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Statali, congelati i mini-aumenti per i dipendenti pubblici. A dicembre il bonus scade

La somma che vale tra 23 e 66 euro al mese doveva essere pagata a partire da gennaio ma i fondi sono fermi

Statali, congelati i mini-aumenti per i dipendenti pubblici. A dicembre il bonus scade
Statali, congelati i mini-aumenti per i dipendenti pubblici. A dicembre il bonus scade
di Andrea Bassi
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 10 Giugno 2023, 00:06 - Ultimo agg. : 11 Giugno, 13:27
4 Minuti di Lettura

Sono passati sei mesi. Metà anno. Ma nelle buste paga dei dipendenti pubblici ancora non c’è traccia dell’aumento “una tantum” deciso dal governo con l’ultima manovra finanziaria. Sparito. Non si tratta di una cifra altissima. Oscilla fra i 20 e i 60 euro al mese a seconda della qualifica. Eppure questa sorta di “bonus” è l’unico aumento che i dipendenti dello Stato hanno ricevuto dopo la scadenza dell’ultimo contratto, che risale al 2021 anche se poi effettivamente il rinnovo si è chiuso nel 2022 (per alcuni comparti come la scuola è ancora aperto). Ma perché l’aumento “una tantum”, che vale l’1,5 per cento della retribuzione non è arrivato? Fonti del Tesoro hanno spiegato che dietro il ritardato pagamento, c’è un problema tecnico. Per chiudere il riparto dei soldi serve conoscere quanti sono i dipendenti di ogni amministrazione in servizio al primo gennaio di quest’anno. Una ricognizione che non tutti i ministeri hanno ancora completato. Manca, per esempio, quello dell’istruzione, che ha il compito più complesso avendo in carico oltre un milione di dipendenti pubblici. Non appena i dati saranno tutti allineati, rassicurano dal Tesoro, il pagamento delle somme con i relativi arretrati sarà effettuato. 

APPROFONDIMENTI
Smart working fino a dicembre
Concorsi pubblici in 6 mesi
Riforma del fisco
Pensione anticipata (di 5 anni), come cambia il contratto di espansione con il decreto lavoro

Smart working fino a dicembre (solo nel privato), proroga per fragili e genitori di under 14. Gli statali in attesa

LA DURATA

Il bonus, secondo quanto previsto dalla manovra dello scorso anno, vale per il periodo che va dal primo gennaio al 31 dicembre del 2023 e non comprende la tredicesima mensilità. Dunque alla fine dell’anno l’aumento “una tantum” scadrà. La questione si intreccia inevitabilmente con quella del prossimo rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici e che dovrà coprire il periodo 2022-2024. Per adesso nei conti pubblici non sono state appostate risorse per gli statali. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha spiegato che il governo si sarebbe impegnato a cercare almeno 7-8 miliardi per poter procedere al rinnovo. Ma nei giorni scorsi la Corte dei Conti si è mostrata scettica. «In attesa dei fondi per il rinnovo dei contratti scaduti nel 2021», hanno scritto i magistrati contabili nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, «a fine anno si esaurisce l’una tantum da un miliardo (più 800 milioni negli enti locali e in sanità) che, per il solo 2023, ha offerto un aumento lineare dell’1,5 per cento agli stipendi nella Pa. A fronte delle elevate stime previste per il recupero dell’inflazione e del persistere della dinamica dei prezzi core oltre le attese», sostiene la Corte del Conti, «appare difficile non prevederne l’estensione». Insomma, secondo i magistrati contabili è più probabile che anche per il prossimo anno ci sia una proroga del bonus dell’1,5 per cento, piuttosto che si riescano a trovare le (ingenti) risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. Se tuttavia, la soluzione del governo fosse quella ipotizzata dalla Corte dei Conti, più che a un aumento delle buste paga, il prossimo anno per i dipendenti pubblici si confermerebbero più semplicemente gli importi che già oggi percepiscono. O meglio, che dovrebbero percepire, perché, come detto, per adesso i mini-aumenti decisi lo scorso anno ancora non sono stati versati. 

LE ATTESE

In attesa di capire cosa accadrà per il contratto 2022-2024, il comparto della scuola è ancora alle prese con il rinnovo di quello scaduto nel 2021. Gli aumenti economici sono stati anticipati a dicembre dello scorso anno, ma da chiudere rimane tutta la parte normativa. E sono rimaste alcune risorse da distribuire. All’ultimo tavolo l’Aran ha illustrato la ripartizione che comporterà un incremento medio mensile di 13,90 euro per i docenti a decorrere dal primo gennaio 2022; un incremento medio di 8,37 euro mensili per il personale ATA a decorrere dal prino gennaio 2021; un incremento medio di 49 euro mensili per 13 mensilità su indennità di funzione per i dirigenti scolastici amministrativi a decorrere dal primo gennaio 2021 e, infine, un bonus una tantum di 63,84 euro per i docenti e 44,11 euro per il personale ATA.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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