Energia, l'Italia saprà fare a meno del gas russo? Domande e risposte

Energia, l'Italia saprà fare a meno del gas russo? Domande e risposte
di Nando Santonastaso
Sabato 26 Marzo 2022, 00:00 - Ultimo agg. 27 Marzo, 09:01
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Si può pensare di diventare indipendenti dalle fonti energetiche straniere? Tra dubbi e certezze, ecco come orientarsi in uno scenario che resta comunque assai incerto.

Che cos’è il gas naturale liquefatto? 

È il gas naturale (sigla Lng) che viene raffreddato fino a portarlo allo stato liquido a circa 126 gradi sotto lo zero. In questo modo lo si può conservare e trasportare via mare occupando un volume circa 600 volte inferiore a quello trasportato dalle tubature (pipeline). Il processo di liquefazione avviene in appositi impianti localizzati sulle coste per rendere più agevole il trasbordo del gas diventato liquido sulle navi metaniere (nel mondo se ne contano circa 650) il cui approdo finale è un impianto di rigassificazione da cui l’Lng può essere distribuito alla rete dei consumatori.

Quanto costa il gas naturale liquido?

Fino allo scorso ottobre, in base ai dati del Federal Reserve Economic Data il gas liquefatto in Asia costava 35 dollari per MBTU (l’unità di misura dell’energia in vigore nei Paesi anglosassoni) contro i 27 dollari in Europa del gas non liquefatto. È vero che l’unità di misura è diversa dagli euro per metro cubo o per Megavattora ma storicamente era sempre accaduto che il costo dell’Lng fosse superiore al gas naturale europeo, per via dell’impatto di operazioni molto energivore per produrlo oltre che, ovviamene, del trasporto. Lo scenario è cambiato negli ultimi due-tre mesi: i prezzi del mercato di riferimento olandese sono volati, aumentando anche di venti volte rispetto al recente passato. Morale: il gas naturale liquefatto ha accresciuto e non poco il suo appeal.
 

Quanto vale il gas liquido made negli Usa? 

Gli Usa, con circa mille miliardi di metri cubi all’anno, sono il maggior produttore di gas mondiale, davanti a Russia e Iran.

Su 209 miliardi complessivi di metri cubi di gas esportati nel 2021, 101 miliardi erano di gas naturale liquefatto. Entro la fine dell’anno, Washington punta a diventare il maggiore esportatore mondiale di Lng puntando sempre di più sui contratti di lungo periodo con gli acquirenti che garantiscono ricavi sostanziosi e soprattutto certi. Lo scorso anno in Europa sono stati esportati dagli Usa circa 30 miliardi di metri cubi, un terzo cioè del totale dell’export di Lng, di cui “appena” un miliardo in Italia. È stata la Commissione Ue dal 2018 a intensificare questi rapporti nel comune intento di Bruxelles e Washington di frenare l’eccessiva dipendenza dell’Europa dal gas russo: un incremento di ben il 367% in pochi anni. Dallo scorso novembre si è passati da 80-90 milioni di metri cubi al giorno a quasi 180 milioni. 

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Il gas liquido può sostituire il gas russo?

L’opinione più diffusa tra gli esperti è che potrebbe essere utile per soluzioni di breve periodo, non cioè definitive, e comunque non con un solo fornitore. L’Europa importa la maggior parte del suo gas russo tramite gasdotti, e solo una piccola parte arriva sotto forma di gas liquido. Per avere un’idea del legame energetico attuale tra Ue e Mosca, basterà ricordare che la Russia è il più grande fornitore di gas naturale dell’Unione europea e che dei 150 miliardi di metri cubi spediti a quest’ultima tramite, appunto, i gasdotti, 14-15 miliardi di metri cubi si riferiscono al gas liquefatto. Staccarsi dalla Russia resta dunque un problema molto complicato. E questo vale soprattutto per l’Italia: secondo i dati ufficiali forniti dal Mise-DgSaie, nel 2021 il nostro Paese ha consumato 76,1 miliardi di metri cubi di gas naturale, 5,1 in più rispetto al 2020. La produzione nazionale, pari a 3,34 miliardi di metri cubi, ha coperto il 4,6% della domanda. Il resto (72,7 miliardi di mc) lo abbiamo importato. Da dove? Con 29 miliardi di metri cubi (+2,3% sul 2020), la Russia è ancora il principale paese di provenienza del nostro gas. 

Quanto costa oggi all’Italia il gas russo?

Non meno di 80 milioni di euro al giorno, un decimo degli 800 milioni versati sempre ogni giorno dall’Ue a Putin. Un costo che spiega molto meglio di qualsiasi analisi perché è a dir poco impressionante il conto della nostra bolletta energetica. «Se i prezzi restassero quelli di oggi il Vecchio Continente a fine 2022 avrebbe versato nelle tasche di Putin la cifra monstre di 260 miliardi di euro per comprare gli stessi volumi di gas, petrolio e carbone importati nel 2020», scrive Federico Fubini sul Corriere della sera. 

Ci sono abbastanza rigassificatori in Italia?

No, se le esigenze di rifornimento di gas liquefatto dovessero, come appare probabile in base all’iniziativa Ue, aumentare a breve termine. Per essere utilizzato, il gas naturale liquefatto dev’essere infatti rigassificato, cioè trasformato nuovamente in gas naturale. L’Italia, che ha rinunciato tra l’altro per rischi ambientali (soprattutto sismici) al cosiddetto fracking (la fratturazione idraulica) utilizzata al contrario n grande quantità dagli Usa per produrre l’Lng, ha finora sempre considerato che convenisse più importare che estrarre il gas. Morale: ci sono solo tre impianti per rigassificare il gas liquefatto, a Panigaglia (vicino a La Spezia), a Livorno e a Rovigo.

Come si riducono i consumi di gas a casa?

Il rischio di dover razionare il consumo di gas se lo scenario internazionale precipitasse non è, purtroppo, campato in aria. In questo caso converrà ricordare che, secondo le stime, ridurre di un solo grado la temperatura negli edifici permetterebbe di bruciare il 5% di gas in meno, che corrisponde a un miliardo di metri cubi. Se i gradi in meno fossero 4, tenendo la temperatura in casa al massimo a 18 gradi, i risparmi ammonterebbero a 5 miliardi di metri cubi, l’equivalente di quanto la Russia esporta in Italia in due mesi. Come soluzione a lungo termine si potrebbe pensare di sostituire la vecchia caldaia con una pompa di calore elettrica, che permette di ridurre del 66% l’utilizzo di energia. Per sostituirle tutte in Italia ci vorrebbero almeno 10 anni ma permetterebbero di ridurre l’uso di metano di 10 miliardi di metri cubi. Un terzo dell’import dalla Russia.

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