Ora legale e solare, l'Ue verso l'abolizione: rischio caos in Europa

Ora legale e solare, l'Ue verso l'abolizione: rischio caos in Europa
di Marco Ventura
Sabato 1 Settembre 2018, 11:00 - Ultimo agg. 15:15
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La Commissione Europea proporrà di non passare più dall'ora legale a quella solare (o viceversa). Una sola ora, ma fusi diversi. Il 28 ottobre potrebbe essere l'ultimo giorno che spostiamo le lancette degli orologi indietro di un'ora. L'abolizione del sistema attualmente in vigore viene annunciata in un'intervista a una televisione tedesca dal presidente della Commissione, Juncker, sulla base dei risultati di un sondaggio online tra i cittadini europei.

L'84% dei 4.6 milioni di votanti (su 400 milioni di bacino totale) ha scelto l'abolizione. Ma si è espresso solo lo 0.04% di italiani, rispetto a quasi il 4% di tedeschi (circa 3 milioni, pari a quasi i due terzi). Incongruenze che non impediscono al presidente Juncker di proclamare: «Milioni di persone hanno risposto e credono che dovrebbe essere così. La gente vuole questo e lo faremo». In realtà è il blocco dei Paesi nordici, Germania in testa, con la significativa aggiunta della Spagna ancora una volta al fianco di Berlino, a preferire che non si spostino le lancette. E in serata interviene pure il portavoce del Parlamento europeo a precisare che la proposta di Juncker è solo «il riscontro a una consultazione pubblica». Se la Commissione deciderà di voler cambiare le norme attuali «i due legislatori, Parlamento e Consiglio, la valuteranno e prenderanno una decisione».
 
Si tratterebbe di modificare una direttiva europea: il Consiglio decide a maggioranza qualificata (il 55% degli Stati, che rappresentino almeno il 65% della popolazione) e serve anche il semaforo verde dell'Europarlamento, che a febbraio aveva però già respinto l'idea. Era stata la Finlandia, nel novembre 2017, ad avanzare la proposta al Consiglio, allora contro il parere degli altri Stati membri. Poi il no degli eurodeputati. Adesso, invece, i nordici sono pronti a bloccare le lancette. Infine, il sondaggio online, a cui hanno partecipato soprattutto tedeschi (poi in percentuale austriaci e baltici) ha fatto registrare il sì schiacciante per l'abolizione. La questione, politica e non tecnica, è approdata in questi giorni al tavolo della Commissione in seminario a Genval, sudovest di Bruxelles, per preparare il tradizionale discorso sull'Unione. Al momento i Paesi Ue hanno l'obbligo del doppio regime, legale-solare. La decisione sull'appartenenza a un fuso piuttosto che a un altro spetta invece ai singoli Stati (la Spagna, per inciso, aderisce dai tempi di Franco all'ora della Germania invece che a quella britannica geograficamente più giustificata). Il paradosso è che, tra proposta della Commissione e fusi diversi, Paesi vicini potrebbero trovarsi ad avere orari sfasati: l'Europa può imporre di non spostare le lancette, ma poi ogni Stato può decidere in autonomia se adottare l'ora legale o solare. Cipro, Grecia, Malta e Italia sono i più contrari al pensionamento delle due ore, mentre Germania, Svezia, Finlandia, Polonia, Lituania ed Estonia sono a favore dell'ora unica. Juncker dà per scontata quella estiva: «La proposta sarà quella di adottare l'ora legale per tutto l'anno, abbandonando il passaggio all'ora solare durante l'inverno». Spaccatura Nord-Sud, con l'eccezione di Madrid, ricalcata sul «favore di sole».

La direttiva che armonizza il salto dall'ora solare all'ora legale è del 2000, ma nella maggior parte dei Paesi europei era in vigore da prima. L'idea, in chiave satirica, è di Benjamin Franklin nel 1784. La teorizzazione si deve invece al biologo neozelandese George Vernon Hudson nel 1895, la spinta decisiva al costruttore inglese William Willet nel 1907. Infine la prima applicazione durante la Grande Guerra, nel 1916, contro la crisi energetica.

Sul quadrante dell'orologio europeo si consuma così lo scontro fra schieramenti geografici, ma anche un po' fra Commissione e Europarlamento, e fra Italia e Ue. Salvini accusa Bruxelles di «lavorare tanto per eliminare l'ora legale, ma se ne frega di lavorare per ottenere finalmente un'immigrazione legale». Così Giorgia Meloni. E i 5 Stelle rimproverano a Juncker nel loro blog la «straordinaria reattività ai risultati di una consultazione pubblica, ma per anni i cittadini europei hanno chiesto alla Commissione di abbandonare le vergognose politiche di austerità ricevendo in cambio derisioni e sfottò».

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