Il risvolto
Una situazione drammatica che ovviamente si riflette sul mercato del lavoro. Già prima della crisi infatti, mancavano all’appello 5.100 laureati in Information and communications technology, pari al 35% delle esigenze delle aziende italiane. Il digitale italiano in pratica è un cane che si morde la coda: senza competenze non si può valorizzare la rete, senza rete non si possono creare le competenze. Spezzare il circolo vizioso è l’unico modo che ha il Paese per fare davvero un passo in avanti e giocare un ruolo di primo piano nell’economia dei prossimi 20 anni. Se però, al momento, non sembra esserci un progetto reale che possa traghettare studenti e non verso l’era digitale, il discorso sulle infrastrutture - quantomeno la rete, per cybersecurity e sovranità nazionale ci sarà bisogno di altro tempo - potrebbe aver raggiunto un punto di svolta. Finalmente, con la complicità del Covid, è stata raggiunta una prima consapevolezza del loro ruolo. «Negli anni ’60 il boom economico ebbe come simbolo l’autostrada del Sole - ha spiegato pochi giorni fa il ministro degli Affari europei Enzo Amendola - oggi l’autostrada del Sole dev’essere digitale, di cui va rifatto il disegno: va di nuovo unito il Paese, con più servizi per cittadini e imprese». Spingere l’Italia in Europa quindi passa in primis dal portare a compimento i lavori per la banda ultra larga, sfruttando anche le opportunità della tanto discussa rete unica. La fibra ottica infatti oggi è accessibile solo sul 27% del territori. A ben vedere nella Penisola ci sono ancora zone dove la banda larga non arriva e altre dove la connessione internet dipende dalle condizioni meteo. Un ritardo determinato dal basso livello di investimenti in ricerca e sviluppo che in Italia hanno rappresentato, tra il 2015 e il 2018, solo l’1,4 per cento del PIL, a fronte del 2,2 registrato nell’Unione europea. La situazione è evidentemente inaccettabile. Ora che ci sono soldi e progetti (basteranno 6 miliardi di euro secondo il governo per arrivare al completamento entro il 2026) bisognerà però evitare di ripetere tutto ciò che si è fatto fino ad oggi prima sottovalutando la questione e poi paralizzandola con liti politiche infinite.RIPRODUZIONE RISERVATA