La rincorsa del Tesoro, servono altri 3 miliardi: più risparmi da Reddito e Quota 100

La rincorsa del Tesoro, servono altri 3 miliardi: più risparmi da Reddito e Quota 100
di Luca Cifoni
Sabato 22 Giugno 2019, 07:22 - Ultimo agg. 07:25
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Una correzione più forte nel 2019, qualcosa come 8-9 miliardi, ma anche impegni concreti per l'anno successivo, nel quale dal punto di vista dell'Unione europea - che ipotizza il mancato scatto degli aumenti Iva - l'Italia sfonderebbe la soglia del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil. Si alza l'asticella per il ministero dell'Economia, impegnato a gestire la parte più tecnica della trattativa con Bruxelles e ad evitare l'avvio della procedura per debito eccessivo. Ci sono ancora una decina di giorni per provare a raggiungere il risultato e i nodi da sciogliere sono molti, a partire dalla veste formale dei documenti con i quali il governo punta a convincere la commissione europea.

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PRIMO PASSAGGIO
Il primo passaggio ci sarà a metà della settimana prossima con il disegno di legge di assestamento di bilancio, nel quale saranno incluse le previsioni più favorevoli sulle entrate 2019. Sia quelle tributarie, che derivano dal buon andamento della fatturazione elettronica e dai risultati della lotta all'evasione (in particolare la transazione da 1,25 miliardi dell'Agenzia delle Entrate con la società del lusso Kering) sia quelle extratributarie, ovvero i maggiori dividendi incassati dal Tesoro dalla Banca d'Italia (a fine marzo) e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Nello stesso assestamento di bilancio il Mef aveva previsto di spendere circa 2 miliardi per nuove esigenze che si sono manifestate nella prima metà dell'anno; data la situazione questa voce potrebbe essere oggetto di revisione. Infine l'esecutivo dovrà trovare un modo di certificare la minore spesa su reddito di cittadinanza e Quota 100, che secondo valutazioni fatte dal presidente dell'Inps Tridico potrebbe arrivare per quest'anno intorno a tre miliardi. Se ne parlerà in Consiglio dei ministri: Giovanni Tria proverà a vincere le resistenze dei due partiti di maggioranza e soprattutto del M5S, che vorrebbe destinare ad altre finalità come il sostegno alle famiglie, anziché alla riduzione del deficit, la quota di fondi non spesa. In ogni caso. La somma di queste risorse (5-6 miliardi) è ancora inferiore, per circa 3, alla correzione ritenuta necessario da Bruxelles. I due miliardi di tagli di spesa promessi a dicembre e ora definitivamente acquisiti sono già inclusi nei conteggi e dunque non vanno ritenuti aggiuntivi. Il nostro Paese potrà probabilmente contare sulla flessibilità concessa per la ricostruzione del Ponte Morandi e la prevenzione del rischio idrogeologico, ma questa voce non basterebbe a colmare il divario. Per quanto riguarda il 2020, la commissione vuole sapere come potrà proseguire il percorso di riduzione del disavanzo e del debito, visto che ci sono almeno 23 miliardi di aumenti Iva da compensare (se scattassero porterebbero appunto il deficit oltre il 3 per cento) e progetti costosi come la flat tax.

I DUE FATTORI
Le distanza tra governo italiano e commissione europea dipende essenzialmente da due fattori: da una parte le previsioni economiche e finanziarie formulate da Bruxelles, meno favorevoli, dall'altra il calcolo del cosiddetto output gap, ovvero la differenza tra crescita potenziale ed effettiva, che misura la situazione ciclica di un Paese, riducendo così nei periodi di crisi l'aggiustamento richiesto. L'Italia ritiene di essere ancora in una situazione di difficoltà, e dunque di essere tenuta solo ad un miglioramento non superiore allo 0,3 per cento del Pil. Secondo Bruxelles invece il nostro Paese si trova ormai in una situazione ciclica normale e dunque dovrebbe garantire uno sforzo maggiore, lo 0,6 per cento del Pil. Il tema dell'output gap è da tempo al centro del confronto tecnico tra Via Venti Settembre e la commissione, ma finora non è stato possibile modificare le regole di calcolo. Che dunque per il momento vanno applicate così.
 

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