Caro benzina, in autostrada «gasolio oltre 2,5 euro». I prezzi e la nuova mappa dei rincari. Oggi il vertice a Palazzo Chigi. Antitrust chiede documenti alla GdF

L'andamento dei listini al dettaglio

Caro benzina, in autostrada «gasolio oltre 2,5 euro». I prezzi e la nuova mappa dei rincari
Caro benzina, in autostrada «gasolio oltre 2,5 euro». I prezzi e la nuova mappa dei rincari
di Mario Landi
Martedì 10 Gennaio 2023, 11:35 - Ultimo agg. 21:07
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Caro benzina, qual è la situazione oggi in Italia? I listini dei carburanti continuano a mantenersi su livelli elevatissimi, al punto che in autostrada il prezzo del gasolio in modalità servito supera in molti distributori i 2,4 euro al litro, sfondando sulla A14 il tetto dei 2,5 euro. Lo denuncia il Codacons, che sta monitorando l'andamento dei listini al dettaglio. In base agli ultimi prezzi comunicati tra ieri e oggi dai gestori al Ministero delle imprese, sulla A1 la verde arriva a costare 2,369 euro al litro col servito, il gasolio 2,449 euro. Situazione analoga sulla A4 dove un litro di benzina arriva a 2,384 euro, il diesel 2,459 euro. Presentato l'esposto all'Antitrust.

Il presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, ha scritto al Comandante Generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo la collaborazione del Corpo al fine di acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate.

Lo si legge in una nota dell'Antitrust che analizzerà se ci siano state o meno pretiche commerciali scorrette e violazioni alla concorrenza.

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Sulla A14 i listini hanno sfondato la soglia psicologica dei 2,5 euro al litro: benzina 2,444 euro, gasolio 2,531 euro. Proprio sull'andamento anomalo dei listini alla pompa il Codacons, dopo la denuncia a 104 Procure e Guardia di Finanza, ha presentato ieri l'annunciato esposto all'Antitrust, chiedendo all'autorità di aprire una istruttoria per accertare eventuali pratiche scorrette o cartelli anti-concorrenza. In particolare l'associazione ha chiesto all'Antitrust di «verificare con sollecitudine l'esistenza di eventuali intese vietate e porre subito un freno a tali condotte che stanno arrecando dei gravi danni ai consumatori. L'aumento ingiustificato dei listini alla pompa, così come eventuali intese o illeciti per mantenere elevati i prezzi, crea infatti un duplice danno alla collettività, perché da un lato fa aumentare la spesa per il pieno, dall'altro porta ad effetti indiretti sull'inflazione attraverso incrementi dei prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni, considerato che in Italia l'85% della merce viaggia su gomma» e di «avviare un'istruttoria per verificare l'esistenza di infrazioni ai divieti stabiliti dall'art. 101 TFUE, ovvero intese restrittive della concorrenza.

 

E dunque utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari ad accertare se ne fatti descritti sussistano eventuali fattispecie di illecito civile e amministrativo nonché eventuali responsabilità e pratiche commerciali vietate e di conseguenza, se accertate, disporne le adeguate sanzioni, l'inibizione della continuazione con rimozione degli effetti, previa sospensione cautelare nelle more dell'istruttoria», disponendo il sequestro delle bolle di acquisto dei carburanti direttamente presso le società petrolifere nonché presso tutti gli operatori della filiera la documentazione utile a capire se siano in atto manovre speculative per far salire in modo ingiustificato i listini alla pompa in quanto costituenti cose pertinenti al reato necessarie per l'accertamento dei fatti. 

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Carburanti, i rialzi

I carburanti hanno sull'inflazione un effetto «diretto» e uno «indiretto», dovuto ai trasporti e all'intermediazione. «Questo può rappresentare un grosso problema in prospettiva se le cose dovessero andare nella direzione di una continua crescita». Lo ha detto il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo, parlando a Sky Tg24. Blangiardo ha ricordato la stima dell'Istituto sull'inflazione acquisita per il 2023, pari al 5,1%, un dato che però ora potrebbe apparire «ottimistico»: «se le cose dovessero ulteriormente peggiorare, il valore potrebbe essere superato al rialzo con effetti soprattutto sulle famiglie meno abbienti». 

LA PARTE LESA? - I gestori sono «parte lesa» negli aumenti dei carburanti, secondo Faib Confesercenti, visto che i dati del ministero dell'Ambiente confermano rincari in linea con il ripristino delle accise, nella prima settimana dell'anno. «Invece di alimentare polemiche, governo convochi il 'tavolo di crisì per soluzioni strutturali», è la richiesta della Federazione dei benzinai in una nota. «Quando c'è un problema lo si affronta con i protagonisti del settore e non con le polemiche e le accuse generiche che servono solo ad alzare polveroni per coprire responsabilità e finalità politiche diverse» dice il presidente di Faib, Giuseppe Sperduto.

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