Stop all'autonomia,
la Campania va al contrattacco

Stop all'autonomia, la Campania va al contrattacco
di Marco Esposito
Mercoledì 13 Febbraio 2019, 11:48
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L'ha battezzata «operazione verità». E prenderà le mosse questa mattina in una conferenza nella sede della Regione Campania. Vincenzo De Luca si è convinto che le sole strategie difensive e dilatorie di fronte al progetto di regionalismo differenziato di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna porterebbero poco lontano. L'occasione a suo parere va colta per accettare la sfida della responsabilità e fare una volta per tutte chiarezza sui conti pubblici «anche se su qualche voce potremmo farci male». La verità dei conti è in grado di smentire le facili equazioni dell'opinione pubblica non solo settentrionale ma, spesso, anche meridionale. Chi non ha mai sentito dire (o pensato) che al Sud pochi versano le giuste tasse mentre arrivano fiumi di denaro pubblico spesi male?

La prima difficoltà, in tali casi, è trovare una fonte ufficiale e neutra. Il Veneto si è costruito un sistema su misura grazie all'abilità comunicativa degli Artigiani di Mestre, ripresi da tutto il sistema di comunicazione nazionale. Eppure esiste una fonte ufficiale, messa in piedi 25 anni fa da Carlo Azeglio Ciampi, specializzata proprio nei confronti fra aree geografiche: si chiama Conti pubblici territoriali. Sul motore di ricerca Google gli Artigiani di Mestre battono i Conti pubblici territoriali con 8 milioni di risultati contro 2,6 milioni. Un cappotto. A conferma di come sia un percorso in salita ma indispensabile uscire dalla partigianeria e affidarsi a valutazioni scientifiche.

 

Cosa dicono i Conti pubblici territoriali? Nei giorni scorsi la responsabile regionale della Cisl Doriana Buonavita ha consegnato a De Luca una elaborazione di dati dei Conti pubblici territoriali nella quale si mette a confronto, voce per voce, la spesa pubblica complessiva (europea, nazionale, regionale, locale e di aziende pubbliche) per i vari capitoli di spesa. I dati sono inequivocabili: la Campania è fanalino di coda nell'attenzione dello Stato in tutte le sue articolazioni con una spesa media per abitante di 10.832 euro contro i 14.985 euro del Centronord. Eppure i contribuenti campani fanno il proprio dovere dal punto di vista fiscale. Non tutti, è evidente, ma l'evasione non è maggiore che altrove visto che le tasse pagate rispetto alla ricchezza prodotta sono del 33,5% in Campania a fronte di un 33% del Centronord. In Campania quindi si pagano aliquote un po' più pesanti ricevendo molti meno servizi.
Scorrendo le singole voci, la differenza più evidente (oltre 2mila euro procapite) c'è su previdenza e integrazioni salariali. Il divario è dovuto alla scarsità di lavoro, che porta come conseguenza pensioni in media più basse e minori sostegni di cassa integrazione.

Al secondo e al quarto posto come divari c'è il settore infrastrutture ed energia e quello degli altri interventi in favore dell'economia, con la Campania destinataria di meno della metà di un'area di pari abitanti del Centronord. Purtroppo questi divari spiegano il precedente: la minore attenzione pubblica nel settore sviluppo porta un più fragile tessuto produttivo, quindi minore lavoro e in prospettiva pensioni inferiori. Al terzo posto abbiamo la smentita di un diffuso luogo comune: la spesa per l'amministrazione generale (considerata da sempre meno produttiva) in Campania è di un terzo inferiore a quella media del Centronord. Al quinto posto c'è un'altra voce dove il divario è netto e ben visibile ai cittadini: la sanità. Il tema è ben noto a De Luca, ma quando si sommano tutte le voci e non solo il riparto del fondo sanitario nazionale, la distanza è davvero abissale: 1.542 euro procapite in Campania e 1.898 euro per i residenti nel Centronord. La differenza di qualità dei servizi è anche in queste cifre.

In media, quindi, i residenti in Campania sono trattati molto peggio degli italiani del Centronord (e anche lievemente peggio degli italiani del resto del Mezzogiorno). Tuttavia ci sono quattro capitoli in cui la trasparenza sui conti «fa male» perché si evidenzia un eccesso di spesa senza che si possa parlare di eccellenza dei servizi. Lo smaltimento dei rifiuti è il caso più noto. Meno noto ma altrettanto grave è la giustizia, con una spesa del 47% superiore alla media nazionale e tempi per arrivare a sentenza più lenti. Discorso analogo per il settore dei trasporti diversi dalla viabilità.

LA SCUOLA
Infine va acceso un faro sul tema delicatissimo della scuola, la principale delle materie oggetto di autonomia differenziata. In Campania la spesa pubblica procapite è di 851 euro contro i 731 del Centronord ma stavolta non siamo di fronte a sprechi o inefficienze, bensì alla conseguenza inevitabile di docenti che vincono i concorsi al Nord e poi nel tempo si trasferiscono al Sud, con stipendi cresciuti durante la carriera. Veneto e Lombardia hanno messo nero su bianco la richiesta di applicare dopo tre anni il valore medio nazionale, quando a loro è favorevole. Sull'istruzione, una regoletta simile toglierebbe di colpo 1,5 miliardi al Mezzogiorno, di cui mezzo miliardo in Campania. «Veniamo da anni di federalismo implicito che ha divaricato la spesa pubblica, a sfavore del Mezzogiorno - afferma il direttore della Svimez e presidente di Ifel Campania Luca Bianchi, che sarà protagonista insieme all'economista Gianfranco Viesti dell'iniziativa di questa mattina - ma di fronte al progetto di autonomia, la preoccupazione maggiore è per la scuola. Si portano differenze all'interno dell'unica istituzione nata per garantire l'uguaglianza delle opportunità».
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