Visco: «Ora un Recovery stabile, l'Italia non può fare altro deficit»

Visco: «Ora un Recovery stabile, l'Italia non può fare altro deficit»
di Luca Cifoni
Martedì 31 Maggio 2022, 10:48 - Ultimo agg. 1 Giugno, 08:18
3 Minuti di Lettura

Aumenti salariali in risposta all'inflazione, ma solo una tantum. E un meccanismo di Recovery europeo non più temporaneo ma attivabile in qualsiasi momento, e dunque in grado di rispondere alle varie crisi che si susseguono. Com'è inevitabile, le Considerazioni finali 2022 del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco risentono pesantemente del nuovo scenario bellico, che si è aggiunto alle preesistenti tensioni sui prezzi. Uno scenario che per il nostro Paese coincide con l'ipotesi intermedia già formulata dagli economisti di Via Nazionale nel mese di aprile: data ormai per altamente improbabile quella di una rapida conclusione del conflitto, se questo continuerà per tutto il 2022 ma senza inasprirsi l'economia italiana dovrebbe sperimentare nell'anno in corso una crescita del 2,2 per cento, inferiore di 1,6 punti rispetto a quanto previsto in gennaio.

I dati

I dati disponibili finora sono in realtà moderatamente favorevoli: proprio ieri l'Istat ha rivisto al rialzo la stima per il primo trimestre, con un incremento del prodotto dello 0,1 per cento invece del calo dello 0,2 ipotizzato in precedenza. A spingere l'attività produttiva in un periodo toccato solo parzialmente dalle conseguenza della guerra sono esportazioni e investimenti. Per il ministro della Pubblica amministrazione Brunetta «l'economia si dimostra più forte di qualsiasi pessimismo». Nel mese di maggio però l'inflazione è risalita al 6,9 per cento, ai massimi dal 1986 a causa del caro energia.
Ampio spazio nelle Considerazioni finali è riservato ai temi europei e al Pnrr. Quest'ultimo non deve essere solo una occasione di fruizione dei fondi (con un effetto benefico in particolare per il Mezzogiorno) ma soprattutto di innovazione e modernizzazione del Paese attraverso le riforme. A livello continentale, la Banca d'Italia propone di trasformare il modello del Next Generation Eu in uno strumento stabile finanziato con debito comune, definito in anticipo e pronto a entrare in funzione in caso di emergenze senza bisogno di altri passaggi. Non proprio una capacità di bilancio europea permanente (per la quale sarebbe necessario modificare i Trattati) ma nemmeno un meccanismo estemporaneo: l'accesso ai fondi potrebbe essere condizionato al rispetto di regole di bilancio rese però più semplici e realistiche. C'è spazio, secondo il numero uno di Via Nazionale, anche per un sistema di gestione comune dei debiti nazionali pregressi.
Quanto alla politica monetaria, la Banca d'Italia conferma che in estate dovrebbe essere avviato il primo rialzo dei tassi: ma la normalizzazione dovrà andare di pari passo con la disponibilità a ricalibrare le mosse in caso di ulteriore deterioramento della situazione complessiva.

In questo quadro va evitata un'eccessiva «frammentazione», ovvero un ampliamento degli spread tra i rendimenti dei titoli pubblici dei vari Paesi. La crescita del differenziale tra quelli italiani e quelli tedeschi è un ulteriore elemento che dovrebbe spingere il governo a proseguire nel rafforzamento dei conti pubblici. Idealmente, la politica monetaria e quella di bilancio dei vari Paesi dovrebbero muoversi di pari passo per contrastare l'inflazione: interventi mirati ma temporanei, a favore di famiglie e imprese maggiormente colpite, permetterebbero alla banca centrale di attuare la propria strategia in modo più graduale, scongiurando quindi effetti recessivi.

La globalizzazione

Visco si è soffermato poi sulla globalizzazione, messa in crisi prima dalla crisi sanitaria e ora da quella bellica. Il suggerimento è di rivederne i meccanismi, ma senza abbandonare un processo che ha portato benefici soprattutto ai Paesi meno sviluppati, riducendo la povertà, pur contribuendo in alcuni casi ad ampliare le diseguaglianze nelle società più avanzate. In questa chiave è la citazione finale di Luigi Einaudi: «La cooperazione internazionale ha sempre giovato più ai poveri che ai ricchi, ma così sarà solo se noi fermamente lo vorremo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA