Statali, aumenti del 4,15% e smart working con tetto orario

Statali, aumenti del 4,15% e tetto orario allo smart working
Statali, aumenti del 4,15% e tetto orario allo smart working
di Andrea Bassi
Venerdì 19 Novembre 2021, 00:15 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 07:32
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Sullo smart working nella pubblica amministrazione è in arrivo un tetto giornaliero alle ore in cui i dipendenti potranno essere raggiunti da remoto. Una sorta di “clausola di salvaguardia” per evitare il rischio “always on”, ossia di dover rispondere alle chiamate dall’ufficio a qualsiasi ora, escluso il riposo notturno. La novità è emersa dall’ultima bozza del contratto delle Funzioni centrali discusso ieri tra l’Aran, l’Agenzia governativa che tratta il rinnovo, e i sindacati. L’orario di lavoro nello smart working “per obiettivi”, spiega il testo, non potrà superare quello medio giornaliero. In pratica i dipendenti non potranno essere raggiungibili per più di nove ore al giorno. Il chiarimento è stato necessario perché la bozza del nuovo contratto delle Funzioni centrali, che farà da guida anche per i contratti di Sanità, Enti locali e scuola, prevede la divisione in tre fasce della giornata lavorativa: una fascia di operatività, in cui il lavoratore deve essere non solo raggiungibile ma anche immediatamente operativo; una fascia di contattabilità, durante la quale il dipendente può essere contattato telefonicamente o tramite mail, ma non deve necessariamente attivarsi subito per svolgere i compiti assegnati; e infine una fascia di disconnessione di undici ore, che coincide con il riposo notturno. Insomma, scritto in questo modo c’era il rischio che le amministrazioni potessero interpretare la fascia di contattabilità con una durata di 13 ore. Scompaiono invece le categorie «prioritarie», come le donne o i padri con figli minori di tre anni.

Quelle sul lavoro agile non sono le uniche novità emerse durante il vertice di ieri tra i sindacati e l’Aran. L’altra novità riguarda gli aumenti tabellari di stipendio, quantificati nel 4,15%.

Si tratta di una cifra superiore al 4,07% quantificato dalla Ragioneria generale dello Stato, come aumento medio, in base alle risorse stanziate (3,7 miliardi). 

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I conteggi

Come è possibile? I conteggi sono complessi, e il 29 novembre, data del prossimo tavolo, l’Aran produrrà delle tabelle con gli aumenti dettagliati. In realtà l’aumento tabellare più elevato dipenderebbe dal fatto che all’interno della voce, oltre all’aumento del 4,07%, entrerà anche una quota dell’indennità di amministrazione che attualmente è fuori. Questo avrà effetti anche sulle pensioni dei dipendenti in servizio. In questo modo lo stipendio tabellare di partenza sarà più alto: 25.394 euro per i funzionari della terza area, 22.050 per gli assistenti della seconda area e 19.863 euro per gli operatori di prima area. Chi è in servizio ci guadagnerà, chi perderà qualcosina saranno probabilmente i neo assunti che rinunceranno a un pezzetto di indennità di amministrazione. 

C’è un altro punto che è stato oggetto di discussione ieri: quello sulle progressioni orizzontali. I cosiddetti “scatti” in base al merito. Si tratta degli aumenti da 2.150 euro annui lordi per i funzionari, 1.170 per gli assistenti e 800 euro per gli operatori. 

Il percorso

Questi “scatti”, che sono finanziati con i fondi delle amministrazioni, inizialmente avrebbero dovuto essere attribuiti «totalmente» in base alle pagelle dei dipendenti. Poi nella trattativa, la valutazione individuale era scesa al 50%, mentre un altro 40% era stato legato all’esperienza professionale (in pratica l’anzianità di servizio), e il restante 10% a criteri da decidere nei contratti integrativi. Ieri l’Aran, pressato dai sindacati intenzionati a ridurre il peso dei voti, ha fatto una nuova offerta: almeno il 40% del peso nelle graduatorie per assegnare gli aumenti dovrà essere dato alle pagelle, e al massimo il 40% all’anzianità, il restante 20% da contrattare nell’integrativo. «Questa», dice il presidente dell’Aran Naddeo al Messaggero, «è l’ultima offerta. Oltre non si può andare». 

Il ministro per la Pa, Renato Brunetta, nei giorni scorsi ha spiegato che il contratto è in dirittura d’arrivo. «Siamo alla fase finale della contrattazione», aggiunge Naddeo, «vorrei andare a chiudere». Anche perché una volta siglato l’accordo con i sindacati ed esaurita tutta la fase procedurale prevista per la firma definitiva del contratto, nelle buste paga dei dipendenti dei ministeri, delle Agenzie fiscali, dell’Inps, dell’Inail e di tutti gli altri enti pubblici non economici, oltre agli aumenti di stipendio, arriveranno anche gli arretrati. Si tratterà di cifre di un certo rilievo, visto che quello che andrà alla firma è il contratto che copre l’arco temporale che va dal 2019 al 2021. Tre anni pieni di arretrati che saranno erogati tutti insieme. 

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