente le sua già ridotte prospettive di crescita, con contraccolpi pesantissimi sull'occupazione (tra i 600mila e gli 800 mila, in base a dati Svimez, i lavoratori a rischio nel 2020, compresi quelli mai più recuperati dopo le crisi economico-finanziarie del 2008 e del 2011).

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La Commissione ha in sostanza approvato lo schema di aiuti dell'Italia ritenendolo in linea con le condizioni stabilite nel cosiddetto «quadro temporaneo per gli aiuti di Stato», legato alla pandemia di coronavirus. Una deroga, appunto, a norme che prima dell'emergenza sanitaria sembravano inattaccabili e che invece sono state opportunamente congelate, in attesa che si decida se, come e quando ripristinarle. Si è di fatto aperto uno spazio di manovra, anche politico, che il nostro governo ha colto prontamente, rilanciando su scala europea la centralità del Mezzogiorno e con essa la concretezza dello sforzo per ridurre il divario e permettere al Paese intero di ripartire. Due aspetti strettamente connessi tra di loro, come lo stesso Provenzano ha spiegato a Bruxelles nel recentissimo incontro con i quattro Commissari Ue, tra i quali la vicepresidente Vestager e l'italiano Paolo Gentiloni, responsabile degli Affari economici, in cui ha sostenuto la validità dell'iniziativa pro Mezzogiorno. Già in quell'occasione era filtrato un certo ottimismo sulla possibilità della notifica Ue: la commissione guidata da Ursula von der Leyen avevano in particolar modo apprezzato che la misura facesse parte di una programmazione di medio e lungo periodo, il Piano Sud 2030, e dunque di una dimensione temporale non limitata alla sola emergenza del momento, per quanto drammatica. Il segnale arrivato ieri conferma quel clima favorevole e segna un altro punto a favore della credibilità dell'Italia nei confronti dell'Ue, più volte critica con Roma sull'uso dei fondi strutturali europei per le regioni meridionali, non a caso rimaste ancora indietro rispetto a tutte (o quasi) le altre aree deboli dell'Unione.

Sulla base di questi precedenti, non era perciò affatto scontato il disco verde, quantunque possibile alla luce dello spiraglio introdotto dal quadro temporaneo. Oltre tutto, la già garantita copertura degli 1,5 miliardi per i tre mesi 2020 con risorse nazionali potrebbe anche essere sostituita dal ricorso a soldi europei, compresi quelli del Recovery Fund assegnati all'Italia, ma si tratta di un'ipotesi da verificare sulla base di valutazioni tecniche al momento piuttosto complicate. Quel che conta è che la misura, a dispetto di scetticismi più o meno velati, è assolutamente finanziata e dunque immediatamente a disposizione delle imprese meridionali private.
 


Ora, naturalmente, si apre la partita più complessa, ovvero la proroga del taglio del costo del lavoro per gli anni a venire, rendendo cioè la misura strutturale e permettendole di esplicare tutte le sue ricadute fiscali. Il riferimento normativo cambia, non più il quadro temporaneo ma la legislazione ordinaria europea sempre ammesso che resti quella degli anni pre-Covid. L'Italia ha già aperto anche questo negoziato, sicuramente molto più difficile del precedente, ma nutre la stessa fiducia sulla sua positiva conclusione. Lo dimostra il fatto che nella Nadef, la Nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza, appena approvata dal Consiglio dei ministri, è stata prevista la proroga della fiscalità di vantaggio, che il governo intende spalmare fino al 2029, con riduzione scalare del taglio. Una scelta molto politica, a conferma di un orientamento ormai chiaro, mirato alla riduzione del divario e alla crescita dell'occupazione nel Mezzogiorno su cui coinvolgere anche i partners europei. Ecco perché avere anticipato una posta di bilancio prima ancora che arrivi l'ok Ue non può apparire un azzardo: è piuttosto la dimostrazione che l'obiettivo di fondo non cambia, e cioè che senza il Mezzogiorno il Paese non può riprendersi.

Di sicuro, la posta in gioco anche a livello europeo è altissima dal momento che il definitivo via libera di Bruxelles aprirebbe la porta alle analoghe richieste di altri Stati membri, interessati a cogliere l'opportunità, e dunque potenziali alleati del nostro Paese nella trattativa.
Sarà comunque necessaria un'ampia convergenza politica per spuntarla, ricordando le immancabili rigidità dei Paesi del Nord, ma per ora questo scenario è solo ipotetico. «Siamo di fronte ad un problema epocale, prodotto dalla pandemia da coronavirus, è impensabile che ad esso non si continui a rispondere con provvedimenti altrettanto eccezionali, soprattutto in chiave occupazionale» si fa sapere in ambienti di governo. Lo spiraglio aperto con il quadro temporaneo, grazie al lavoro di squadra di molti ministri (da Provenzano ad Amendola, da Gualtieri a Boccia) e del premier Conte è un ottimo precedente sul quale si può costruire il nuovo negoziato. Nel frattempo, a prescindere dalla fiscalità di vantaggio, il governo potrebbe mettere in cantiere anche un'altra misura fondamentale per il Sud, il sostegno al lavoro femminile, il più penalizzato in assoluto anche prima della pandemia. Nella prossima manovra dovrebbe infatti essere recuperata la proposta di Provenzano e della collega Catalfo di una decontribuzione al 100 per 100 per le nuove assunte purché con contratto a tempo indeterminato. La misura poteva essere inserita anche nel decreto Agosto ma si decise poi di rinviarla forse, sostiene qualcuno, per evitare i malumori di chi non avrebbe gradito un'altra scelta di campo in favore del Sud.

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