Treni veloci, porti e idrogeno: la nuova Puglia del Recovery. Le richieste della Regione

Treni veloci, porti e idrogeno: la nuova Puglia del Recovery. Le richieste della Regione
di Oronzo MARTUCCI
Domenica 3 Gennaio 2021, 09:05 - Ultimo agg. 21:48
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Il governo deciderà a giorni sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e su come spendere i 209 miliardi di euro che la Commissione europea ha concesso all'Italia per aiutarla nella fase di ripartenza post Covid. Il 29 dicembre sono comparse le schede relative al Recovery Plan non definitive, dalle quali emerge chiaramente che non sono state tenute in grande considerazione le proteste e le proposte dei governatori del Mezzogiorno i quali hanno evidenziato che la quota di fondi destinata alle Regioni del Sud non rispetta le indicazioni della Commissione europea e l' esigenza di intervenire in particolare nelle aree con il più alto tasso di disoccupazione e con il più basso Pil pro capite.


Nelle schede allegate alla bozza di Recovery Plan resta fondamentale l'impegno a realizzare una Pubblica amministrazione semplice, snella e connessa attraverso la creazione di Poli territoriali per il reclutamento, la formazione, il co-working e lo smart working, a rafforzare il processo di digitalizzazione del Paese, sia nelle fabbriche che nelle scuola. Ci sono alcuni interventi, non definitivi, che permettono alle Regioni del Mezzogiorno e alla Puglia di avere un ruolo. Nella realizzazione della Missione relativa alla Rivoluzione verde e alla transizione ecologica, per esempio, gli investimenti destinati all'Impresa verde e all'Economia circolare (6,3 miliardi) potrebbe trovare ricadute in Puglia, posto che da tempo si fa riferimento a un Centro per l'Economia circolare a Brindisi come contropartita rispetto alla decisione dell'Enea di allocare a Frascati il progetto Dtt (Divertor Tokamak Test facility) relativo alla ricerca sulla fusione nucleare (500 milioni di euro di investimenti). Ci sono poi gli interventi collegati alla decarbonizzazione. Anche in questo caso la Puglia può avere una consistente ricaduta stante la decarbonizzazione della centrale Enel di Brindisi Sud entro il 2025 e la programmata riduzione di combustibile fossile nell'impianto siderurgico di Taranto. Però nelle schede allegate al Recovery Plan per ora non vi è un solo riferimento alla Puglia, mentre sono citati investimenti da realizzare in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia.

Nella Missione relativa al Potenziamento di strutture di ricerca e creazione di campioni nazionali di Ricerca e Sviluppo su alcune Key enabling echnologies (Tecnologie abilitanti fondamentali) si fa riferimento alla creazione di 7 centri in altrettanti domini tecnologici di frontiera, ma la Puglia non risulta citata. Eppure ha titolo per competere sia per ospitare il Centro nazionale di alta tecnologia su ambiente ed energia che il Centro nazionale di alta tecnologia per l'idrogeno. Da tempo si parla di impianti per la produzione dell'idrogeno a Brindisi. Bisogna evitare che quell'area diventi un polo di produzione (come accadde negli anni 80 quando la capacità produttiva collegata alle centrali superava i 5 mila megawatt, con un polo energetico tra i più grandi d'Europa) senza alcuna ricaduta sulle attività di ricerca.
Anche per le infrastrutture la Puglia trova attenzione limitata nelle schede del Recovery Plan, se non per l'Alta Capacità sulla linea ferroviaria Napoli-Bari e per il miglioramento della velocità sulla linea Taranto-Metaponto-Potenza Battipaglia, mentre continua a mancare ogni riferimento all'Alta velocità di rete (non Alta velocità) con treni che siano capaci di viaggiare sino a 200 chilometri all'ora sulla linea Adriatica.

La Puglia trova un riconoscimento nel capitolo relativo alla integrazione tra l'Alta capacità di rete con il trasporto regionale, con gli interventi da realizzare entro il 2026 sulla linea Bari-Bitritto e sulle Ferrovie del Sud Est che da Bari arrivano sino Salento passando da Martina Franca e Lecce. Nel capitolo dei progetti portuali, Taranto otterrà investimenti per aumentare la accessibilità marittima. Per tutti i porti del Sud, e per quelli che rientrano nelle autorità portuali dello Jonio (Taranto) e dell'Adriatico meridionale (Bari-Brindisi) sono previsti interventi per attrarre investitori nelle Zone economiche grazie alla semplificazione amministrativa, all'applicazione di una legislazione economica agevolata e all'offerta di incentivi fiscali. E' anche previsto il potenziamento del credito di imposta per gli investimenti nelle Zes. Il governo ha quantificato in 1000 i progetti che probabilmente beneficeranno del credito imposta sino al 2026.


Nelle scorse settimane la Regione Puglia ha presentato al governo schede per interventi da inserire nel Recovery Plan. Dovrebbe esserci un progetto finalizzato al ripristino del patrimonio produttivo e paesaggistico, innanzitutto del Salento, con un investimento di circa 1 miliardo. Si chiedono anche interventi per l'agroindustria e strumenti di sostegno alle aziende e di attrazione degli investimenti con priorità ai fondi integrativi per la finanza d'impresa. L'obiettivo è quello di strutturare nuovi prodotti finanziari per dare spinta soprattutto ad alcuni settori come Ict, digitale, automotive e cybersecurity. La Regione sta accelerando per rafforzare, attraverso la creazione di un Distretto, il progetto Puglia Innovation center for safety and security. Non mancano nell'elenco le richieste relative al potenziamento delle infrastrutture, insistendo sulle opere da completare di competenza in particolare di Anas e Rfi.

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