Superbonus con troppi vincoli: rinunciano 9 milioni di famiglie

Superbonus con troppi vincoli: rinunciano 9 milioni di famiglie
Superbonus con troppi vincoli: rinunciano 9 milioni di famiglie
di Roberta Amoruso
Mercoledì 21 Luglio 2021, 22:03 - Ultimo agg. 23 Luglio, 17:35
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In oltre un anno dalla sua nascita e a metà della sua vita potenziale, almeno sulla carta, il Superbonus 110% ha speso meno del 20% della sua dote da 18 miliardi e ha perso l’80% dei suoi seguaci originari per la strada. Troppi paletti e troppe incognite. Un dedalo di adempimenti e requisiti per le agevolazioni fiscali legate al superefficientamento energetico che si infrangono contro la nebbia fitta che avvolge anche tempi e modalità per la cessione del credito, un volano indispensabile per lo stesso Superbonus, in mano alle banche che però devono fare i conti anche con la fragilità di imprese più piccole. È dunque una misura al rallentatore, frenata dalla burocrazia e dall’incertezza quella fotografata dall’ultima analisi di Nomisma. 

Così, proprio mentre il mondo dell’edilizia riesce a strappare una promessa dal ministro Enrico Giovannini per la tanto agognata proroga della misura al 2023 - ma in sede di legge di Bilancio - si registra un primo «effetto di rassegnazione e scoraggiamento» da parte delle famiglie, dice Nomisma. «Il quadro attuale mostra un percorso ad ostacoli» in cui crescono gli interventi «ma non con la velocità attesa», spiega l’analisi del 110% Monitor, l’osservatorio trimestrale lanciato da Nomisma e curato da Marco Marcatili, responsabile della sezione Sviluppo e sostenibilità dell’istituto.

Sulle famiglie interessate alla misura pesano, in particolare, «l’incertezza sulle decisioni normative, l’inadeguatezza delle informazioni da parte degli operatori, le difficoltà riscontrate dalle imprese dovute all’aumento dei prezzi e il fatto che abusi anche minimi possono impedire l’avvio delle operazioni». 

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In base allo studio dell’istituto di ricerca bolognese emerge chiaramente come «il numero di famiglie potenzialmente interessate a usufruire del Superbonus abbia subito un calo drastico.

Erano 10,5 milioni a maggio 2020, si sono ridotte a 9 milioni a giugno 2021. Ma il dato più sorprendente, secondo Marcatali, è che soltanto 2,3 milioni di famiglie stanno in definitiva avviando davvero azioni concrete. Troppo poco. Così come risulta esiguo il numero di cantieri aperti, poco più di 14.450 - per un importo lavori di 1,66 miliardi relativi a 1.380 condomini, di fatto il 10% del totale su tutto il territorio nazionale. Lo stesso osservatorio mostra come ben 9,4 milioni di famiglie non siano del tutto interessate alla misura, mentre altri 4 milioni sono interessate, ma ancora ferme, in stand-by, in attesa di maggiori certezze. A questo si aggiunge che il 40% degli interventi si concentra sulle abitazioni singole.

Il risultato? «Da un lato - spiega l’esperto - il Superbonus rischia di inasprire alcune iniquità territoriali, data la concentrazione attuale degli interventi in Lombardia, Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna, regioni più equipaggiate per gestire amministrativamente e sul piano realizzativo gli interventi, con conseguente penalizzazione dei territori meno equipaggiati, come Molise, Basilicata, Umbria e Abruzzo». Dall’altro la misura «rischierebbe di regalare valore immobiliare solo a chi già lo ha». Eppure, l’ambizione era di dare una svolta netta verso l’efficientamento degli edifici, ma anche una scossa al settore dell’edilizia, e quindi all’economia di tutto il Paese. Considerando il moltiplicatore medio applicato al settore, quei 18 miliardi stanziati dal governo potrebbero avere un impatto sul Pil di almeno 45-50 miliardi. Dunque, servono correttivi per alimentare la fiducia di famiglie e imprese. 

In particolare Nomisma avanza alcune proposte: a partire da una operazione sblocca-contratti in attesa della conferma di proroga al 2023, accompagnata dalla certezza sulla cessione del credito, fino all’attenuazione delle distorsioni di mercato, con un controlla-prezzi sulle materie prime, e l’introduzione di aliquote differenziate a seconda dei condomini, che permettano anche ai contesti più “difficili” di usufruirne. 

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