Stellantis, nuovo contratto: ​al Sud segnali di ripresa

Aumenti salariali di 200 euro nel biennio: Pomigliano punta a un secondo turno per la Panda

Aumenti di 200 euro nel biennio
Aumenti di 200 euro nel biennio
di Nando Santonastaso
Giovedì 9 Marzo 2023, 00:00 - Ultimo agg. 18:01
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Ha un ricasco soprattutto per il Sud il rinnovo del contratto di primo livello per i lavoratori di Stellantis (e di Cnh Industrial, Iveco e Ferrari) che dal 2011 non applica più il contratto dei metalmeccanici. È dagli stabilimenti meridionali di Melfi, Pomigliano e Cassino che proviene ormai quasi il 60% della produzione di autoveicoli ex Fca in Italia che a fine 2022 è riuscita a superare dell’1,8% la quota 2021 tra auto e furgoni commerciali, pur registrando volumi ancora inferiori rispetto al 2019.

E se si considera che a beneficiare dell’intesa siglata ieri a Torino dai sindacati Fim Cisl, Uilm, Fismic, Uglm e AQFCR (la Fiom come previsto non ha firmato) saranno anche i lavoratori di Pratola Serra, in Irpinia, dove si realizzeranno i motori diesel Eco 7 destinati a tutti i veicoli commerciali del Gruppo Stellantis, nonché quelli della Sevel di Chieti (furgoni) e della costruenda Gigafactory di Termoli, in Molise (batterie), per non parlare dei siti di Nola e Foggia, si comprende ancora meglio il peso “meridionale” dell’accordo. 

Il rinnovo contrattuale prevede nel biennio 2023-24 aumenti salariali mensili di 207 euro (i primi 119 euro saranno disponibili sin dalla busta paga di marzo), per un totale di circa 4.300 euro medi a dipendente.

Per il 2023 è prevista inoltre una «una tantum» di 400 euro in due tranche e, da maggio, 200 euro netti di flexible benefit spendibili nella piattaforma welfare Cnh, Iveco, Stellantis e in buoni carburanti per Ferrari. 

Forte, soprattutto, la risposta in termini di tutela dei salari dall’inflazione, un più 11% di aumento dei minimi che fa storia in Italia e al quale ha lavorato con impegno anche la parte industriale del tavolo di trattativa. Non a caso, il primo contratto dell’era Stellantis, che interessa complessivamente circa 70mila lavoratori di cui 47mila impegnati nei soli siti Stellantis, viene definito «il più importante risultato del sindacato in Italia nella contrattazione in tempi di inflazione» da Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl. «Un rinnovo importantissimo per la vita degli stabilimenti italiani, in una fase delicatissima di transizione ecologica e ambientale», aggiunge Rocco Palombella, leader della Uilm, riferendosi alle incognite sul passaggio al motore elettrico che restano comunque sullo sfondo. Di sicuro si tratta di un precedente significativo per il prossimo rinnovo contrattuale in arrivo, quello dei metalmeccanici: difficile immaginare che non se ne terrà conto al tavolo negoziale. 

Gli aumenti salariali, ma non solo. Dagli stabilimenti meridionali di Stellantis arrivano anche altri segnali che confermerebbero l’inversione di tendenza su produzioni e immatricolazioni registrata negli ultimi 5 mesi in Italia dopo due anni a dir poco complicati. A Pomigliano, ad esempio, si punta ad un secondo turno per la Panda, che resta di gran lunga l’auto più venduta nel Paese, anche se una certa flessibilità rispetto all’utilizzo complessivo della manodopera, impegnata anche sul Suv Tonale destinato pure al mercato Usa, è ormai una costante al “Vico” (al momento peraltro non è stato ancora possibile saturare tutti i lavoratori eliminando il ricorso alla Cassa integrazione). A Melfi invece è già in corso la modifica dell’impianto di verniciatura, che sarà interamente robotizzato, in vista dell’avvio della produzione il prossimo anno dei 4 nuovi modelli interamente elettrici previsti dal piano industriale, uno a testa e all’anno per Peugeot, Opel, Citroen e Lancia

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Detto di Pratola Serra, il cui rilancio è stato confermato anche di recente con una mission in grado di garantire stabilità occupazionale per i prossimi anni (di fatto sarà l’unico impianto di motoristica diesel per tutti i marchi commerciali Stellantis, circa 630mila motori) cresce l’attesa per l’impianto di batterie di Termoli, che dovrebbe essere pronto nel 2026. Coperta per circa 600 milioni dallo Stato italiano su un investimento complessivo di circa un miliardo di euro, la Gigafactory è una delle tre progettate da Stellantis in Europa (le altre due in Francia e Germania verranno inaugurate prima). Decisamente importante la scelta italiana se si considera che il gruppo guidato da Carlos Tavares produce più auto in Spagna che da noi. 

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