Assunzioni, la beffa degli sgravi: sono del Sud ma vanno al Nord

Assunzioni, la beffa degli sgravi: sono del Sud ma vanno al Nord
di Nando Santonastaso
Sabato 16 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 19:15
4 Minuti di Lettura

Per le aziende meridionali che assumono lavoratori in somministrazione, attraverso le apposite Agenzie, la possibilità di accedere alla decontribuzione Sud, il taglio del 30% del costo del lavoro introdotto dal decreto Agosto 2020, non dipende dalla sede del lavoro ma da quella dell’Agenzia. Non ne avranno diritto cioè se l’Agenzia, come capita per le più grandi (Adecco, Mainpower, ecc.) ha la sede centrale al Nord mentre potranno goderne le imprese del Nord se si avvalgono di un’Agenzia che abbia “formalmente incardinato” il lavoratore al Sud, ovvero che abbia sede al Sud. Il paradosso può verificarsi in base ad una recentissima circolare dell’Inps, la numero 72 del 2021, “di chiarimento” sull’applicazione dell’esonero contributivo, scattato l’1 ottobre scorso e destinato a restare in vigore almeno fino al 30 giugno di quest’anno, in attesa che l’Ue autorizzi l’Italia a renderlo strutturale, come già previsto peraltro dall’attuale legge di Bilancio su proposta del ministro Provenzano
L’Istituto di previdenza ritiene che «il beneficio non possa essere riconosciuto allorquando il lavoratore in somministrazione, pur svolgendo la propria attività lavorativa in unità operative dell’azienda ubicate nelle aree svantaggiate, sia formalmente incardinato presso un’agenzia in somministrazione di una regione diversa da quelle ammesse ad usufruire dello sgravio».

Video

Un’interpretazione che lascia a dir poco perplessi, anche perché finora per tutti gli sgravi o incentivi legati alle assunzioni sembrava valere il principio generale in base al quale a beneficiarne doveva essere l’utilizzatore finale, ovvero l’azienda. Il ministero del Lavoro e lo stesso Inps per situazioni analoghe in passato non avevano avuto dubbi.

Ora invece è la sede dell’intermediario a determinare la concessione della decontribuzione, autentica novità per le aziende del Mezzogiorno che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe anche aprire uno spiraglio per nuove assunzioni, utilizzando il risparmio sul costo del lavoro. La circolare riguarda come detto i soli lavoratori in somministrazione che rappresentano circa il 3% del bacino totale di occupati del Paese ma non sono sicuramente poche decine: nel 2019, l’ultimo anno utile per certe statistiche sul mercato del lavoro attivo, si calcola che almeno 100mila lavoratori di questa fattispecie abbiano ottenuto un contratto a tempo indeterminato. Ma sono stati almeno 800mila i contatti (le persone fisiche cioè) presso le Agenzie e la media mensile dei contratti (che possono essere indeterminati o a tempo, durare un giorno cioè o un mese o di più a seconda delle specifiche esigenze) è stata di 380-400mila. Sul piano territoriale, è il Nord ad assorbire circa il 55% dei lavoratori assunti in somministrazione, mentre il 25% trova occupazione al Sud e il restante 20% nelle regioni del Centro.

Non si tratta insomma di numeri trascurabili ma a prescindere da quest’aspetto, è l’interpretazione in sé che rischia di aprire casi a dir poco singolari o imbarazzanti. Basti pensare ad un’azienda costretta a dover differenziare i lavoratori assunti in base alla diversa sede delle Agenzie di somministrazione di provenienza. Per non parlare della diversità di rapporto che fatalmente emergerebbe tra i lavoratori assunti direttamente e quelli che pur svolgendo le stesse mansioni non possono permettere all’azienda di accedere alla decontribuzione perché assunti da Agenzie non del Sud. Di sicuro a rimetterci è la credibilità di una norma che ha fatto storcere il naso a molti industriali del Nord ma che ha vinto il tabù della fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, e che non a caso ha trovato anche presso la Commissione europea un primo incoraggiante sostegno. In tempi di crisi di governo e di instabilità politica non è una notizia di poco conto, specie se per le prospettive di ripresa del Mezzogiorno, il vero motore del Next generation Eu secondo quanto stabilito da Bruxelles, non è stata neanche l’unica del 2020, tra legge di Bilancio e Piano Sud 2030. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA