Statali, lo sciopero generale ai tempi del Covid è un flop

Statali, lo sciopero generale ai tempi del Covid è un flop
Statali, lo sciopero generale ai tempi del Covid è un flop
di Michele Di Branco
Giovedì 10 Dicembre 2020, 07:54 - Ultimo agg. 12:59
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Un mezzo flop. I numeri della Funzione pubblica sullo sciopero dei dipendenti pubblici proclamato ieri da Cgil, Cisl e Uil parlano di un'astensione di poco superiore al 4%. Si tratta di 21 mila lavoratori su 606 mila rappresentati dalle amministrazioni che hanno comunicato i dati tramite procedura Gepas. Per dare un'idea, in occasione dell'ultimo sciopero confrontabile, quello unitario del 2008, si assentarono dal lavoro il 13% degli statali. Come a dire che in questa circostanza le adesioni si sono fermate a meno di un terzo rispetto a dodici anni fa. Si tratta di cifre provvisorie, ma quelle definitive non dovrebbero discostarsi di molto. I sindacati hanno scelto di non dare proprie percentuali, pur parlando di «adesione alta».

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La giornata

La giornata è stata contrassegnata dalla polemica tra il ministro Fabiana Dadone e le parti sociali.

In cima alle rivendicazioni ci sono le risorse per i contratti e le assunzioni. L'età media dei dipendenti pubblici è di 53 anni e viene chiesto un piano straordinario di ingressi perché sono 500 mila i lavoratori che verranno a mancare alla Pa nei prossimi anni. I sindacati chiedono poi la stabilizzazione di 350 mila precari, di cui 60 mila solo nella sanità. Un record europeo contro il quale la commissione Ue di Bruxelles ha aperto una procedura d'infrazione contro l'Italia. Quanto ai contratti, il rinnovo è fermo da due anni. E i 400 milioni aggiuntivi messi sul piatto con la manovra, in aggiunta ai 3,4 miliardi già disponibili, garantiscono aumenti medi ritenuti insufficienti. Infine il tema sicurezza. I carichi di lavoro devono essere sostenibili, avvertono i sindacati.

Ieri sono stati garantiti i servizi essenziali mentre la scuola non era interessata dall'agitazione (hanno incrociato le braccia solo i lavoratori impegnati nei nidi e nelle materne). Le lavoratrici ed i lavoratori della Pubblica amministrazione che hanno partecipato si sono astenuti per l'intera giornata o turno di lavoro, con lo slogan Rinnoviamo la Pa, che ha accompagnato l'iniziativa di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. Una giornata, come detto, all'insegna del botta e risposta con la ministra della Pa, Dadone, che vedrà oggi i sindacati. Una convocazione dagli stessi considerata «tardiva» («la responsabilità dello sciopero è di chi non ha trovato tempo dal 20 ottobre, giorno della proclamazione dello stato di agitazione») e che per il momento non ha avvicinato le posizioni. La ministra conferma «la difficoltà di riuscire a reperire un incremento delle risorse», per il rinnovo dei contratti della Pa, come richiesto dai sindacati. «Quello che possiamo fare allo stato attuale per andare incontro a chi guadagna di meno ha detto Dadone è dire che, all'interno dei 400 milioni stanziati, che si aggiungono ai 3,2 miliardi della precedente manovra, i 270 milioni dell'indice perequativo vengano destinati a chi guadagna di meno». Parole che vengono respinte dai sindacati, secondo il quali «è già così per effetto delle scelte che i sindacati hanno fatto nella tornata precedente, introducendo l'elemento perequativo. Lei non se ne era minimamente preoccupata e se non avessimo proclamato lo sciopero anche quelle risorse sarebbero state sottratte dalle buste paga attuali di tutti i dipendenti pubblici.


Le reazioni

 

In vista dell'incontro in programma in queste ore il ministro sposta il punto sulla valorizzazione del personale: «Se la questione si riassume soltanto in dare più risorse o non dare più risorse trovo che sia riduttivo anche l'effetto dello sciopero stesso: si cala la maschera» ha avvertito Dadone. Duro il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan: «Il ministro ha detto cose con tante contraddizioni. Non ci sono le assunzioni richieste e gli interventi di sicurezza per i lavoratori e le lavoratrici e dimentica che i pubblici dipendenti sono stati 12 anni senza rinnovo del contratto». «La dignità dei lavoratori e delle lavoratrici sottolinea il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, - passa attraverso una redistribuzione della ricchezza e per fare questo serve rinnovare i contratti».

 

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