Contaminazioni/Quel pericolo giustizialista dietro l asse dei rosso-gialli

Contaminazioni/Quel pericolo giustizialista dietro l’asse dei rosso-gialli

di Carlo Nordio
Lunedì 19 Agosto 2019, 00:02
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Alcuni decenni fa l’insuperabile teatro inglese produsse un evento straordinario. Due grandi attrici, Glenda Jackson e Vanessa Redgrave, che recitavano la “Maria Stuarda” di Schiller, si scambiavano ogni giorno le due parti principali: una volta Vanessa impersonava Elisabetta, spietata regina che faceva decapitare la sfortunata Maria, e la volta dopo cedeva il ruolo a Glenda, che dal ruolo di vittima passava a quello di carnefice. Il pubblico ne rimase deliziato, riconoscendo che il quotidiano avvicendarsi in personaggi opposti esigeva una straordinaria professionalità. 

Oggi il teatro (teatrino) politico italiano ripete, con meno successo, quell’espediente bizzarro. Salvini, fino a ieri roccioso antagonista di un timido Conte, si sottomette, sia pur con riluttanza, al diktat del Presidente, proprio sul tema migratorio che più gli stava a cuore. Di Maio, a lungo considerato succube del collega leghista, ne respinge orgoglioso gli appelli penitenti. Sull’altro versante il segretario del Pd, fino a ieri sostenitore dell’ineluttabilità del voto, accede alle istanze di Renzi auspicando addirittura un accordo di legislatura. 

Ma torniamo al governo. Se c’era un punto sul quale Conte, Di Maio e Salvini erano indissolubilmente uniti, era proprio quello della disciplina migratoria.

Lo erano politicamente, perché tutti avevano stragiurato di condividere la rigorosa linea comune, e soprattutto lo erano giuridicamente, perché nel caso della Diciotti avevano testimoniato per iscritto, davanti alla Commissione, che la decisione di impedire lo sbarco dei profughi era stata collegiale. Questa affermazione, è utile ricordarlo, aveva prodotto due conseguenze decisive: la prima, di presentare come “concorrenti” nell’eventuale reato i tre vertici dell’esecutivo; la seconda, ancor più importante, di indurre la Commissione ad applicare l’esimente costituzionale che aveva determinato l’archiviazione dell’inchiesta di Agrigento. Ora Conte, con un acrobatico scambio di ruoli, smentisce tutta la precedente strategia, obbligando Salvini ad accettare il sostanziale ripudio di una scelta che, pur tra tante polemiche, aveva ridotto il numero degli sbarchi e dei morti, e aveva costretto l’ Europa a prender atto di un problema non solamente italiano. Un ennesimo giro di valzer che ci screditerà davanti ai nostri partners più di uno sforamento di deficit, perché nulla in politica è più pernicioso della volatilità programmatica interna e internazionale. 
L’aspetto più doloroso di questo litigio tra soci che non si decidono a sciogliere il consorzio, risiede tuttavia nell’ennesima dimostrazione che gli scontri maggiori, e persino imprevisti, riguardano ancora la sicurezza e la giustizia. Perché mentre sulla Tav, il reddito di cittadinanza e altre questioni le differenze tra i due contraenti erano ben note, sulla disciplina giuridica dell’immigrazione l’accordo era totale, al punto che, come abbiamo detto, i tre si erano presentati uniti davanti al Parlamento. Ora la Giustizia si rivela di nuovo come fonte di conflitti insanabili. E questo ci induce a un’altra considerazione. 

Noi non sappiamo se e come si possa costituire una coalizione tra Pd e pentastellati. Ma sappiamo che, se ciò accadrà, i grillini dovranno cedere sulla legge finanziaria, che costituisce l’unico alibi di Renzi (ed eventualmente di Zingaretti) per evitare le urne. I grillini dovranno pagare il prezzo di una manovra economica rigorosa, certamente incompatibile con le loro precedenti promesse assistenziali, che invece erano state assecondate da Salvini in cambio della sua politica migratoria. Ma poiché anche i democratici dovranno pagare un prezzo, vi è il rischio che esso consista anche nel ripudio di quella timida tendenza garantista che in questi ultimi anni il Pd era andato assumendo proprio sulla Giustizia. Lo stesso Renzi, che aveva sperimentato sulla pelle sua e dei suoi vicini le aberrazioni del connubio tra stampa ostile e toghe motivate, aveva impresso un chiaro indirizzo sulla disciplina delle intercettazioni, dell’abuso della carcerazione e più in generale su quegli aspetti civili che trovano fortunatamente attenzione anche in buona parte del suo partito. Il quale ora rischierebbe di regredire a un nuovo medio evo, se, come tutto lascerebbe supporre, i pentastellati avessero mano libera in questo settore delicato, che ha fatto cadere tante teste. Quale sarebbe la prossima, se questo programma andasse a buon fine? Non lo sappiamo, ma sarebbe comunque una testa illustre. Dipenderà da chi ricoprirà in quel momento il ruolo della carnefice Elisabetta o della vittima Maria, come nel dramma di Schiller. 
 
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