Superbonus, Cdp in campo sulla cessione dei crediti. Spunta l’ipotesi di “cartolarizzazione” della quota bloccata

Oltre all’Abi anche la Sace al tavolo convocato per domani a Palazzo Chigi

Superbonus, Cdp in campo sulla cessione dei crediti. Spunta l’ipotesi di “cartolarizzazione” della quota bloccata
Superbonus, Cdp in campo sulla cessione dei crediti. Spunta l’ipotesi di “cartolarizzazione” della quota bloccata
di Andrea Bulleri
Sabato 18 Febbraio 2023, 23:11 - Ultimo agg. 20 Febbraio, 09:24
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«Nessuno ha la bacchetta magica». Tradotto: intervenire di nuovo sul Superbonus per andare incontro ai desiderata delle imprese edili (e di una parte delle maggioranza, Forza Italia in primis) non sarà affatto semplice. Ma il governo, consapevole delle difficoltà in cui il blocco dei crediti fiscali del Bonus 110% potrebbe spingere molte aziende del settore, è intenzionato comunque a provarci. Va in questa direzione il tavolo convocato per domani pomeriggio a Palazzo Chigi tra l’esecutivo e le associazioni di categoria dei costruttori, al quale parteciperanno anche rappresentanti di Abi, Cassa depositi e prestiti e Sace. E proprio queste ultime due, secondo quanto trapela, potrebbero svolgere un ruolo chiave per trovare una via d’uscita all’impasse. Lo conferma al Messaggero il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Che assicura: «Il governo troverà una soluzione».

Superbonus ma non solo: ristrutturazioni ed ecobonus, tutti gli incentivi bloccati dopo lo stop alla cessione del credito (resta solo la detrazione)

I MARGINI

I margini per intervenire, ripetono dentro Fratelli d’Italia, sono molto stretti.

Perché il tempo stringe e il ventaglio di opzioni per riparare a un «buco creato da altri» (l’allusione è al governo di Giuseppe Conte) non è così ampio, se non si vuole ingigantire la mole del debito pubblico. «Molti hanno passato il cerino a quelli che venivano dopo, il governo Meloni ha dovuto scegliere: non si poteva rinviare», difende la stretta il ministro dei Rapporti col Parlamento, Luca Ciriani. Secondo cui, in ogni caso, «alcune modifiche al decreto si potranno fare – apre – ma il problema è gigantesco, non poteva essere accantonato. I conti pubblici sono minacciati da una voragine di almeno 110 miliardi. Una questione dolorosa che andava affrontata».

Una delle ipotesi sul tavolo è quella della “cartolarizzazione” dei crediti bloccati. Semplificando un po’, si tratterebbe di cedere i crediti maturati con le ristrutturazioni edilizie del Superbonus a una società creata ad hoc che, per pagarne il prezzo di acquisto, emette obbligazioni, da collocare presso investitori istituzionali. Una soluzione, ipotizzata anche dal capogruppo di FdI a Montecitorio Tommaso Foti, che piace a Forza Italia. Non tutti però, anche dentro FdI, ritengono che sia la strada giusta. Innanzitutto «vanno fatte tutte le verifiche opportune», è la cautela. Soprattutto con la Commissione europea, che in passato (era l’epoca di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia) aveva bocciato questo meccanismo, ritenendo che di fatto producesse nuovo debito. Una perplessità che al governo è ben presente. 

Un’altra strada che si immagina è quella di coinvolgere Sace e Cdp, le due controllate del Tesoro. Come? I dettagli sono ancora da definire (proprio di questo si dovrà discutere al tavolo Palazzo Chigi, dove dal lato dell’esecutivo siederanno il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, i ministri Giorgetti, Urso, Pichetto e il viceministro Leo). Ma c’è chi immagina che le due società pubbliche potrebbero, «in via diretta o indiretta», assorbire almeno una parte di quei 15 miliardi di crediti incagliati di cui le amministrazioni pubbliche, per effetto del decreto, non possono più farsi carico. Di fatto, alleviando le imprese da un peso gravoso.

GLI OSTACOLI

Quel che è certo, in ogni caso, è che la strada non è priva di ostacoli. Più semplice invece, ragiona un esponente di primo piano di FdI, immaginare interventi di contorno «per attutire il colpo», ossia che allevino almeno in parte le sofferenze delle aziende edilizie. Un esempio? «Un affinamento del codice degli appalti, per sveltire i lavori e dare una boccata d’ossigeno al settore. Non risolve il problema, ma aiuta». E se Forza Italia, tramite Maurizio Gasparri, insiste sulla necessità di «utilizzare i fondi del credito d’imposta, attingendo agli F24, per sbloccare i crediti», dal Terzo polo aggiunge un tassello Luigi Marattin. Che chiede di «spostare dal 17 febbraio al 30 marzo la data entro la quale avere Cilas e delibera di condominio per poter accedere alla cessione del credito», così da «dare modo a chi aveva già programmato i lavori di usufruire del regime che lo Stato gli aveva promesso». 

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