Flessibilità, primo passo Ue

Flessibilità, primo passo Ue
Flessibilità, primo passo Ue
di Antonio Pollio Salimbeni
Sabato 14 Settembre 2019, 07:24 - Ultimo agg. 15 Settembre, 11:30
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La partita per facilitare gli investimenti pubblici a livello europeo è aperta, anche se non è chiaro quanto potrà fruttare all'Italia in termini di maggiore deficit rispetto a quello concordato per il 2020 con Bruxelles (deficit/pil all'1,6%). Mentre non appare attuale l'apertura di un cantiere per rivedere le regole del patto di stabilità, come hanno chiesto sia il premier Conte che il presidente della Repubblica Mattarella, sembra esserci invece spazio per ottenere nel 2020 più flessibilità sul livello di indebitamento.

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Lo ha fatto capire in serata, nella prima giornata di riunioni informali dei ministri finanziari europei, il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, che continuerà ad avere un ruolo importante sulle politiche dell'euro anche sotto Ursula von der Leyen. «È incoraggiante che il ministro Gualtieri abbia indicato l'intenzione di restare nelle regole del patto di stabilità, ma sulla specifica flessibilità occorrerà un'analisi approfondita. Non posso trarre conclusioni adesso perché dipende dalla fase del ciclo economico in cui si trova l'Italia: cattivo, buono, normale. Questo sarà chiarito quando pubblicheremo le stime a novembre», ha detto l'ex premier lettone. Si è dunque aperto un «cantiere». L'orientamento politico favorevole verso il nuovo governo italiano è confermato, tuttavia mancano tutti i tasselli che dovranno essere messi insieme dal Tesoro. Dombrovskis risponde così alla domanda se sia possibile escludere gli investimenti o altre voci del bilancio pubblico dal deficit: «Il deficit deve essere finanziato per cui non si può far finta che non esiste, crea nuovo debito, concentriamo la discussione sul modo in cui possono essere trattate certe spese».

In una fase in cui la crescita nella zona euro è sempre più debole e non ci sono sterzate all'orizzonte, con la Bce che ha ripreso in mano l'arma del superaccomodamento monetario, tocca ai governi agire. Anche se il capo della Bundesbank, Weidmann, ieri ha attaccato duramente il presidente Draghi, accusandolo di aver esagerato con il Qe e i tassi bassi.

GLI INCONTRI
Dagli incontri di Gualtieri con il francese Le Maire, il tedesco Scholz, lo stesso Dombrovskis e dalle discussioni tra i ministri, ai quali il responsabile dell'economia ha spiegato politiche e intenzioni del nuovo governo, è emerso che l'opinione favorevole al governo pro-Ue è condivisa. La questione degli investimenti a sostegno della crescita e con l'obiettivo di non indebolire l'Europa in settori strategici (tecnologie, digitale, spazio) a favore di Usa e Cina è sul tavolo. Non ci si può più riparare dietro l'argomento che è sufficiente una politica di bilancio complessiva dell'area euro (la somma delle strategie degli Stati) neutrale o poco più che neutrale. Che sostanzialmente non dà impulsi alla crescita dell'area monetaria. Su questo c'è grossomodo accordo, anche se fino a ieri la maggioranza dei ministri e la Commissione sostenevano che non c'era bisogno di agitarsi. Sicuramente, però, non c'è consenso per metter mano al patto di stabilità. Bruno Le Maire è stato freddissimo su una tale prospettiva: «Sono molto prudente sull'idea di modificare le regole di bilancio: il tempo è prezioso e se apriamo un dibattito sulle regole di bilancio parleremo solo di quello, sarebbe una discussione difficile, molto lunga e dall'esito molto incerto. Preferisco vedere quanto investiamo, dove, il tipo di investimento degli Stati che hanno capacità di bilancio per fare questi investimenti».

E Olaf Scholz: «Il governo italiano è estremamente pro europeo, penso che questo sia una buona base per un lavoro comune e posso immaginare che ci aiuterà a far sì che le regole che abbiamo concordato per una politica finanziaria e di bilancio seria saranno rispettate». Altra cosa è agire di sponda, come al biliardo. Gualtieri conosce perfettamente il contesto politico nel quale deve muoversi e sceglie questa strada. Indica che «Il tema dello scomputo degli investimenti verdi' dal deficit è su un altro piano rispetto al tema del completamento dell'unione monetaria, sono due questioni diverse: una è la discussione della manovra, un'altra il processo più grande di riforma dell'unione monetaria che ha tempi diversi, sono due piani diversi».

Comunque è evidente che i temi sono intrecciati.
E che emerge un'aria nuova proprio in coincidenza con il peggioramento dell'economia. All'Eurogruppo di fatto la Germania viene messa sotto pressione. Deve fare di più per sostenere la crescita, chiedono in molti. «I paesi che hanno margini di bilancio lo usino per contrarre il rallentamento dell'economia», dice il presidente dell'Eurogruppo, Mario Centeno. Si tratta di Germania e Olanda in primo luogo. Gli altri paesi facciano le riforme e restino nel quadro delle regole di bilancio, che prevedono comunque flessibilità. Scholz non reagisce. Per il 2020 la Germania prevede l'equilibrio di bilancio, ma promette di essere pronta a investire molti miliardi se le cose si mettessero male.

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