Svolta sugli asili nido,
in arrivo il bonus per il Sud

Svolta sugli asili nido, in arrivo il bonus per il Sud
di Marco Esposito
Domenica 29 Luglio 2018, 14:55
3 Minuti di Lettura
Vanno costruiti asili nido dove mancano e non solo dove ci sono già. Sembra un concetto ovvio e invece è una svolta, chiesta dai Comuni. Nel riparto 2017 dei fondi 0-6 per l'infanzia, infatti, nonostante l'obiettivo della legge fosse generalizzare i servizi sul territorio, la gran parte dei 209 milioni disponibili fu assegnata a chi gli asili nido gli aveva già. Nei criteri di riparto, la voce di maggior peso fu il numero di iscritti agli asili nido. E così si assegnarono 20,3 milioni all'Emilia Romagna e 13,7 milioni alla Campania nonostante il problema della carenza di servizi suggerisse un rapporto inverso.

Il Mattino denunciò l'iniquità del riparto con una serie di inchieste a partire dal 4 novembre 2017, con il ministro dell'Istruzione dell'epoca, Valeria Fedeli, che difese il provvedimento con l'argomento che il riparto rispettava l'intesa con gli enti locali, cioè Comuni e Regioni. L'accordo in effetti era stato raggiunto nella Conferenza unificata del 2 novembre 2017, in un clima tuttavia che alcune testimonianze raccolte dal Mattino definirono come confuso, con tabelle che si sovrapponevano a tabelle. Fatto sta che, per il riparto 2018 e 2019, replicare i criteri del 2017 è apparso insostenibile e ci si sta orientando per un bonus che riconosca una quota dei fondi dove i servizi sono minori.

 
A mettere per prima i numeri in colonna è stata l'Anci, l'associazione dei Comuni, che ha raggiunto un difficile compromesso, favorito dal fatto che i fondi per il 2018 aumentano da 209 a 224 milioni e arriveranno a 239 milioni nel 2019. Il principio seguito è che il criterio del 2017 viene confermato per i primi 209 milioni, per cui nessuna area territoriale perderà un euro, mentre per la quota in incremento (15 milioni quest'anno e 30 milioni l'anno prossimo) si terrà conto esclusivamente del numero di bambini da 0 a 3 anni privi di posti in asilo nido rispetto alla media nazionale del 25,37%. In pratica si punta a realizzare 55.434 posti. La Campania è la regione con più bambini dopo la Lombardia ed è quella in assoluto con la percentuale di copertura più bassa: 8,58% tra strutture pubbliche e private. Per cui alla Campania andrebbe, nell'ipotesi dell'Anci, quasi la metà del bonus portando il totale dai 13,7 milioni del 2017 a 20,6 milioni quest'anno e 27,5 milioni nel 2019. Un vero e proprio raddoppio di fondi che mette in luce l'assoluta iniquità del riparto 2017. E si certifica l'obiettivo di nuovi posti in asili nido per la Campania: 25.581. Oggi sono 9.900. Basteranno i fondi? Secondo i conti dell'Ufficio valutazione impatto del Senato, ogni nuovo posto in asilo costa 16mila euro, quindi la Campania avrebbe bisogno di 400 milioni. I 20,7 milioni di quest'anno e i 27,5 milioni dell'anno prossimo - se stabilizzati e con il cofinanziamento regionale del 30% - permetterebbero di portare il territorio in linea con i migliori standard entro una dozzina di anni.
IL RIPOSIZIONAMENTO
La svolta in Anci è stata favorita dalla presidenza dell'associazione assegnata al sindaco di Bari Antonio Decaro e dell'impegno diretto in commissione Istruzione dell'assessore di Napoli Annamaria Palmieri. Non a caso lo scorso 25 maggio si è tenuta nella sede del Comune di Napoli la manifestazione nazionale per i 50 anni della scuola dell'infanzia. Un ruolo sta avendo il riposizionamento in corso nel Pd (la formazione politica ancora prevalente nelle amministrazioni locali) dopo i risultati disastrosi al Sud del 4 marzo. Lo scorso anno prevalse l'obiettivo di sostenere le migliori esperienze per gli asili nido e quindi i territori con maggiori servizi. Del resto tra i Comuni la delega all'Istruzione era ed è del vicesindaco di Firenze Cristina Giachi e per le Regioni all'assessore della Toscana Cristina Greco. Ma l'obiettivo del premio alle buone pratiche, pur importante, non può diventare prevalente come fu nel 2017.
Adesso tocca alle Regioni e al governo dire la propria, in vista della Conferenza unificata che entro l'estate dovrà ratificare l'intesa. I dettagli del riparto, quindi, potrebbero cambiare; ma dopo il cambio di rotta del Comuni - gli enti destinatari dei fondi, secondo la legge sulla Buona Scuola - sarà difficile replicare il modello del 2017. L'iniquità, stavolta, avrà le gambe corte.
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