Acciaio e petrolio alle stelle, ecco le imprese in ginocchio

Acciaio e petrolio alle stelle, ecco le imprese in ginocchio
di Nando Santonastaso
Mercoledì 15 Settembre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 16 Settembre, 07:05
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Per gli inglesi è “everything bubble”, la bolla sui prezzi di ogni cosa. E tutti abbiamo ormai capito che non è un modo di dire. Sta aumentando di tutto nei giorni della prima, vera ripresa dell’economia. E le conseguenze non si scaricano più soltanto sulle imprese, come accadeva fino a qualche settimana fa: ora i rincari mondiali delle materie prime e le conseguenze da essi innescate si scaricano anche sulle tasche dei consumatori finali. La stangata per le famiglie già quest’anno rischia di costare 1.500 euro a nucleo, secondo il Codacons. Ma altre organizzazioni si spingono anche a 2.100 euro. Salgono i listini di mobili e alimentari, pane in testa, della benzina e del gasolio, dell’elettricità e del gas i cui aumenti in bolletta sono stati appena annunciati. Ma pesanti incognite rischiano di compromettere anche l’utilizzo del superbonus 110%, sul quale poggiano le speranze di ripresa di un settore chiave come l’edilizia. Come se non bastasse, ad aggravare lo scenario contribuiscono anche l’aumento del costo dei containers e dei noli marittimi che pesano inevitabilmente sul trasporto delle merci e, come si intuisce, finiscono per annunciarsi in forme sempre più significative sul prezzo finale del manufatto. Nessuno sa quando tutto ciò finirà, ma per un Paese come l’Italia che è privo di materie prime ed è dunque costretto a importare quasi tutto, gli effetti potrebbero condizionare almeno in parte l’attuazione del Pnrr. Anche perché a correre anche nell’immediato futuro saranno proprio i prezzi delle materie prime indispensabili alla transazione ecologica e digitale, punto cardine del Piano di ripresa e resilienza: e cioè rame, litio, silicio, cobalto, terre rare, nickel, stagno, zinco. Un solo esempio: in un solo anno lo stagno, usato per le microsaldature nel settore elettronico, ha registrato un incremento del 133%. Secondo CNA, su un paniere di 28 materie prime e beni intermedi, nei primi 5 mesi dell’anno gli aumenti erano già piuttosto differenziati e oscillavano dall’11% delle ceramiche al 50,2% del ferro rispetto al 2019. Ecco una breve carrellata di cosa significa l’aumento del prezzo delle materie prime per settori produttivi e consumatori. 

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Superbonus

I rincari per l’edilizia arrivano a costare anche il 110% in più per rame, acciaio e ferro.

La conseguenza è che bisogna rivedere stime e prezzi per il Superbonus 110% per la riqualificazione degli immobili ma anche per gli altri cantieri appena aperti, specie per le infrastrutture di trasporto. Gli effetti sono devastanti sia sulla tenuta dei progetti in corso, sia sui progetti in fase di rielaborazione. I rischi sono reali, in alcuni casi si sono già palesati: rescissione dei contratti perché oltre la soglia di tolleranza, lo sforamento del tetto di spesa, con costi non previsti a carico del committente, in genere privati e condomini, ma anche una drastica riduzione dei ricavi delle imprese. L’Ance ha lanciato l’Sos al governo, la filiera rischia un pericoloso stop dopo il tonfo prodotto dal Covid.

Legno

È collegato all’edilizia e di conseguenza soffre alla stessa maniera. Rincarano i prezzi di abete pari al 39,4%, pino +32,5%, noce +25,9%. Ma ad aumentare è stata anche la vernice: gli operatori di Assolegno riferiscono di due aumenti in 3 mesi, ognuno di circa 3/4% l’uno. E i produttori ora parlano di accettazione degli ordini con riserva per non generare fenomeni di accaparramento.

Siderurgia 

L’acciaio alle stelle fa felici i produttori come ArcelorMittal (più 78% di ricavi), molto meno le aziende trasformatrici. L’alluminio si compra al prezzo più alto degli ultimi 10 anni, sopra i 2.700 dollari a tonnellata, il 50% in più di un anno stanno creando più di un problema visto che tra poco Pechino toglierà le misure antidumping sull’acciaio prodotto dall’Indonesia, arricchendo così la sua disponibilità sui mercati. Morale: i clienti pur di avere il materiale in casa sono disposti a pagare i dazi e di conseguenza rincari in vista per edilizia e manifattura. 

Carburanti 

Non poteva mancare l’aumento del prezzo del petrolio che ha innescato la nuova impennata dei carburanti: in modalità self service, siamo a 1,662 euro al litro per la benzina, record dal 2018, e a 1,510 euro per il gasolio che non toccava un valore simile dal 3 giugno 2019. Dall’inizio dell’anno, dalla rilevazione del 4 gennaio cioè, un pieno da 50 litri è aumentato di 11 euro e 3 cent per la benzina e di 9 euro e 55 cent per il gasolio, con un rincaro, rispettivamente, del 15,3% e del 14,5%. Su base annua è pari a una stangata ad autovettura pari a 265 euro all’anno per la benzina e 229 per il gasolio», spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Consumatori.

Chip

Fortissimo l’impatto dei rincari delle materie prime anche sui semiconduttori. Dalle quattro alle due ruote, dagli smartphone agli elettrodomestici, dalle consolle ai laptop, la caccia ai chip che non si trovano sta provocando rincari dei prezzi e pesanti ritardi nelle consegne. Secondo un’analisi di Strategy Analytics i prezzi degli smartphone sono cresciuti del 5% nel solo periodo aprile-giugno. Come quelli di televisori, computer e accessori. Il prezzo più pesante riguarda l’ndustria dell’auto: Stellantis, nel primo semestre, ha bruciato cassa per 1,2 miliardi di euro, Ford ha perso 700 mila veicoli, Renault ha raddoppiato a 200 mila la stima sui volumi persi a fine 2020, Volkswagen ha tagliato le prospettive sulle consegne, General Motors ha messo in preventivo una perdita produttiva di 100 mila veicoli solo in Nord America. Secondo la società di consulenza AlixPartners, il settore rischia di perdere a fine anno quasi 4 milioni di veicoli e di ben 110 miliardi di dollari di ricavi.

Elettrodomestici 

La “crisi dei chip” e il rincaro delle materie prime sono arrivati ormai anche nelle case dei consumatori finali. Electrolux, il produttore svedese di elettrodomestici tra i più importanti al mondo, ha annunciato un rincaro dei prezzi per effetto del rialzo dei costi delle materie prime e della carenza dei microcomponenti. E non sembra destinato a rimanere l’unico caso: l’emergenza semiconduttori sta colpendo infatti in particolare gli elettrodomestici smart. 

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