Alta velocità, reti idriche e fibra ottica: il Recovery punta a ridurre il divario

Alta velocità, reti idriche e fibra ottica: il Recovery punta a ridurre il divario
di Nando Santonastaso
Venerdì 9 Aprile 2021, 07:33 - Ultimo agg. 10 Aprile, 12:33
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Alta velocità per passeggeri e merci ma senza Ponte sullo Stretto, almeno per ora; collegamenti ferroviari per agganciare porti e retroporti alle grandi reti nazionali, nell'ambito di un più ampio sviluppo dell'economia del mare anche in chiave di sostenibilità ambientale; la diffusione della fibra ottica ovunque per ridurre il digital divide che rallenta scuole, imprese, la vita dei cittadini. E ancora, incentivi per coinvolgere sempre di più i privati nelle attività di ricerca, interventi per potenziare e normalizzare le reti idriche specie in funzione di prevenzione dei dissesti idrogeologici, la rigenerazione dell'edilizia residenziale e pubblica per ridurre le aree di degrado e di emarginazione che corrispondono alle periferie delle grandi città. Passo dopo passo, prende corpo la priorità trasversale Mezzogiorno nel Pnrr, come ha spiegato il premier Draghi alle Regioni nell'incontro di ieri nel quale il governatore campano Vincenzo De Luca ha rinnovato le richieste di abolizione del reato di abuso di ufficio per gli amministratori pubblici e di revisione dei fondi assegnati alla sanità della Campania, penalizzata anche da un numero di vaccini, ha detto, non legato alla popolazione. Si conferma, dunque, come sottolineato ieri dal Mattino, che saranno gli investimenti sui progetti di sistema gli unici a trovare spazio nel testo definitivo del Recovery Plan che l'Italia dovrà inviare a Bruxelles entro fine mese. Non più progetti isolati insomma, o fini a loro stessi, ma capaci di spalmarsi su aree ampie, in modo da garantire agli investimenti realizzati con le risorse europee un effetto più concreto e diffuso.

Una scelta metodologica di fondo, in altre parole, che ovviamente può avere anche dei limiti. Nel senso che dovrà tener conto della capacità del Mezzogiorno non solo di tenere il passo con i tempi piuttosto stringati indicati all'Ue ma anche di cogliere le opportunità che già sono in campo. Per fare un esempio: l'utilizzo del superbonus al 110% in edilizia, che sarà sicuramente uno dei passaggi chiave del Pnrr, al momento vede il Sud molto indietro mentre al Nord le pratiche avviate e i cantieri aperti sono già numerosi. Se questo ritardo non verrà colmato rapidamente o quanto meno ridotto, i contraccolpi anche in questo caso trasversali - per il sistema sociale ed economico meridionale non saranno affatto trascurabili: basti pensare ai ricaschi in termini di filiera dell'edilizia, di risparmio della bolletta energetica per le famiglie, di benessere urbano e di qualità della vita che questo tipo di sgravio indubbiamente favorisce.


È solo un esempio, ma dà il senso di ciò che si sta valutando a livello di governo per evitare che la destinazione di risorse al Sud per ognuna delle sei missioni del Pnrr non corrisponda ad una spesa certa e completa (del resto, se così non sarà l'Ue non rimborserà mai i soldi anticipati dall'Italia). Di sicuro sono ore decisive, queste, per verificare la reale possibilità di assegnazione al Mezzogiorno di una quota di fondi superiore al 34%, come il ministro dell'Economia, Franco, ha peraltro confermato di recente anche in Parlamento. È vero - e anche questo si è più volte sottolineato in sede di governo - che non basteranno le risorse del Pnrr a eliminare il divario e che sul piatto delle risorse ci sono anche quelle per almeno altri 100 miliardi in chiave Sud dei Fondi strutturali europei 2021-2027, delle ultime tre annualità dell'attuale ciclo 2014-2020 e del Fondo sviluppo coesione su cui dirottare le proposte accantonate, per così dire, in prima battuta. Ma è altrettanto vero che l'impatto del Next Generation Eu sul Mezzogiorno dipenderà anche dalla qualità delle progettualità richieste. Anche perché, come peraltro avviene per tutti i fondi europei, pure stavolta per l'assegnazione delle risorse si dovrà procedere con appositi bandi e dunque affidare la loro gestione alla pubblica amministrazione locale. Un nodo, quest'ultimo, che avrà il suo peso e che l'arrivo se tutto andrà bene dei 2800 nuovi tecnici assegnati agli enti locali meridionali con il concorso appena bandito dovrebbe rendere meno problematico. È dunque inevitabile, per quanto almeno è dato di sapere oggi, che la migliore sinergia tra governo, Regioni ed enti locali, questi ultimi anche e soprattutto nella loro funzione di enti attuatori, sarà a dir poco indispensabile.
Detto ciò, sembra confermato che nel Recovery Plan verranno indicate, missione per missione, le ricadute attese per il Mezzogiorno e sarà più difficile, probabilmente, trovare progetti specifici se non quelli relativi ai grandi investimenti come nel caso dei trasporti o della digitalizzazione.

Ma questa potrebbe essere anche un'ulteriore opportunità: nel senso che provare a investire da parte dei territori sulle ricadute garantite dalla banda larga o dall'alta velocità o dal rilancio del sistema portuale attraverso il Next Generation Eu avrebbe un valore aggiunto enorme. Significherebbe, cioè, stare al passo con lo scenario di cambiamento che il governo proverà a tracciare ancor più nel dettaglio nei prossimi giorni e non arrivare ancora una volta in ritardo.

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