Reddito e tagli alla Cig,
​la fuga degli stagionali

Reddito e tagli alla Cig, la fuga degli stagionali
di Nando Santonastaso
Venerdì 14 Giugno 2019, 11:23 - Ultimo agg. 11:55
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La verità, ammesso che ce ne sia una e basta, sta probabilmente nel mezzo. E il mezzo stavolta è quello che misura la distanza tra l'allarme lanciato dal sindaco di Gabicce Mare, Domenico Pascuzzi, e lo scetticismo di molti addetti ai lavori. Il primo ha detto in modo esplicito che «alberghi e ristoranti della riviera romagnola non trovano più lavoratori stagionali provenienti dal Sud perché a questi conviene più il Reddito di cittadinanza». Gli altri, come Giancarlo Carriero, presidente della sezione turismo dell'Unione industriali Napoli, negano persino l'esistenza del problema almeno sul piano locale: «Le nostre aziende associate, dal turismo alla ristorazione, non hanno mai espresso questo genere di preoccupazioni nemmeno a livello di percezione», dice. E aggiunge: «Del resto, con le modifiche alla legge introdotte due anni fa, rinunciare ai contratti e alla successiva cassa integrazione non sarebbe una grande scelta da parte dei lavoratori».

Il punto toccato da Carriero non è affatto trascurabile, anche perché aiuta forse a capire perché c'è tanta differenza tra le due analisi. La norma in questione è quella che ha ridotto della metà la durata dei periodi di cig che scattano non appena cessa il contratto di lavoro stagionale ed evitano agli interessati di ritrovarsi senza un reddito dalla sera alla mattina. «Al Nord la durata media di queste prestazioni è di circa 4 mesi spiega Paolo Zabeo, coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre e dunque al massimo il lavoratore potrà avere diritto a soli due mesi di cig. Per molti stagionali non è una prospettiva allettante, al netto ovviamente dei problemi di buste paga meno pesanti del dovuto o di orari di lavoro incontrollati che sono fenomeni ancora piuttosto diffusi. Nelle nostre zone è davvero difficile pensare al Reddito di cittadinanza come la causa principale della mancata disponibilità di manodopera stagionale: che ci possano essere casi del genere non lo escludo ma non penso che siano la maggioranza».

 

Insomma, al Nord tra imprese artigiane e microimprese turistiche, la convenienza ad accettare un lavoro stagionale sarebbe subordinata soprattutto alla durata del contratto: «Un conto sono sei mesi, di cui due di cig, un altro conto sono otto mesi con 4 di trattamento integrativo. Chi vuole continuare a lavorare in nero certi ragionamenti li fa, fermo restando che si fa sempre più fatica a trovare le giuste competenze», spiega ancora Zabeo.

A Napoli, invece, la media dei contratti stagionali è superiore: «Parliamo di 5-6 mesi che per il settore turistico sono una media credibile anche se bisogna poi fare i conti con le bizze del tempo. In questo caso si riescono a garantire tra contratto e cig almeno otto mesi tra salario e contributi ad un lavoratore stagionale», ribadisce Carriero. Per esplicitare ancora meglio: un contratto medio per un cameriere oscilla intorno ai 1.500 euro mensili, un mese di cig sfiora i 1.100 euro.

Ma è davvero così improponibile il collegamento tra stagionali invisibili e Reddito di cittadinanza? Per una parte della politica è vero il contrario, al punto che la questione è approdata subito in Parlamento. La senatrice di Forza Italia, Elena Testor, ha interrogato i ministri Di Maio e Centinaio sostenendo che il problema riguarda tutto lo Stivale e sollecitando il ripristino dei voucher per le chiamate degli stagionali, «superando le restrizioni e i limiti previsti dalla normativa vigente». Forte anche l'affondo di Matteo Renzi attraverso i social mentre sul versante 5 Stelle la difesa del reddito come strumento antiprecarietà lavorativa è totale. «Non si può però dimenticare che molto dipende dalla trasparenza del contratto: se l'imprenditore è serio, cadono molti alibi a chi rifiuta questo genere di prestazioni» dicono ad Assolavoro, una delle principali agenzie di somministrazione che ha calcolato in 26mila il numero di nuovi, potenziali contratti stagionali per questa estate (in tutta Italia).

LE CARENZE
«Del resto aggiunge Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt dei Consulenti del lavoro, e tra i massimi esperti di dinamiche occupazionali si fa un po' fatica a credere che alla base di questo problema ci sia un livello Isee talmente basso da spingere un giovane a rinunciare ad un contratto stagionale per non perdere il Reddito di cittadinanza e soprattutto l'importo massimo previsto dalla legge, i 780 euro, erogati appunto solo a chi si trova in certe condizioni, non a tutti i richiedenti. In realtà, bisogna tener conto anche di altri discutibili fenomeni, purtroppo radicati nel nostro sistema anche per vistose carenze di controlli. È il caso, ad esempio, di chi dimostra di avere lavorato, magari in nero, nei sei mesi invernali per poter godere negli altri sei mesi del trattamento di disoccupazione, pari all'80% della retribuzione». O di altri trucchi e trucchetti che spesso finiscono al centro di indagini giudiziarie e che nemmeno il Reddito, come si prevedeva, è riuscito a debellare.
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