Catasto, affitti e risparmi, Draghi: «Le tasse non aumenteranno». Il no di Lega e FI alla delega fiscale

Maggioranza agitata: Lega e FI chiedono un incontro urgente

Draghi: «Catasto, affitti e risparmi, le tasse non aumenteranno». Il no di Lega e FI alla delega fiscale
Draghi: «Catasto, affitti e risparmi, le tasse non aumenteranno». Il no di Lega e FI alla delega fiscale
di Diodato Pirone
Venerdì 8 Aprile 2022, 00:41 - Ultimo agg. 08:56
5 Minuti di Lettura

Se a un tiro di schioppo dall’Italia non fosse in corso una tragica guerra, sarebbe inevitabile parlare di “battaglia sul fisco” per descrivere quanto è accaduto anche ieri nel Parlamento italiano. A scatenare la bagarre è l’esame della delega fiscale, cioè del provvedimento che dovrebbe consentire al governo di Mario Draghi di varare una riforma fiscale complessiva per rendere il prelievo più semplice e più giusto.


I NODI AL PETTINE
Parole che tutti abbiamo sentito pronunciare da decenni ai leaders di tutti i partiti e di tutte le associazioni di categoria. Una retorica che anche questa volta si sta infrangendo contro gli scogli dell’italietta di sempre: consolidati interessi di corporazioni esasperati politicamente dall’avvicinarsi delle elezioni.


Fatto sta che anche ieri la Commissione che sta lavorando alla delega fiscale si è fermata con il suo presidente, il deputato di Italia Viva Luigi Marattin, di mestiere economista, che ha annullato tutte le future convocazioni dell’organismo rimettendo la questione nelle mani del premier Mario Draghi.


Del resto, per tutta la giornata sono volate parole grosse.

Il centro-destra impegnato in un corpo a corpo dietro lo slogan “la casa non si tocca” ha chiesto un incontro a Draghi e l’intervento di Mattarella. Mentre il centro-sinistra si è impegnato a martellare gli avversari accusandoli di biechi interessi elettoralistici.


La situazione si è fatta così tesa che in serata Palazzo Chigi ha dovuto emettere un sobrio comunicato per ribadire tre concetti. Primo: il governo non ha intenzione di aumentare le tasse. Un impegno che il presidente del Consiglio ha dichiarato più volte, in Parlamento, in incontri pubblici con il mondo imprenditoriale e industriale, ai vertici internazionali e anche nei vari confronti con i leader delle forze di maggioranza. 
Secondo: nel caso della delega fiscale il governo ripete che il provvedimento non porta incrementi sull’imposizione fiscale degli immobili regolarmente accatastati. «Nessuno pagherà più tasse. Il governo non tocca le case degli italiani. E lo stesso sarà per gli affitti e per i risparmi», si legge nel comunicato.
Terzo: la prossima settimana Draghi incontrerà i leader dei partiti del centrodestra di governo come chiesto da Lega e FI.


I NUOVI CRITERI
Fin qui il film della giornata di ieri. Ma quanto è credibile la posizione del governo? Per capirlo occorre fare qualche conto sulla punta del naso. Gli immobili che hanno un minimo di valore catastale in Italia sono circa 64 milioni fra case, garage, negozi, capannoni etc..Assicurano un gettito dell’Imu (imposta comunale dalla quale sono escluse le prime case) di circa 18 miliardi l’anno. Il punto è che questa imposta è calcolata su valori catastali spesso cervellotici. E’ un’esperienza comune quella di valori catastali diversi (e in alcuni casi assai diversi) anche fra immobili vicini e di dimensioni analoghe. Così come accade che molte abitazioni ricevute in eredità da nonni e genitori, spesso in paesini che negli ultimi anni si sono spopolati, riportino valori catastali più alti di quelli di mercato. In pratica, c’è una percentuale di immobili sui quali si pagano più tasse di quelle che sarebbe giusto pagare mentre per molte case o garage l’Imu è calcolata su una base casuale e nella stragrande maggioranze dei casi con procedure incomprensibili. Questo accade perché per attribuire il valore catastale di una casa si utilizzano ancora i vani e non i metri quadri (sistema che chiaramente avvantaggia gli immobili di più ampia dimensione) mentre il meccanismo di calcolo che in origine risale all’anteguerra è stato aggiornato negli anni Ottanta e poi modificato a più riprese negli anni successivi con interventi che non lo rendono comprensibile.
L’obiettivo dell’ “operazione catasto” è, insomma, quello di rendere chiara e semplice una tassazione importantissima e dall’alto valore simbolico come quella sulla casa. Ma quest’operazione non si può realizzare in pochi mesi.


I CALCOLI PIÙ TRASPARENTI
Infatti il governo ha sempre detto che i nuovi valori saranno pronti non prima del 2026 e quindi sarà il governo in carica a quell’epoca che deciderà il da farsi. Fino al 2026, dunque, non si muoverà foglia. E dopo? Ovviamente deciderà il governo che sarà in carica nel 2026, ma fra le opzioni possibili c’è quella di lasciare invariato il gettito complessivo dell’Imu a 18 miliardi rimodulando però le aliquote in base a valori chiari.
Oltre al catasto, nel polverone delle polemiche sono finiti anche affitti e risparmi. Perché? La delega prevede che sia varato un sistema fiscale più semplice mentre quello attuale prevede prelievi di tanti livelli diversi e spesso finisce per tassare il lavoro più di tanti altri comparti. Il timore è che saltino tassazioni vantaggiose come la cedolare secca del 10% sugli affitti o una serie di prelievi agevolati come ad esempio sui Buoni del Tesoro (ora al 12,5%) contro l’aliquota del 26% sui capital gain.
Insomma, siamo alle solite: tutti adottano la retorica della semplificazione fiscale ma quando si tratta di passare dalle parole ai fatti...
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA