Recovery Fund, trasporti: 7,5 miliardi destinati al Meridione

Recovery Fund, trasporti: 7,5 miliardi destinati al Meridione
Recovery Fund, trasporti: 7,5 miliardi destinati al Meridione
di Andrea Bassi
Lunedì 14 Settembre 2020, 00:21 - Ultimo agg. 15 Settembre, 08:04
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L’elenco è lungo. Ma tra le centinaia di proposte piovute dai ministeri, dalle Agenzie fiscali e anche dalle società pubbliche, sul tavolo del governo in vista della presentazione all’Europa dei progetti che l’Italia intende finanziare con i 209 miliardi del Recovery fund, le priorità iniziano ad emergere. Tra queste c’è anche il finanziamento dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, i servizi ai cittadini che, come aveva annunciato il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia proprio al Messaggero, sarebbero stati integralmente finanziati per colmare i divari tra Nord e Sud. Ed in effetti tra gli oltre 600 progetti ne spiccano due che da soli valgono 7,5 miliardi. 

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L’OBIETTIVO
Il primo, che vale sei miliardi di euro, si pone l’obiettivo di ridurre il gap infrastrutturale, che ormai ha raggiunto livelli intollerabili, tra il Nord e il Sud dell’Italia. I sei miliardi saranno utilizzati per incrementare la dotazione di autobus al Sud Italia e accelerare il rinnovo del parco autobus con modelli più sostenibili sotto il profilo ambientale (elettrici, metano, idrogeno) sull’intero territorio nazionale (con 20.770 nuovi autobus). Lo stesso principio vale per i treni. Per potenziare le ferrovie regionali, quelle che ogni giorno utilizzano i pendolari per andare al lavoro, sempre nell’ottica di ridurre i divari tra Nord e Sud e quindi colmare il gap infrastrutturale, è inserita la richiesta di un finanziamento a valere sui fondi europei di un altro miliardo e mezzo di euro. Saranno sufficienti questi soldi effettivamente a ridurre le distanze nei servizi? Si vedrà. Il ministro Boccia, tuttavia, ha promesso che per garantire uguali diritti di cittadinanza in ogni parte d’Italia, per il governo non ci sarebbero stati vincoli di bilancio. 

Rispetto a quanto trapelato nelle settimane scorse, nell’elenco completo dei progetti presentati dai ministeri per accedere ai finanziamenti europei, ce ne sono diversi che non erano ancora emersi. C’è, per esempio, la richiesta fatta dal ministero dei beni culturali di poter finanziare con 500 milioni di euro, l’allungamento di un anno, a tutto il 2021, del «bonus facciate», l’incentivo del 90% per il rifacimento dell’esterno degli edifici. Con due novità: il progetto del ministero prevede di portare lo sgravio al 100% e di permetterne l’uso non soltanto nelle zone A e zone B, in pratica i centri storici, ma su tutto il territorio nazionale. Questo permetterebbe di raggiungere, spiega la scheda allegata, tre obiettivi particolarmente importanti per il sistema Paese e permettendo una più rapida e sostenibile uscita dalla crisi legata al Covid 19. «Oltre al miglioramento energetico, si otterrebbe infatti una complessiva riqualificazione “estetica” dei fabbricati e quindi un innalzamento della qualità della vita dei cittadini con un evidente incremento dell’occupazione nel settore edile». 

Un altro progetto del quale, fino ad ora non c’era traccia, riguarda la riforma della riscossione «ordinaria e coattiva».
Di cosa si tratta non è spiegato, ma il ministero dell’Economia chiede ben 10 miliardi di euro per realizzarla. Probabile che qualche cenno al progetto possa arrivare dall’audizione di oggi in Commissione Bilancio della Camera del numero uno dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. 

LA CANCELLAZIONE
Quello della riscossione, del resto, è un problema che si trascina da tempo. Nel suo magazzino l’Agenzia delle Entrate - Riscossione, come si chiama oggi la vecchia Equitalia, ha 954 miliardi di euro di cartelle non ancora incassate. Tolti i contribuenti falliti, quelli deceduti, i nullatenenti, le somme che realmente possono essere ancora recuperate sono una frazione. Anche per questo da tempo si parla della possibilità di una “rottamazione” del magazzino, una sorta di «saldo e stralcio» che permetterebbe di fare chiarezza nel bilancio pubblico e di liberare le energie dell’Agenzia delle Entrate - Riscossione, per provare a inseguire soltanto chi è in grado di onorare i suoi debiti. C’è poi il tema dell’aggio che ancora oggi pesa sulle cartelle. Una delle ipotesi ch sono sul tavolo è che la parte a carico del contribuente sia cancellata e che il finanziamento dell’Agenzia della riscossione finisca a carico dello Stato. 
 

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