Statali, più controlli per lo smart working e aumento stipendi di 107 euro

Statali, più controlli per lo smart working
Statali, più controlli per lo smart working
di Francesco Bisozzi
Mercoledì 10 Marzo 2021, 23:21 - Ultimo agg. 11 Marzo, 16:38
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La Pa riparte dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Dal riavvio della stagione contrattuale: domani l’incontro all’Aran con i sindacati per avviare in tempi brevi il negoziato. E da una revisione del lavoro agile nel settore pubblico in ottica post-emergenziale. 

Nel patto sugli statali firmato ieri a Palazzo Chigi dal premier Mario Draghi, dal ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta e da Cgil, Cisl e Uil, trovano spazio oltre al rinnovo del contratto e al lavoro agile, anche la revisione dei sistemi di classificazione professionale, il tema della formazione e della riqualificazione, le relazioni sindacali e il welfare contrattuale.

Obiettivo, rendere la Pa un motore della ripresa, attraverso la semplificazione dei processi, la digitalizzazione e gli investimenti in capitale umano. Così il premier: «Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società, c’è molto da fare, la pandemia e il piano di rilancio e resilienza richiedono nuove professionalità e nuove forme di lavoro. Nuove professionalità richiedono investimenti e nuove regole. Se la Pa non funziona la società risulta più fragile e ingiusta». Il ministro della Pa Renato Brunetta ha ringraziato il presidente del Consiglio per aver valorizzato l’accordo con la sua firma e ha sottolineato che il patto inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali: «Va costruito un Piano nazionale di Recovery e resilienza che investa sullo Stato e sui suoi servitori. Le confederazioni sindacali sono state convocate domani e questo per noi è il miglior segno di ripartenza». 

Lo sblocco dei rinnovi interessa 3,2 milioni di dipendenti pubblici che vanno verso un aumento medio di circa 107 euro, al lordo dell’elemento perequativo, il bonus per i redditi bassi destinato a confluire nella retribuzione fondamentale dei lavoratori. Ma il patto sugli statali, al pari di quello storico sulla politica dei redditi e lo sviluppo firmato nell’estate del 1993 da Carlo Azeglio Ciampi e le parti sociali, guarda oltre e punta ad avviare un ambizioso percorso di costruzione, con al centro la Pubblica amministrazione e di conseguenza anche il Paese.

In questo percorso avrà la precedenza anche la revisione dello smart working, chiamato a superare l’attuale assetto emergenziale e destinato a ricoprire una posizione centrale nel negoziato per il rinnovo del contratti visto che bisognerà dargli una disciplina che da un lato garantisca trasparenza, produttività e raggiungimento dei risultati e dall’altro una serie di diritti ai lavoratori da remoto, come quello alla disconnessione, alla formazione e alla protezione dei dati personali. Sotto esame i Pola, i piani organizzativi per il lavoro agile voluti dall’ex ministra Fabiana Dadone e che la Commissione tecnica del nuovo Osservatorio nazionale del lavoro agile a marzo ha iniziato valutare per stabilire il loro livello di efficacia. I Pola hanno lo scopo di far lavorare da remoto almeno il 60 per cento dei dipendenti pubblici smartabili di un’amministrazione. Per quelle che per via di limiti oggettivi non riusciranno a raggiungere questo traguardo non è escluso tuttavia che verranno pensati piani per lo smart working tagliati su misura, anche con l’aiuto degli esperti dell’Osservatorio sul lavoro agile. Ma per diffondere il lavoro agile senza mettere a repentaglio la produttività bisognerà investire in modo massiccio sulla formazione: saranno disegnate politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento alle competenze informatiche e digitali e a specifiche competenze avanzate di carattere professionale. Dulcis in fundo, nel patto si legge che «saranno implementati gli istituti di welfare contrattuale, anche con riferimento al sostegno alla genitorialità e all’estensione al pubblico impiego delle agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato per la previdenza complementare e i sistemi di premialità».

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L’accordo per adesso è solo una cornice all’interno della quale iniziare a lavorare, ma fa già intravedere quello che potrebbe diventare la Pa quando l’emergenza sarà alle spalle. Soddisfatte le organizzazioni rappresentative del pubblico impiego. 

Per il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, si tratta di un passo importante: «Bene la scelta di investire sull’innovazione del lavoro pubblico e sulla formazione». Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra parla di accordo strategico non solo per il futuro del lavoro pubblico ma anche per il Paese e sottolinea che il patto offre «le condizioni per rilanciare l’occupazione, rinnovare i contratti e disciplinare le forme di lavoro agile». Sulla stessa linea d’onda il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri: «In questo accordo sono previste delle scelte strategiche che servono a identificare la richiesta di fondi in arrivo dal Next Generation Eu». 

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