Piano Sud, ancora aperto
il cantiere del Governo

Piano Sud, ancora aperto il cantiere del Governo
di Nando Santonastaso
Domenica 2 Febbraio 2020, 13:01 - Ultimo agg. 3 Febbraio, 09:05
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Il ritardo non lo nasconde nemmeno l’entourage del ministro Provenzano. «Ancora una decina di giorni» dice a proposito del fatto che il Piano straordinario per il Sud, annunciato a più riprese dallo stesso Provenzano e dal premier Giuseppe Conte, non ha visto la luce. Si era parlato di gennaio, ora a quanto pare sarà presentato non prima della metà di febbraio. Bisognerebbe ancora completare la ricognizione tecnica con i ministeri coinvolti, a partire evidentemente da quello dell’Economia. Il Ministero dell'Economia è infatti chiamato a garantire le necessarie coperture alle nuove misure, prima tra tutte la decontribuzione per le assunzioni delle giovani donne disoccupate che è uno degli obiettivi di fondo dell'intero progetto. 

Ma strada facendo sarebbe maturata anche un'altra esigenza, decisamente più politica: quella cioè di allargare il più possibile (considerati i tempi) il confronto con una serie di interlocutori invitati a offrire sui territori un contributo di proposte e idee. Lo dimostra ad esempio l'iniziativa promossa dal Pd napoletano per il prossimo 8 febbraio quando a discutere delle possibili implementazioni del Piano per il Sud, si ritroveranno in un forum presso la sede del partito in via Santa Brigida anche i rappresentanti di importanti associazioni di categoria. 

La sensazione è che soprattutto dopo la vittoria elettorale alle regionali dell'Emilia-Romagna i promotori del Piano, a partire da Provenzano, abbiano deciso di ampliare il perimetro dell'ascolto anche se le linee generali del Piano stesso dovrebbero ormai essere definite, tra il rilancio degli investimenti pubblici per le infrastrutture materiali e immateriali e, appunto, misure specifiche per il lavoro e per l'accesso al credito di imprese e famiglie.
Sembra insomma che ci sia bisogno di un supplemento di approfondimento forse anche in previsione del voto di maggio, quando torneranno alle urne le due maggiori regioni del Mezzogiorno, Campania e Puglia. Un voto assai atteso, alla luce di ciò che è avvenuto in Emilia, in territori strategici del Mezzogiorno. In altre parole, starebbe pesando in questi giorni l'esigenza di un vasto consenso per scelte che potrebbero segnare una svolta per il futuro economico e sociale dei territori di riferimento. 

Il ministro, prendendo spunto dalla lettera con cui le Sardine hanno indicato a Conte la priorità Sud nella nuova agenda di governo, ha voluto in un lungo post rimarcare non a caso questo aspetto per così dire metodologico. «Non importa dire ora del lavoro già fatto in Legge di Bilancio sul Sud e sulle aree interne. Mi interessa parlare del lavoro da fare anche in questi giorni in cui stiamo definendo il PianoSud. Lo stiamo facendo incontrando non solo esperti e forze economiche e sociali ma anche amministratori, forum, associazioni e reti di cittadini, spesso andando in giro per i territori più difficili». 

Insomma, una vera e propria campagna di coinvolgimento per accompagnare con il protagonismo sociale della cittadinanza attiva l'elaborazione definitiva del progetto. «Così stiamo pensando - continua - a delle forme di partenariato attivo, come già accade in alcuni casi, processi partecipati di innovazione sociale che già avvengono nelle periferie o nelle aree interne. A tutto questo va data forza, anche da parte delle istituzioni».

Di sicuro l'attesa per le modalità, i tempi e le priorità del Piano per il Mezzogiorno è già molto alta e fa parte pienamente del dibattito politico di questi giorni. Lo hanno evidenziato anche i sindacalisti di Cgil-Cisl-Uil che giovedì scorso hanno incontrato il ministro Provenzano per capire a che punto è il documento del governo. 
È vero che la legge di Bilancio ha già messo nero su bianco una serie di provvedenti per il Mezzogiorno, a partire dal bonus per gli investimenti e dalle risorse destinate ai piccoli Comuni delle aree interne per bloccarne lo spopolamento.

Ed è altrettanto vero che altre misure dovrebbero scattare a breve come la riserva del 34% della spesa per investimenti ordinaria dei ministeri e la piena attuazione del decreto che dovrebbe aver messo in sicurezza la Popolare di Bari e aperto le porte alla nascita di una banca per investimenti con l'eventuale partecipazione anche delle altre piccole banche del Mezzogiorno.

Per non accennare poi alla nomina, altrettanto attesa (ma intanto non da tutti condivisa) dei commissari di governo per ciascuna delle Zes previste per il sistema portuale meridionale. Ma è sul Piano per il Mezzogiorno e sul suo annunciato carattere di straordinarietà che si concentrano ormai da settimane l'attenzione e la curiosità dell'opinione pubblica. Servirebbe un effetto choc per frenare l'emorragia delle partenze, soprattutto giovanili, e recuperare indici di crescita ben diversi da quelli che al Sud si prevedono anche per il 2020: anche per questo il fattore tempo ha un peso decisamente strategico e il ritardo di questi giorni ha il sapore, inatteso e amaro, della frenata. 
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