Siccità, conto danni sale a 3 miliardi. Regioni chiedono stato di emergenza e razionamento idrico

Siccità, conto danni sale a 3 miliardi. Regioni chiedono stato di emergenza e razionamento idrico
Mercoledì 22 Giugno 2022, 11:30
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(Teleborsa) - Attivare lo stato di emergenza per la siccità con provvedimenti mirati che puntino da subito a razionare l'acqua in favore di un uso maggiore a scopi umani di prima necessità e agricoli, anche per scongiurare in futuro un'immediata chiusura di parchi acquatici, piscine o la disattivazione di fontane monumentali, favorendo intese a livello territoriale con i produttori di energia idroelettrica affinché si possa abbassare la percentuale di produzione. Questa alcune delle proposte che arrivano dalle Regioni dopo il confronto, ieri, con i rappresentanti del Governo e in vista dell'incontro di oggi pomeriggio con il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio.

"Sulla siccità che sta mettendo in difficoltà anche il settore agricolo credo sia necessario un percorso di avvicinamento, scandito nel tempo in modo intelligente, all'obbligo assicurativo – ha detto il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli in audizione alle Commissioni riunite Agricoltura e Senato –. Oggi pomeriggio ho convocato una riunione col Mite e con la Protezione civile per fare il punto della situazione rispetto all'agricoltura. Mentre le Regioni stanno provvedendo alla richiesta dello stato di emergenza, ritengo che stato di emergenza e calamità debbano viaggiare insieme perché da un lato c'è necessità di garantire che l'attività della Protezione civile possa esplicarsi in modo coordinato in tutte le Regioni anche per l'abbeveraggio del bestiame per quanto riguarda l'agricoltura. In più c'è la possibilità di intervenire per la razionalizzazione degli usi idrici, ma già le Regioni e le Autorità di bacino possono farlo. Lo stato di calamità invece ci consente di superare i limiti della 102, cioè della norma che consente di intervenire soltanto in deroga sui danni assicurabili. Al momento – ha aggiunto – preoccupano il mondo agricolo soprattutto le colture di mais e soia, ed è in forte sofferenza il riso. Un pò meno preoccupazioni per il grano tenero e duro che anzi ha maggiori possibilità di stoccaggio per la stagione autunno/inverno per l'assenza di umidità. In generale – ha concluso Patuanelli – il Sistema Paese non ha brillato sul tema per infrastrutture e per le competenze ripartire in tre ministeri, quello Infrastrutture e Trasporti, il Mite, e in parte il Mipaaf. E ciò non agevola il coordinamento degli interventi per una tenuta del sistema idrico nazionale anche in un momento di siccità".

Nel tracciare l'ultimo drammatico bilancio di un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate e produzioni agricole devastate, la Coldiretti stima in 3 miliardi di euro il conto dei danni causati dalla siccità che assedia città e campagne. "In questa situazione di profonda crisi idrica – sottolinea Coldiretti – oltre a prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso dell'acqua disponibile, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina l'Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale.

Nel dettaglio più di un quarto del territorio nazionale (28%) è a rischio desertificazione con una situazione di grave siccità che riguarda le regioni del Sud e del Nord dove – rileva la Coldiretti – la grande sete minaccia un territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare. Il Po al Ponte della Becca (Pavia) è a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico più basso che a Ferragosto di un anno fa con la siccità che colpisce i raccolti, dal riso al girasole, dal mais alla soia, ma anche le produzioni di grano e di altri cereali e foraggi per l'alimentazione degli animali. L'assenza di precipitazioni – precisa la Coldiretti – colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l'Italia è dipendente dall'estero in molte materie prime e produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l'alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell'orzo. Una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali.

"Accanto a misure per immediate per garantire l'approvvigionamento alimentare della popolazione, appare evidente l'urgenza di avviare un grande piano nazionale per gli invasi che Coldiretti propone da tempo" afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Nella lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi Prandini chiede che "a fronte di una crisi idrica la cui severità si appresta a superare quanto mai registrato dagli inizi del secolo scorso, venga dichiarato al più presto lo stato di emergenza nei territori interessati con l'intervento del sistema della Protezione civile per coordinare tutti i soggetti coinvolti, Regioni interessate, Autorità di bacino e Consorzi di bonifica, e cooperare per una gestione unitaria del bilancio idrico". Una richiesta fatta propria dalle Regioni, con l'appello al Governo per lo stato di emergenza nel Nord Italia e per avere il supporto a livello nazionale della Protezione Civile.







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