Chiarire in legge di Bilancio che gli aumenti contrattuali non rilevano ai fini del calcolo per il bonus, potrebbe però incontrare degli ostacoli. Nel privato non funziona così: chi supera la soglia grazie ai rinnovi perde gli 80euro. Tuttavia i dipendenti pubblici potrebbero far valere le loro ragioni. In primis la P.A esce da un blocco contrattuale di otto anni. E poi nel pubblico i premi di produttività, il salario accessorio, non è defiscalizzato. C'è una seconda via per evitare il paradosso di aumenti 'zerò per le fasce più deboli del pubblico impiego. Strada che passerebbe per un incremento dei fondi per i rinnovi.
L'Aran ha calcolato un costo che peserebbe circa 3,7 euro a dipendente.
Soldi che andrebbero a finanziare, all'interno del contratto, il 'cuscinettò per chi rischia di perdere gli 80euro (coloro che hanno redditi tra i 23 e i 26mila euro). In questo caso la soluzione concreta sarebbe rimessa alla parti, ai tavoli negoziali con i sindacati. Fatto salvo il principio per cui i redditi bassi non devono rimetterci. A riguardo si era parlato di un'indennità retributiva distinta, come voce fissa a cui destinare la compensazione. Il Governo, in vista della manovra, sta valutando le due ipotesi, entrambe al momento restano quindi in piedi.