L'obiettivo di garantire ai migranti impiegati in agricoltura diritti e dignità è ancora lontano, soprattutto nel mMzzogiorno. Il piano triennale 2020-2022 contro il caporalato ha portato alcuni risultati, ma i numeri dimostrano che è illusorio pensare che la battaglia sia ormai vinta. Lo fa notare Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro, sulla base del rapporto pubblicato dal ministero del lavoro e dall'Anci che getta luce sullo sfruttamento e sull'illegalità che colpiscono l'anello più debole della filiera produttiva, i braccianti stranieri.
«Il fenomeno assume contorni preoccupanti nelle regioni del sud, dove si trova il più alto numero di ghetti o piccoli insediamenti non autorizzati. -dichiara Tiso- Al primo posto c'è la Puglia, seguita da Sicilia, Calabria e Campania . Lo sfruttamento della manodopera immigrata-continua il presidente Confeuro- è una pratica purtroppo consolidata in alcune aree del nostro paese e per questo -aggiunge- è necessario il massimo impegno per sradicarla una volta per tutte. Grazie ai fondi del Pnrr sono ora disponibili maggiori risorse per proseguire l'azione di contrasto all'illegalità e oltre ai diritti fondamentali, sarà però essenziale assicurare a tutti i lavoratori anche retribuzioni che consentano loro di vivere in modo dignitoso» conclude.
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