Porti, Aponte rileva
il 100% di Gioia Tauro

Porti, Aponte rileva il 100% di Gioia Tauro
di Lorenzo Calò
Martedì 2 Aprile 2019, 11:30
3 Minuti di Lettura
Le attese sono numerose, le prospettive di sviluppo pure. Quali saranno gli scenari per il sistema portuale del Mezzogiorno nel suo complesso oggi è presto per dirlo ma, dopo 25 anni, gli investimenti sul porto di Gioia Tauro autorizzano a parlare di svolta. Contship Italia e Itaterminaux, azienda controllata da Terminal Investment, riconducibile alla Msc dell'armatore Gianluigi Aponte, hanno sottoscritto un accordo per la vendita del restante 50% delle azioni detenute da Contship in Medcenter Container, la concessionaria del terminal calabrese. Dunque Aponte si prende la gestione del principale porto container del Sud e conferma un piano di investimenti complessivo di oltre 120 milioni di euro, un terzo dei quali già spesi per l'ammodernamento della dotazione tecnica e meccanica. A Gioia Tauro già nelle prossime settimane arriveranno le maxi-gru di nuova generazione (50 metri d'altezza per 65 tonnellate) necessarie per l'utilizzo dei mega portacontainer da 19mila teu in linea con gli obiettivi industriali che punterebbero a movimentare nello scalo calabrese fino 4 milioni di teu entro due anni. Insomma, numeri impegnativi per il completamento di un'acquisizione che fonti sindacali quantificano in 60 milioni di euro. L'accordo preliminare dovrà ora passare al vaglio dell'Authority di regolazione di sistema ma, ha detto ieri il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, «quella di Gioia Tauro è una buona notizia per la Calabria e l'Italia intera. Ora dobbiamo lavorare all'ammodernamento della rete ferroviaria nel tratto San Ferdinando-Rosarno-Paola-Metaponto-Taranto-Bari per consentire l'avvio dell'intermodalità».
 
Dal Mit trapela anche il compiacimento del ministro per la risoluzione di un dossier che appariva particolarmente complesso. La conseguenza della gestione da parte di Msc del porto di Gioia Tauro che adesso si auspica è il possibile rientro dei 377 licenziamenti, rispetto a una forza lavoro complessiva di 1.281 persone, che erano stati decisi nel luglio del 2017. Gioia Tauro attualmente è uno scalo di transhipment, nel quale cioè i container vengono scaricati da grandi navi per essere caricati su unità più piccole (feeder). Nel 2018 ha movimentato 2,3 milioni di teu (container da 20 piedi) con un calo - che paga la concorrenza di altri porti di trasbordo mediterranei - del 4,9% rispetto ai 2,4 milioni del 2017. «Traffici che sono però ben lontani dai periodi pre-crisi, e cioè da prima del 2008 - riflette Francesco Russo, vicepresidente della Regione Calabria e assessore al ramo - quando i volumi movimentati arrivavano anche a 3,5 milioni. Come Regione guardiamo con assoluto interesse l'operazione condotta dal gruppo Aponte sotto il profilo industriale; quanto alle prospettive del porto di Gioia Tauro credo che sia necessario un ampliamento della funzionalità dello scalo senza però snaturarne le caratteristiche. Altro tema ineludibile - aggiunge Russo - è quello legato alle risorse visto che su Gioia Tauro sono previsti solo fondi europei, al momento siamo a 150 milioni di euro, che però il governo centrale non ha sinora speso. La prospettiva è come rilanciare la portualità del Mezzogiorno, non solo Napoli, Bari e Palermo ma anche Salerno, Taranto e Gioia Tauro, in un quadro di sviluppo transnazionale visto che con la Via della Seta sono state operate altre scelte». Un early warning inviato al governo che lo stesso Toninelli, a proposito del potenziamento infrastrutturale, sembra rispedire al mittente: «Mi auguro che Regione e Corap - ha detto il ministro - si assumano anch'essi la responsabilità nel definire questo percorso. Per quello che mi riguarda, proporrò che sia Rfi a diventare direttamente proprietaria della tratta da ammodernare perché non c'è un attimo da perdere». E mentre il ministro per il Mezzogiorno Barbara Lezzi parla di «potenzialità inespresse che ora possono creare un vero polo attrattivo non solo per il Sud», l'altra vera, grande scommessa ruota attorno allo sviluppo dell'area Zes legata al definitivo rilancio di Gioia Tauro. Aponte, conscio dei ritardi del Paese, ha deciso che conviene scommetterci per sfruttare la centralità nel Mediterraneo implementando le acquisizioni già eseguite con la società Conateco del porto di Napoli (rilevata la quota dai cinesi di Cosco) e l'operatività dei poli di Ravenna, La Spezia, Trieste, Genova e Venezia.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA