Lavoro, ripresa al Sud ​grazie alle costruzioni: addetti in aumento del 13,2%

Lavoro, ripresa al Sud grazie alle costruzioni: addetti in aumento del 13,2%
di Nando Santonastaso
Venerdì 4 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 5 Novembre, 09:31
5 Minuti di Lettura

L’effetto ecobonus, certamente. E con esso anche appalti importanti come i nuovi lotti della Napoli-Bari ad Alta velocità ferroviaria, l’opera pubblica più importante in corso di realizzazione nel Mezzogiorno. O i primi cantieri territoriali previsti dal Pnrr. Di sicuro è dalle costruzioni che arriva la spinta maggiore all’occupazione al Sud di questi tempi, insieme al turismo. Ma che fosse anche la più consistente per il settore a livello nazionale è una novità assoluta. «L’effetto sull’occupazione è più forte nel Mezzogiorno dove le attivazioni nette di nuovi posti di lavoro sono sostenute dalle costruzioni che, insieme al turismo, vi contribuiscono per quattro quinti», spiega Giovanni Pelazzi, presidente di Argenta Soa, una delle principali società che certifica le aziende per la partecipazione alle gare pubbliche. Il dato emerge dall’analisi del Centro studi presentata ieri, nel giorno peraltro in cui l’Istat certifica un rimbalzo dei nuovi occupati (sia pure frenato dai numeri relativi ai giovani) e alla vigilia della due giorni organizzata a Positano dai giovani costruttori dell’Ance (ci saranno tra gli altri la presidente nazionale Federica Bancaccio, il viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami con i sottosegretari Tullio Ferrante e Federico Freni). 

I nuovi occupati sono per lo più lavoratori dipendenti che incidono per oltre due terzi sul dato complessivo. I numeri: quelli di Argenta Soa unitamente al monitoraggio di ottobre 2022 dei costruttori edili dell’Ance parlano di 489mila occupati al Sud, il 13,2 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre la media nazionale “si ferma” al 10,2% (con il Nord al 6,6%).

I lavoratori dipendenti meridionali ammontano a 368mila circa, con un incremento del 18,6%, il più alto in assoluto tra le macroaree (il Nord è a +5,4%). Complessivamente, si conferma la tendenza alla ripresa del comparto dopo i due anni bui della pandemia (anche se sarà difficile recuperare tutti i 600mila posti persi, oltre un terzo dei quali nel Sud) ma è la buona performance meridionale a fare notizia. Che questa spinta possa non esaurirsi a breve non è scontato anche se molto dipenderà da vari fattori, e da uno in particolare, il Pnrr. Secondo le stime di Ance e Confindustria, il Mezzogiorno potrà infatti beneficiare di 44,8 miliardi di euro per investimenti di interesse per il settore delle costruzioni, pari al 41,4% del totale disponibile per l’edilizia a livello nazionale (108 miliardi sul totale di 222 miliardi), e al 55% delle risorse complessivamente destinate al Sud nel Pnrr (82 miliardi). Se tutto andasse per il verso giusto, a partire dal 2023 – definito non a caso l’anno dei cantieri finanziati dal Piano – il consolidamento del settore potrebbe dirsi piuttosto certo. 

Ma è tutto oro quello che luccica? Dice Pelazzi: «Il settore delle costruzioni negli ultimi mesi ha dato un importante contributo alla tenuta occupazionale ma ci sono criticità all’orizzonte. Il comparto sta soffrendo molto per il caro materiali ed il caro energia e c’è una marcata esigenza di formare nuove figure professionali per posizioni attualmente scoperte. L’altra grande sfida è legata all’uscita per pensionamento nei prossimi cinque anni di circa 165 mila addetti delle costruzioni che dovranno essere sostituiti». È vero che l’impiego di giovani nel settore è aumentato del 19,9% in un anno e ha riguardato l’assunzione di 55mila persone di età inferiore ai 34 anni ma non può bastare in queste dimensioni di fronte all’uscita di tanti senior. Non è un caso che le previsioni della ricerca Excelsior di Unioncamere e Istituto Tagliacarne parlano di un fabbisogno occupazionale in Italia, nel settore delle costruzioni, tra 30mila e 45mila occupati nel breve periodo. E che le imprese segnalano gravi difficoltà nel reperire la manodopera necessaria anche perché l’età media nel comparto è piuttosto elevata (quasi il 9% degli addetti ha più di 60 anni e il 45% ha un’età compresa tra i 45 e i 59 anni).  

Video

Ma intanto anche al Sud è indubbio che nonostante l’incertezza derivante dalla guerra in Ucraina e dal rialzo dei prezzi dell’energia, tra tutti i macrosettori è proprio quello delle costruzioni ad avere contribuito alla ripresa del mercato del lavoro. Secondo le elaborazioni del Centro Studi di Argenta Soa su dati di Contabilità Nazionale, nel secondo trimestre del 2022 erano impiegati nel settore delle costruzioni circa 1,6 milioni di persone: «Rispetto al livello pre-Covid (quarto trimestre 2019) - spiega Pelazzi - si tratta di un incremento del 19,4% che in termini di numero di occupati corrisponde a circa 255 mila nuovi lavoratori rispetto a fine 2019, contro una diminuzione nei servizi di quasi 130mila unità, di un calo di 35 mila occupati nell’agricoltura e di un leggero recupero dei livelli di occupazione nell’industria in senso stretto». Morale: nonostante i nuvoloni che si addensano all’orizzonte (inflazione, rischio recessione, materie prime ecc.) l’aumento dell’occupazione nelle costruzioni ha più che compensato la diminuzione del numero di occupati negli altri comparti. Alzi la mano chi solo un anno fa lo aveva previsto. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA