Tasse e cartelle esattoriali, le scadenze slittano ad aprile. Altri 10 miliardi di ristori

Tasse e cartelle esattoriali, le scadenze slittano ad aprile. Altri 10 miliardi di ristori
Tasse e cartelle esattoriali, le scadenze slittano ad aprile. Altri 10 miliardi di ristori
di Andrea Bassi
Sabato 21 Novembre 2020, 07:51 - Ultimo agg. 23 Novembre, 07:43
4 Minuti di Lettura

ROMA Altri 10 miliardi. Due subito, per allargare a tutte le nuove zone rosse gli indennizzi alle imprese obbligate a rimanere chiuse a causa dei Dpcm del governo. Poi altri 8 miliardi per un nuovo decreto, il quarto della classe Ristori, per far slittare le scadenze fiscali di novembre e dicembre rimandandole al prossimo 30 aprile. Con un occhio all'evoluzione della pandemia, il governo prepara i due nuovi provvedimenti che ne precederanno un altro ancora che invece dovrebbe arrivare a gennaio.

Decreto Ristori ter, via libera del Cdm

Il primo passo è il varo del terzo decreto.

Un provvedimento da 2 miliardi di euro che era partito da 1,4, poi è aumentato con l'inserimento di 400 milioni da destinare ai Comuni per gli aiuti alimentari e per estendere alle nuove zone rosse tutte le misure previste dal secondo decreto ristori. Dunque gli indennizzi fino al 200% per le imprese chiuse dai Dpcm in base all'elenco dei codici Ateco allegato al provvedimento, ai quali vengono aggiunti i negozi di scarpe; la sospensione del pagamento dell'Iva per le imprese soggette agli Isa, gli indici sintetici di affidabilità.

La cancellazione della seconda rata dell'Imu nel caso in cui il negoziante sia anche proprietario delle mura tra le quali esercita la propria attività. Ed ancora, le detrazioni per gli affitti. E poi i bonus baby sitting da 1.000 euro per i genitori costretti a casa per badare ai figli fino a 12 anni che non possono frequentare le scuole a causa delle chiusure (a patto però che svolgano attività che non possono essere fatte in smart working), al quale si affianca anche il congedo al 50 per cento di stipendio.


Il decreto Ristori quater varrà 8 miliardi


Ma il vero piatto forte sarà il decreto Ristori-quater da 8 miliardi di euro. A tal fine il governo ha chiesto l'autorizzazione ad uno scostamento che sarà votato giovedì dalle Camere, anche se non sarà necessario fare nuovo deficit grazie al buon andamento delle entrate tributarie. In questo provvedimento, grazie soprattutto al pressing di Italia Viva, dovrebbe entrare il rinvio degli acconti Irpef e Ires di novembre, e quelli di Iva e ritenute di dicembre. La nuova scadenza potrebbe essere fissata al 30 aprile del 2021 e dovrebbe riguardare le imprese fino a 50 milioni di fatturato che nel primo semestre del 2020 hanno registrato un calo di fatturato rispetto al 2019 del 33%.

Oltre alle scadenze ordinarie, dovrebbe arrivare lo slittamento anche del pagamento della rata del 10 dicembre della rottamazione delle cartelle e di quella del saldo e stralcio. In questo caso a spingere in questa direzione è soprattutto il Movimento Cinque Stelle.

Nel decreto Ristori-quater ci potrebbero essere anche alcuni indennizzi mirati a sport, spettacolo e turismo. Ma solo se ci sarà la certezza di poterli erogare entro fine anno. Tutto il resto sarà invece rimandato a un quinto decreto ristori che dovrebbe arrivare all'inizio del prossimo anno e che dovrebbe essere finanziato con un nuovo scostamento di bilancio di 15-20 miliardi di euro.

Proprio questa iniezione di extradeficit di inizio 2021 potrebbe consentire, tra l'altro, di liberare almeno in parte i 3,8 miliardi appostati con la manovra in un apposito fondo anti-Covid, pensato per avere pronto un budget da destinare via via alle nuove esigenze delle imprese. Risorse che con il passare delle settimane e l'inasprirsi dei provvedimenti per contenere il contagio sono apparse presto insufficienti e che ora potrebbero essere dirottate su altre misure, da concordare in Parlamento, mentre il Fondo Covid sarebbe sostituito dall'ulteriore decreto ristori 2021. Spunterebbe quindi un tesoretto utile a dare spazio alle modifiche parlamentari e a placare le fibrillazioni che si registrano nella maggioranza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA