Tim, multa da 116 milioni dall'Antistrust per aver ostacolato lo sviluppo della fibra. La replica della società: «Nessuna distorsione del mercato»

Tim, multa da 116 milioni dall'Antistrust per aver ostacolato lo sviluppo della fibra
Tim, multa da 116 milioni dall'Antistrust per aver ostacolato lo sviluppo della fibra
Venerdì 6 Marzo 2020, 18:19 - Ultimo agg. 21:32
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In arrivo una multa da 116 milioni per la Tim per aver ostacolato lo sviluppo della fibra. È la decisione dell'Antitrust, poiché la società «ha posto in essere una strategia anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga», si legge nel giudizio dell'Autorità. La competizione nel settore delle telecomunicazioni, ancor più che in termini di prezzi e tariffe, sottolinea l'Antitrust, «si manifesta oggi in termini di qualità dei servizi, investimenti e innovazione».

In questa prospettiva l'Autorità ha ritenuto di dover sanzionare le condotte di Tim volte a ritardare nelle aree dove ce ne sarebbe stato più bisogno lo sviluppo della fibra nella sua forma più innovativa, ovvero l'Ftth (Fiber To The Home). Trattasi delle così dette aree «bianche» ossia quelle aree cioè dove, in assenza di sussidi, il mercato non giustificherebbe l'infrastrutturazione innovativa. In particolare le condotte di Tim, sottolinea l'Antitrust, «sono risultate indirizzate a preservare il suo potere di mercato nella fornitura dei servizi di accesso alla rete fissa e dei servizi di telecomunicazioni
alla clientela finale».

Tim, rileva l'Autorità, «ha posto ostacoli all'ingresso di altri concorrenti, impedendo sia una trasformazione del mercato secondo condizioni di concorrenza infrastrutturale, sia il regolare confronto competitivo nel mercato dei servizi al dettaglio rivolti alla clientela finale». L'Autorità ha accertato che Tim «ha ostacolato lo svolgimento delle gare, indette nell'ambito della strategia nazionale banda ultra-larga del governo, per il sostegno agli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga nelle aree più svantaggiate del territorio nazionale».

L'Antitrust ha deciso che la sanzione potrà essere pagata entro il primo ottobre 2020 in considerazione delle gravi difficoltà che il Paese sta attraversando con l'emergenza del coronavirus

La risposta di Tim
Tim prende atto della decisione assunta oggi dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) per comportamenti risalenti ad anni fa nei confronti della quale presenterà ricorso alla giustizia amministrativa.
Il provvedimento dell’AGCM suscita inoltre perplessità, anche perché le presunte condotte anticompetitive di TIM vengono valutate in maniera del tutto diversa dal Regolatore del settore (AGCOM).
 
Infatti, AGCOM si è in più occasioni occupata dei temi trattati nell’istruttoria, adottando regolamentazioni specifiche su gran parte delle fattispecie oggetto del provvedimento.
 
L’Autorità Antitrust ha comunque valutato positivamente il fatto che TIM ha immediatamente bloccato gli investimenti nelle Aree Bianche, non ha mai commercializzato i propri servizi ultrabroadband e ha rinunciato a tutti i contenziosi in essere sulle gare Infratel coinvolgenti Open Fiber.
Inoltre, l’Autorità ha riconosciuto il valore delle importanti iniziative realizzate recentemente da TIM per favorire lo sviluppo della concorrenza, anche infrastrutturale, nel mercato della banda ultralarga: il lancio di un piano per la realizzazione di reti in fibra in 39 città, invitando i concorrenti interessati al coinvestimento, per ridurre costi e tempi di completamento, e l’introduzione di nuove e più convenienti offerte per i concorrenti per la realizzazione di reti proprietarie in fibra.
 
Si ricorda inoltre che TIM, a fronte dei rilievi mossi dall’AGCM, ha dimostrato con dati di fatto e analisi di terzi indipendenti che le azioni contestate non hanno prodotto alcun effetto distorsivo sul mercato.
La principale contestazione oggetto della decisione fa riferimento a un progetto di investimento nelle aree a fallimento di mercato (cosiddette Aree Bianche), considerato da AGCM abusivo nei confronti di Open Fiber che, in tali aree, dovrebbe costruire con soldi pubblici un’infrastruttura in fibra che arrivi nelle case (così come richiamato dall’AGCM), cosa che invece non è avvenuta come anche evidenziato in diverse sedi istituzionali.
 
In conclusione, desta stupore ricevere una sanzione per aver ipotizzato di investire risorse private nell’ammodernamento del Paese per il conseguimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, pur adeguando puntualmente la propria offerta alle prescrizioni regolamentari.
 
Purtroppo, gli unici danneggiati in questa vicenda sono gli abitanti delle Aree Bianche che ancora non sono collegati alla rete in fibra.




 
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