Superbonus, cosa succede ora? Versamenti fiscali: quote alle banche per l’acquisto dei crediti bloccati

La proposta congiunta messa a punto da Abi e Ance prevede l’utilizzo dei pagamenti con l’f24

Superbonus, cosa succede ora? Versamenti fiscali: quote alle banche per l’acquisto dei crediti bloccati
Superbonus, cosa succede ora? Versamenti fiscali: quote alle banche per l’acquisto dei crediti bloccati
di Rosario Dimito e Jacopo Orsini
Venerdì 17 Febbraio 2023, 21:46 - Ultimo agg. 21 Marzo, 18:16
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Lo stop deciso dal governo a cessione del credito e sconto in fattura rischia di bloccare il mercato delle ristrutturazioni edilizie e mette a rischio la sopravvivenza di migliaia di imprese. D’altra parte le agevolazioni già concesse al 31 dicembre scorso ammontavano a 105 miliardi di euro. E a marzo è probabile che questa somma salga oltre quota 110 miliardi. Una cifra astronomica che rischiava di prosciugare la cassa dello Stato. Da qui la decisione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di tirare una riga e fermare tutto. 
Ora però, messe in sicurezza le entrate del Tesoro, il rischio è quello di mettere in crisi un settore che con il superbonus aveva conosciuto un vero e proprio boom. Il blocco del governo rischia infatti di fermare un mercato arrivato a marciare al ritmo di 200mila interventi l’anno. Le ristrutturazioni edilizie infatti da ora in poi non si potranno più fare usando l’opzione della cessione del credito o dello sconto in fattura. Sarà possibile solo chiedere la detrazione fiscale attraverso la dichiarazione dei redditi: le spese andranno dunque pagate interamente subito e solo dopo potranno poi essere detratte dalle tasse, con una percentuale che varia in base al tipo di bonus e ripartita su più anni (5 o 10). 

LE STIME

L’opzione dello sconto o della cessione resta per chi ha già avviato i cantieri. Ma l’Ance avverte che per i lavori già partiti questa possibilità è attiva solo in teoria ma bloccata di fatto perché nessuno è in grado di monetizzare i crediti. Sempre l’Ance stima prudenzialmente uno stock di agevolazioni fiscali incagliate per 15 miliardi: considerato che ogni miliardo di crediti fermo produca il blocco di circa 6.000 interventi, con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati, si avrebbero - sempre secondo le stime dei costruttori - 25.000 imprese fallite e problemi per 90 mila cantieri.
Da qui la proposta suggerita da Ance e Abi al governo, dopo alcune interlocuzioni già avviate dall’altro ieri, di utilizzare una parte della liquidità prodotta dal flusso dei pagamenti degli F24.

Le organizzazioni delle imprese si vedranno lunedì a palazzo Chigi con l’esecutivo per cercare di trovare una soluzione. E a quel tavolo i rappresentanti delle banche e dei costruttori proveranno a convincere l’esecutivo a sposare la loro proposta. Abi e Ance ieri in una nota hanno chiesto una «misura tempestiva» che consenta «immediatamente alle banche di ampliare la propria capacità di acquisto utilizzando una parte dei debiti fiscali raccolti con gli F24, compensandoli con i crediti da bonus edilizi ceduti dalle imprese e acquisiti dalle banche».

In sostanza, secondo la proposta delle due associazioni, si tratterebbe di utilizzare l’1% del flusso di cassa generato dai versamenti dell’F24, grosso modo corrispondente al valore dei crediti fiscali congelati. In questo modo si creerebbe una capienza che le banche potrebbero utilizzare per acquisire i crediti dalle imprese e far ripartire il mercato. «I crediti sono nel cassetto fiscale delle aziende ma nessuno è in grado di trasformarli in moneta. Le imprese non hanno liquidità, non riescono a pagare i fornitori e rischiano di fallire», è l’allarme dell’Ance.
Il decreto varato l’altro ieri dal governo intanto ha rimosso un altro ostacolo che aveva frenato l’acquisto dei crediti fiscali da parte delle imprese. Chi li comprerà, o li ha già comprati, non risponderà infatti di eventuali truffe in solido con chi li ha venduti, come invece rischiava di fare finora. Per evitare di finire coinvolti in una truffa commessa da chi ha venduto il credito si dovrà però dimostrare di essere in possesso di una serie di documenti fra cui - come ha specificato l’Abi in una circolare - il titolo edilizio abilitativo degli interventi, la notifica preliminare dell’avvio dei lavori all’azienda sanitaria locale, la visura catastale dell’immobile, le fatture comprovanti le spese sostenute, le asseverazioni. Per le imprese intenzionate ad acquistare crediti fiscali dalle banche, basterà farsi rilasciare un’attestazione dall’istituto di credito del possesso di questa documentazione. La norma dovrebbe permettere alle banche di cedere i crediti fiscali alle imprese, liberando spazio per nuove operazioni e contribuendo così a far ripartire i cantieri bloccati.

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